Manifesto 8 agosto 2001

Chi ascolta i movimenti?
I Verdi: sì a un forum dei parlamentari, incontriamoci a settembre
MICAELA BONGI - ROMA

I Verdi ci stanno già lavorando, e pensano a un appuntamento per la fine di settembre, tra il vertice Nato e il vertice della Fao. Un incontro per "lanciare una proposta di sperimentazione di nuove relazioni con la società". E per cercare di dar vita a un pool di parlamentari, o a un forum, che si proponga come l'interlocutore istituzionale dei movimenti sociali. L'idea è stata avanzata ieri sul manifesto da Riccardo Barenghi. Un forum assolutamente trasversale ai partiti, che affronti il problema del rapporto tra l'opposizione sociale, i movimenti che in autunno sfileranno nelle piazze italiane, e l'opposizione politica di centrosinistra. I Verdi, che appunto con Paolo Cento, Luana Zanella, Francesco Martone e altri stavano già pensando a come andare oltre l'esperienza dell'osservatorio parlamentare sul G8 istituito prima di Genova, raccolgono la proposta con grande favore: "Dopo Genova niente può restare come prima - sostiene Cento - compresa l'identità del ruolo di parlamentare d'opposizione a questo governo". Posto che "nessuno deve tentare di mettere il cappello ai movimenti", ben venga dunque l'idea di un pool trasversale, che cerchi di incidere sull'agenda politico-istituzionale entrando in rete "con la moltitudine di soggetti sociali e culturali che, ben prima di Genova, rappresentano la vera novità nell'arido panorama della politica tradizionale". Una novità con la quale dovranno confrontarsi i partiti nei congressi in cui saranno prossimamente impegnati. "Per quanto ci riguarda - dice ancora Cento - nel nostro congresso porremo la questione del rapporto tra il partito e i movimenti come elemento centrale di una ricollocazione degli ecologisti italiani in un campo alternativo, dopo l'esperienza fallimentare del Girasole". E anche Fiorello Cortiana - che aderisce alla proposta del manifesto perché "la questione dell'agibilità dei conflitti sociali resti una questione democratica e non di ordine pubblico" e perché "l'enorme iceberg" non si esaurisca "in una spirale" repressiva - spera che "nei loro ambiti congressuali i partiti abbiano l'intelligenza di interrogarsi sulla loro natura e sulla loro funzione alla luce di ciò che sta emergendo nel sociale". Questione che non potrà essere elusa dalle assise della Quercia.
Premesso che si parla di movimenti molto differenti tra loro, Gloria Buffo, della sinistra ds, ritiene che la proposta del forum derivi da una giusta ispirazione: "Ma per essere credibili non basta costruire un appuntamento fisso o solo formale, il compito dei partiti non è quello di fare da sponda ai movimenti, bisogna incontrarsi sulla politica, interloquire seriamente, condividere i contenuti o vedere fin dove possono essere condivisi. Altrimenti si rischia di fare una scelta di servizio o puramente diplomatica". Detto questo, "non ho mai creduto - conclude Buffo - che l'essenza della democrazia consista solo nell'alternanza. Se non c'è un nesso tra ciò che succede nella società e ciò che accade nella sfera parlamentare, l'opposizione può anche andare a casa per 5 anni".
Dopo Genova, per il centrosinistra la domanda su come vada intesa l'opposizione è diventata ancora più pressante. Parte dell'Ulivo, e dei Ds, è ancora orientata verso la ricerca di un dialogo impossibile, perché non desiderato, con la maggioranza. "L'ipotesi di una gestione bipartisan di alcuni temi è vana - avverte ancora Cento - questa destra non cerca la consociazione. Guai a pensare alla possibilità di consociarsi in parlamento".
"Il centrosinistra - osserva Ramon Mantovani, di Rifondazione comunista - è diviso tra chi vuole aprire un'interlocuzione con i movimenti e chi vuole prendere le distanze. Il problema però riguarda loro". Insomma, spiega Mantovani: "Se ci sono parlamentari o gruppi di parlamentari che hanno intenzione di aprire un interlocuzione, questo è più che positivo. Ma noi non faremo parte di nessun organismo trasversale, a meno che non abbia una funzione istituzionale, come ha avuto l'Osservatorio sul G8. Perché noi - conclude Mantovani - non siamo una struttura di mediazione tra movimento e istituzioni. Noi siamo militanti del movimento".