La Stampa
«Difesa soltanto la zona rossa»
Mercoledì 8 Agosto 2001

Apre la commissione sul G8, è subito polemica
Antonella Rampino
ROMA Perché la Questura non ascoltò le ripetute, allarmate segnalazioni della Provincia di Genova, perché questore e prefetto non presero neppure le telefonate del presidente di quell’istituzione che segnalava come i giovani antiglobalizzatori ospiti della scuola di Quarto si stessero armando con ogni mezzo, smontando le pertiche della palestra, impadronendosi dei coltelli da cucina dell’asilo nido, sfondando porte di locali ai quali avevano il divieto di accesso? La testimonianza di Marta Vincenzi arriva nella sala del Mappamondo dove si tiene la Commissione di indagine parlamentare sui fatti di Genova. Porta in quell’aula immagini di devastazione perché «l’ufficio tecnico della Provincia il giorno dopo ha documentato lo stato della scuola con un videotape...Ecco, guardate qui, le tracce di sangue, le tracce dei ragazzi inseguiti fino ai piani superiori e poi presi», dice. Immagini impressionanti perché a Quarto è palese che le forze dell’ordine sono arrivate quando i buoi sono ormai scappati e lì dentro sono rimasti solo i più pacifici. Racconta Vincenzi che poi «il lunedì e il martedì successivi la Digos andò a perquisire la scuola. Ma le molotov e le armi improprie sono state ritrovate dagli operai della provincia, il giorno dopo».
La presidente della Provincia di Genova, come pure il sindaco Giuseppe Pericu, sottolineano nella dettagliata ricostruzione come «il Global Social Forum sia stato un interlocutore insufficiente, ma sia stato riconosciuto come tale dal governo Berlusconi». Prima, ricorda Vincenzi, «il governo Amato trattava con associazioni non governative, raccolte sotto la sigla "patto per il lavoro", e l’opera preparatoria del G8 che stavamo compiendo con loro era quella di spostare l’attenzione dalle manifestazioni ai contenuti del dissenso: questo, a noi degli enti locali, ci rassicurava». Apriti cielo. Nella sala del Mappamondo si mantiene una gran correttezza formale, ma già sull’uscio i toni cortesi volgono alla rappresaglia. «Vorremmo proprio fare un’audizione ad Amato, sulla circostanza oscura per la quale Palazzo Chigi ha smesso di occuparsi del G8 com’è cominciata la campagna elettorale» dice il capogruppo forzista alla Camera Renato Schifani. Per il quale la commissione d’indagine parlamentare non deve valere un granché visto che il primo ascoltato, il sindaco di Genova Giuseppe Pericu, dell’Ulivo, «ha svolto bene la parte che il suo schieramento gli ha assegnato, addossando i pesi ad un governo appena insediato per difendere il suo partito. Mentre invece sono stati proprio i diesse a legittimare il Social Forum». Per parte sua, il centrosinistra continua a chiedere (si deciderà giovedì) l’audizione di Fini, e del Guardasigilli Castelli, «per sapere da loro cosa ci facessero proprio a Genova, proprio nei giorni del G8» dice il parlamentare ex ministro diessino Franco Bassanini.
Il sindaco di Genova, che nei giorni del G8 ha attraversato in lungo e in largo la città, ha spiegato che essa ha «subìto danni morali enormi», e che «quelli materiali sono assai meno». Non solo perché a fronte dello stanziamento di 15 miliardi sono giunte richieste per un decimo. Soprattutto perché «colpiti non sono stati i negozi, ma soprattutto filiali di banche, pompe di benzina». Obiettivi ben scelti «da un’organizzazione fortemente accentrata». E anche per questo, quegli obiettivi «si potevano difendere». Se non fosse, spiega per un’intera mattinata di audizione, che le forze dell’ordine in quei luoghi, in quei momenti non c’erano. «La giornata più brutta fu quella di venerdì», c’è l’assedio con minaccia di sfondamento della zona rossa, «minaccia virtuale perché il G8 ha avuto la massima sicurezza possibile, mentre nel resto della città non c’erano le forze di sicurezza essenziali».
La seduta s’è chiusa con un esponente di primo piano del centrodestra, il presidente della Liguria Sandro Biasotti, che offre alla Commissione un volume in cui si spiega come fosse stato disposto il servizio sanitario prima dell'inizio del G8, e tiene una relazione brevissima, «io l’avevo detto che ci sarebbe stata guerriglia, non ho capito perché Amato che non voleva si tenessero manifestazioni contestualmente al vertice abbia poi cambiato idea». Amato ha cambiato idea? La relazione che il presidente della Liguria (principale competenza durante il vertice proprio quella sulla sanità) riguarda solo gli aspetti preparatori? Sempre con fredda cortesia l’Ulivo incalza, Violante, Bassanini, Boato, Mascia: ci dica quante ambulanze chiamate da chi trasportarono quali feriti e, soprattutto se è vero che alla Diaz furono fatte arrivare prima ancora della «perquisizione» della polizia. «Vi farò avere tutto» risponde Biasotti, «sapete è estate, molti assessorati sono chiusi. E comunque le ambulanze alla Diaz stazionavano da prima». Da quale documento del governo lei evince che Amato abbia cambiato idea?, incalza Violante. «Me lo disse quando ci incontrammo nel suo studio a Palazzo Chigi dopo la presentazione del logo del G8. Volete una carta? Ecco qui, questa è la lettera che il Genoa Social Forum scrisse il 13 aprile al prefetto di Genova, "abbiamo apprezzato l’impegno del governo a non chiudere le frontiere e a riconoscere il diritto di manifestare anche durante il G8". Avete visto come è andata? Un disastro. Ma io glielo avevo detto a Berlusconi, perché non sposti il G8 all’Onu, massì, all’Onu a Washington. Ah, dite che l’Onu è a New York? Beh, tanto Berlusconi mi rispose che era impossibile...».