Manifesto 9 agosto 2001

Si indaga sul blitz fantasma
Mancano i verbali di sequestro, sotto inchiesta l'irruzione alla scuola Diaz
A. BOS. - GENOVA

Anche la perquisizione fantasma adesso è oggetto di accertamenti. Si tratta del blitz che il 21 luglio le forze dell'ordine hanno effettuato alla sede del Gsf nella scuola Diaz mentre, contemporaneamente, avveniva l'irruzione nella scuola Pertini, l'edificio dall'altro lato di via Cesare Battisti. L'episodio resta per molti versi ancora misterioso. Non solo gli agenti che presero parte alla perquisizione non si comportarono con la stessa durezza dei loro colleghi impegnati nella scuola di fronte, ma una volta entrati nell'edificio si diressero immediatamente al primo piano, alla sede del centro legale del Gsf e qui, dopo aver fatto uscire gli occupanti in corridoio, estrassero gli hard-disk dai computer per portarli via insieme ad altro materiale video sequestrato al piano superiore.
Una perquisizione anomala, così strana da non richiedere verbali di sequestro. Così strana da meritare una denuncia per perquisizione arbitraria, presentata dagli avvocati del Gsf. Tanto più che le forze dell'ordine negano di essere mai entrate nella Diaz per una perquisizione. Resta il fatto che Andrea Sandra, uno dei legali del Gsf, giunto sul luogo dell'irruzione ha fotografato i danni fatti durante la perquisizione e i pc violati e privati dei loro dischi fissi. Che, tra l'altro, sono da qualche parte in questura in attesa di essere restituiti. E qui viene il bello: poiché non si tratta di armi, non sono oggetti che possono essere sequestrati durante un intervento eseguito secondo l'articolo 41 del testo unico di legge di pubblica sicurezza, e dalla questura hanno già fatto sapere che è possibile riprenderseli. Questo forse potrebbe spiegare perché manca il verbale di sequestro, ma qualcuno dovrebbe anche spiegare che armi si cercavano all'interno dei computer, che contenevano invece denunce, elenchi di feriti, testimonianze di maltrattamenti e tutta l'attività degli avvocati. Se risultasse che davvero i poliziotti sono entrati nella scuola e hanno prelevato cose e controllato persone senza stendere un verbale, la procura potrebbe aprire una nuova indagine e procedere per perquisizione arbitraria. La procura ha deciso anche di compiere degli accertamenti complementari sul traffico di messaggi di posta elettronica da e per il centro stampa della scuola Diaz. Il centro, che era situato al piano terra dell'edificio, funzionava sia come punto d'appoggio per i giornalisti che si trovavano a lavorare nella sede del Gsf, sia come una specie di Internet point per gli ospiti.
Ieri, intanto, il tribunale del riesame si è occupato delle istanze di scarcerazione di 14 cittadini tedeschi accusati di essere black block. Per il momento i giudici non hanno deciso se scarcerarli o meno. Tra i giovani arrestati anche il 31enne Nathrath Achim, l'unico a finire in carcere in seguito al blitz alla Diaz/Pertini. A incastrare Achim sarebbe stato, secondo Michael Hofmann, il suo legale, un quaderno pieno di appunti e di calcoli e un disegno interpretato come uno schema di bomba molotov. Per il legale si tratterebbe invece di un disegno tecnico che rappresenta un nuovo tipo di marmitta che Achim, studente di tecnica automobilistica, stava mettendo a punto. Infine, un'annotazione sul filmato del furgone che secondo la polizia distribuiva bastoni durante il corteo del 21 luglio e che è stato usato come prova per tenere agli arresti domiciliari Andrea Rostellato, 18enne di Torino. In effetti da quel camion vennero distribuiti bastoni: ma erano le aste di bandiera che servirono al corteo dei Cobas e del Network per i diritti globali per organizzare il servizio d'ordine ed evitare le infiltrazioni dei blacks.