La Repubblica 9 agosto 2001

Bassanini ai vertici della Polizia
"Troppe lacune in quest'autodifesa"

L'ex ministro dell'Ulivo: "Forse dovremo risentire De Gennaro"
l'intervista

GOFFREDO DE MARCHIS


ROMA - Dopo dodici ore di audizioni con i vertici delle forze dell'ordine, il vicepresidente della commissione sul G8 Franco Bassanini, senatore diessino, ha qualche nuova certezza. Ma le ombre sui fatti di Genova rimangono molte. E pesanti. «De Gennaro era a Roma, non lì. Ed è chiaro che le responsabilità di quanto è successo al G8 sono principalmente delle autorità locali. Ma la relazione del capo della Polizia è stata abbastanza generica. Mi ha soddisfatto di più nella replica. Eppure ci sono ancora risposte da dare, alcuni punti non sono convincenti».
Ne sappiamo di più sugli scontri del G8, adesso?
«Il quadro resta parziale. Ma qualcosa di nuovo c'è. Sappiamo che l'organizzazione dell'ordine pubblico è stata rivista 2025 giorni prima dell'appuntamento internazionale. È stato irrigidito il controllo nella zona rossa mentre la zona gialla dove le manifestazioni dovevano essere vietate ha potuto trasformarsi in un campo di battaglia. È stata data una priorità direi unica all'area del vertice mentre si lasciava il resto della città in balia dei violenti, come ci ha detto il sindaco Pericu. È stato inoltre chiarito che una perquisizione alla scuola di Quarto, quella dei black bloc, ci fu, ma in quel momento non venne trovato niente. Non sappiamo però altre cose».
Cosa?
«Soprattutto, un punto resta oscuro ed è un punto molto delicato sul quale non ho ascoltato una risposta convincente, su cui non esiste alcuna spiegazione plausibile. Come mai con quello spiegamento di forze non si è operato per isolare i violenti, per bloccarli, per separarli dai manifestanti pacifici? È una cosa che si fa sempre, che io stesso ho visto fare a Milano in modo perfetto in occasione di un 25 aprile. I leoncavallini furono isolati e arrivarono a Piazza Duomo quando la manifestazione pacifica era già finita. Perché a Genova non si è riusciti a fare lo stesso?».
Risentirete De Gennaro?
«Vedremo, dobbiamo riunirci».
È più chiaro adesso il film della perquisizione alla Diaz? Chi sapeva e chi no?
«Sapeva il capo della Polizia, non sapeva il comandante dei Carabinieri Siracusa. Ci ha tenuto a dirlo più volte. I Carabinieri quella notte furono impiegati per la tutela esterna, cioè non entrarono nella scuola. E Siracusa ha voluto anche precisare la differenza tra quanto è accaduto a Forte S. Giuliano rispetto ai fatti di Bolzaneto. Diciamo che ho notato un discarico di responsabilità a questo riguardo».
E sulla morte di Giuliani la convince la tesi della legittima difesa?
«Mi pare difficilmente contestabile il fatto che quella fosse legittima difesa».
Violante ha difeso De Gennaro, altri diessini, lei compreso, parlano invece di punti oscuri, di risposte non convincenti. La Quercia si divide anche sul capo della Polizia?
«Nessuno di noi è disponibile a gettare la croce addosso al capo della Polizia. La gestione dell'ordine pubblico era di competenza delle autorità locali. De Gennaro stava a Roma. Ma ci sono degli approfondimenti da fare, soprattutto con i dirigenti di Genova. Sentiremo Perugini, il vicecapo della Digos, quello che picchia un ragazzo fermato. Lui sostiene che quelle immagini vanno inserite nel contesto giusto. Ma qual è il contesto che consente una cosa del genere? Sono proprio curioso di sentirlo».
Lei chiede anche l'audizione di Berlusconi.
«Trovo legittima la richiesta di ascoltare Enzo Bianco ed Amato. Ma è giusto anche convocare Fini e Castelli, che erano a Genova, Frattini che come responsabile dei servizi ha detto parole impegnative e il premier. Non voglio trasformare l'ordine pubblico in una materia di scontro politico, voglio solo sapere. E capire perché il governo accusa tutto il movimento. Proprio in commissione si è chiarito che al G8 i violenti erano una minoranza. Ricordiamoci che il terrorismo l'abbiamo battuto isolando i brigatisti, non generalizzando».