Manifesto 9 agosto 2001

Ecco i rapporti, con gli omissis
"Troppi uomini e nessun comandante, approssimativo il blitz nella scuola"
ALESSANDRO MANTOVANI - ROMA


Tornano gli omissis, è un vero diluvio. I parlamentari del comitato d'indagine sui fatti del G8 di Genova hanno ricevuto ieri le relazioni dei superispettori del Viminale, le conclusioni dell'inchiesta interna che la scorsa settimana aveva portato alla rimozione dei prefetti Andreassi e La Barbera, vicecapo della polizia e direttore dell'antiterrorismo, e del questore di Genova Colucci. Di quei rapporti ci avevano dispensato brandelli e indiscrezioni, giudizi circa "errori ed omissioni" delle forze dell'ordine e altre frasette smozzicate. Ma ora che il testo è pubblico sembra uno scolapasta: ci sono omissis una riga sì e una riga no, una volta per coprire i nomi dei funzionari - "la privacy", spiegano al Viminale - e un'altra per nascondere fatti, circostanze e responsabilità. E dire che gli allegati mancano del tutto, almeno una decina di pagine. Sono solo i primi due rapporti, sulla Diaz e sulla caserma di Bolzaneto, il terzo arriverà oggi e indicherà qualche responsabile di pestaggi in piazza, il vice capo della Digos di Genova Alessandro Perugini non sarà il solo.
Benché edulcorate, queste relazioni hanno pur sempre provocato un terremoto mai visto nella polizia, e a quanto pare all'apertura di otto-nove procedimenti disciplinari. Sono piene di accuse, annacquarle con gli omissis serve a poco. Prendiamo il blitz alla Diaz, esaminato dall'ispettore Giuseppe Micalizio. "Non si è provveduto a designare il funzionario responsabile in termini unitari dell'intero servizio", si legge nella relazione. E ancora: "Risulta evidente che la fase organizzativa è stata predisposta in maniera molto approssimativa". Insomma, come si era detto, non c'era un capo. Si legge poi che un sopralluogo, affidato a un funzionario della Digos genovese, aveva convinto la polizia che almeno 150 persone, "nella quasi totalità vestite di nero", stessero presidiando la scuola Diaz. "Tale carenza informativa - scrive ancora Micalizio - ha originato il rapporto di forze", decisamente sproporzionato: a fronte dei 93 manifestanti trovati nell'edificio, la polizia si è presentata con 73 celerini del nucleo antisommossa, 40 uomini dell'Ucigos (antiterrorismo) reparto prevenzione crimine, 79 tra Sco (Servizio centrale operativo, polizia criminale) e squadre mobili e 23 della Digos: totale 215 più 60 carabinieri all'esterno, "forse eccesivo - spiega l'ispettore - anche in considerazione dei presunti 150 giovani asserragliatisi alla Diaz". Micalizio non chiarisce chi sia entrato per primo, se la celere o gli uomini in borghese della Digos o dello Sco, rilevando però che omissis accusa omissis e viceversa e che "nessuno di coloro che sono stati sentiti ha potuto indicare un collega che fosse presente. Va giù duro con un funzionario, ovviamente coperto dagli omissis, che probabilmente è La Barbera, già rimosso. "Molteplici lacune", "elementi che inducono a valutare criticamente la sua posizione in quel contesto e ad esercitare con la necessaria autorevolezza e prestigio le funzioni". Ma niente, quel funzionario "indicato da alcuni colleghi" come il responsabile del blitz, ha detto a Micalizio di essersi recato alla scuola "di sua iniziativa", ovvero senza alcuna responsabilità specifica, neanche fosse una gita o una festa. In pratica, spiega l'ispettore, "ha senz'altro nuociuto la presenza sul posto di molti funzionari, che invece di rappresentare un momento di chiarezza gerarchica ha verosimilmente ingenerato ulteriore confusione". Una débacle, una pagina nera.
Ma l'ispettore Micalizio molte cose finge di non vederle. Dopo l'attacco alla scuola Pertini, con tanto di pestaggi e 60 feriti, è stata perquisita, secondo il Viminale per errore, anche la Diaz, sede del media center del Genoa social forum. E secondo Micalizio, qui "l'accesso è stato effettuato senza alcuna conseguenza per le persone e senza danni per le cose. La prima affermazione è quasi veritiera, perché un massacro al media center non c'è stato, appena qualche contuso, ma la seconda è radicalmente e clamorosamente falsa, meriterebbe un omissis. Alla Diaz, infatti, sono stati distrutti i tre comuputer che i legali avevano utilizzato per raccogliere le denunce, tutte le videocassette di Indymedia e altra documentazione: anzi, proprio questa potrebbe essere stata una delle vere ragioni del blitz.
Dalla vicenda della Diaz verranno fuori numerosi procedimenti disciplinari. Senz'altro per il capo della celere romana Vincenzo Canterini, forse per il vice di La Barbera Giovanni Luperi e per i dirigenti Digos Spartaco Mortola e Alessandro Perugini. Altri verranno fuori per Bolzaneto, dove l'ispettore Salvatore Montanaro non ha trovato riscontri delle violenze ma di qualche "rudezza" sì, specie da parte dei carabinieri che per ore e ore hanno tenuto gli arrestati in piedi con la faccia al muro. Oltre al questore Colucci, che ha già pagato con la rimozione per non aver nominato, nemmeno lì, un responsabile, ci andrà di mezzo la Digos genovese che non ha dato direttive precise. Ma dalla notte orribile della Diaz l'ispettore Micalizio ha tratto anche un suggerimento per il capo della polizia: basta con gli agenti a volto coperto, non identificabili. In fondo al rapporto, egli rileva "l'opportunità di impartire disposizioni affinché i caschi protettivi rechino elementi identificativi in ordine alla qualifica dell'operatore nonché, attraverso un apposito codice alfanumerico, alla identità dello stesso agente. Nel corso della ricostruzione - scrive ancora Micalizio - si è rilevato come l'anonimato debba, nei limiti del possibile, essere evitato in modo da assicurare maggiore trasparenza". Chissà se De Gennaro seguirà il consiglio, magari si potrebbe cominciare a eliminare gli omissis.