La Repubblica 8 agosto 2001

Sul G8 Pericu attacca il governo
oggi l'audizione di De Gennaro

Il sindaco di Genova in Commissione: zona gialla senza agenti

SILVIO BUZZANCA


ROMA - Il capo della Polizia, il comandante generale dei Carabinieri, quello della Finanza arrivano oggi davanti alla commissione di indagine parlamentare che indaga sui fatti di Genova. Gianni De Gennaro, Sergio Siracusa, Alberto Zignani racconteranno la loro verità su come fu preparato il vertice e cosa successe nei tre giorni di fuoco genovesi. E si difenderanno anche dalle accuse contenute nel dossier preparato dagli ispettori ministeriali che hanno indagato sul comportamento delle forze dell'ordine Un documento arrivato ieri alla commissione di indagine e subito chiuso in cassaforte per evitare fughe di notizie.
L'audizione di De Gennaro, Siracusa e Zignani arriva dopo quella dei vertici degli Enti locali liguri: il sindaco di Genova Giuseppe Pericu, il presidente della Provincia Marta Vincenzi, il presidente della Regione Sandro Biasotti. I tre si sono sottoposti ad ore di domande e risposte e hanno consegnato molti documenti. Ma, soprattutto Pericu e Vincenzi, hanno lasciato agli atti il grido di dolore per una città devastata, lo scoramento per la sensazione di abbandono e di solitudine provata in quei tre giorni, la rabbia per il mancato intervento della polizia di fronte a precise denunce.
Pericu ha ricordato come il comune contasse poco o niente nelle scelte sul G8, come il sindaco non avesse «potere decisorio, il sistema era violentemente accentrato». Un'accusa al potere politico, aggravata dal fatto che nei tre giorni cruciali, cancellata di fatto la zona gialla «ci fu la sensazione che le forze di polizia fossero concentrate a proteggere la zona rossa e che in altre parti della città non ci fosse la presenza delle forze dell'ordine che noi ritenevamo essenziale». Una scelta del governo Berlusconi che rompeva con quella che era stata la scelta iniziale del governo Amato: dialogare con il movimento e cercare di evitare la contestualità fra vertice e manifestazioni.
Un tema ripreso anche dalla Vincenzi che ha ricordato come fosse stato pensato un percorso di appuntamenti culturali da trasmettere via satellite per cercare di tenere lontani molti manifestanti. Un percorso finito nel nulla. Ma quello che preme di più alla Vincenzi è la denuncia di avere segnalato in tempo, nella notte fra il 19 e il 20, che nella struttura messa a disposizione del Gsf a Quartu stava succedendo qualcosa di strano. Troppa gente, rispetto ai mille previsti. E troppa gente strana. La presidente elenca: punks, greci, gruppi di tedeschi, il furgone bianco che poi sarà visto distribuire armi. C'erano anche skinheads catanesi, ma soprattutto le tute nere. Questi gruppi hanno assaltato la cucina dell'asilo, si sono impossessati dei coltelli, hanno distrutto la palestra e trasformato gli attrezzi in armi. La Vincenzi e i suoi collaboratori hanno segnalato tutto a prefettura e questura, ma nessuno si è fatto trovare e nessuno è intervenuto. Una umiliazione, dice oggi la presidente della provincia. Perché «a parlare non era una donnetta isterica che credeva di aver visto un black bloc, ma la rappresentante di un'istituzione che aveva qualcosa da segnalare». Un disinteresse che lascia «una sensazione di abbandono», il dolore di «essere nelle mani di un'organizzazione burocratica senza anima».
Abbandonato si è sentito anche Biasotti, ma il presidente forzista ha difeso il governo. Ha accusato Amato di avere abbandonato l'idea della non contestualità e ha rivendicato il merito di avere lanciato in tempo l'allarme violenza. Tanto in tempo che aveva chiesto al Cavaliere di spostare il vertice. «Ho incontrato Berlusconi ha spiegato gli ho espresso tutta la mia preoccupazione e gli ho chiesto di spostare all'Onu, a New York».