La Repubblica 8 agosto 2001

"Governo penoso se sposta il summit"
Fassino: Berlusconi vari un piano per evitare un'altra Genova
Il numero due dell'Ulivo ed ex ministro del centrosinistra: "Sbaglia anche la Jervolino a chiedere il rinvio per la Nato a Napoli"

GOFFREDO DE MARCHIS


ROMA - «Le gravissime gaffe del governo sul vertice Fao rischiano di alimentare una sindrome per cui di queste riunioni internazionali si crede di poter fare a meno. Ma la globalizzazione è un gigantesco tema dell'attualità quotidiana. E ci vuole una sovranità globale per affrontarla. Altrimenti passa l'idea che dobbiamo o meglio possiamo organizzare solo riunioni nazionali». Piero Fassino assiste con sconcerto al balletto dell'esecutivo sui vertici. Il candidato segretario dei Ds chiede a Silvio Berlusconi di «chiudere subito il discorso sul summit dicendo che Roma è pronta ad accoglierlo».
Il vertice di Roma si deve fare o no?
«Si deve fare, certo. Con la sua ipotesi di trasferimento il governo, non so se più per provincialismo o per superficialità, ha inferto un duro colpo alla credibilità internazionale dell'Italia. Ha dimenticato che Roma è una delle quattro sedi dell'Onu ed è per questo che i capi di Stato si riuniranno nella capitale. E la decisione su un eventuale spostamento compete, semmai, alle Nazioni unite e non al governo italiano. Poi, Berlusconi non ha valutato la differenza tra il G8 e la Fao. A Genova si sono riuniti gli otto grandi, qui a Roma si riuniranno tutti i leader dei paesi Onu. Viene a cadere l'argomento di un vertice elitario perché alla Fao si parlerà invece di un tema di straordinaria importanza come la lotta alla fame nel mondo».
E le motivazioni di ordine pubblico non autorizzano un ripensamento?
«Qui c'è il punto per me più doloroso, direi penoso. Accortosi che non reggeva l'argomento dell'ordine pubblico, per spostare il vertice in Africa il governo ha usato la scusa di tenerlo lì dove ci sono gli affamati. È una scappatoia al limite del razzismo. Come dire: sono poveri e se la vedano loro. C'è un solo modo per recuperare: chiuderla qui annunciando che siamo pronti ad ospitare i capi di Stato a Roma. Detto questo, non bisogna restare con le mani in mano. Si può istituire un confronto con il Genoa social forum proprio perché la Fao non è il G8. E bisogna riflettere sull'allarme lanciato da Ruggiero a proposito degli organi di informazione. È giusto che i media raccontino quello che succede nel vertice oltre a ciò che accade nelle strade. Va anche studiata una strategia di ordine pubblico che eviti una "nuova Genova". Ma soprattutto vorrei che il governo italiano si preparasse all'appuntamento Fao con una piattaforma di proposte. In ogni caso, noi dell'Ulivo elaboreremo una serie di ipotesi di lavoro, così come facemmo prima di Seattle quando io stesso come ministro del Commercio estero promossi un forum nazionale a cui parteciparono organizzazioni non governative, sindacati, imprese».
Anche la Jervolino però lancia l'allarme e chiede lo spostamento da Napoli del vertice Nato di settembre.
«È ovvio che un sindaco si preoccupi di tutti gli aspetti e di tutti i rischi. È giusto riflettere. Ma la risposta non è annullare i vertici o spostarli. Proseguendo su questa strada dovremmo annullare tutto. E così rischiamo di infilarci in una spirale contraddittoria. Ai processi della globalizzazione, che vanno avanti da soli con forza rispondiamo con la debolezza delle istituzioni sovranazionali? Non è possibile. Riducendo le sedi politiche allarghiamo la forbice tra le dimensioni dei processi globali e la nostra capacità di controllarli».
C'è un'inchiesta parlamentare in corso. Ma lei si è fatto un'idea di quello che è successo a Genova?
«Quindici giorni dopo, possiamo affermare con certezza che la gestione del governo è stata inadeguata, per non dire di peggio. Da un verso, la strategia di contenimento dei contestatori violenti è stata insufficiente. Si è stati deboli con le tute nere e forti con i manifestanti pacifici. Dall'altro verso, da parte di settori del governo e della maggioranza si sono tenuti atteggiamenti che hanno autorizzato qualcuno a pensare che, volendo, si poteva andare al di la della legge, dello stato di diritto con l'impunità garantita».
Ma oggi la polizia è nel mirino dei terroristi, De Gennaro riceve minacce di morte dalle Br.
«Non bisogna confondere le forze dell'ordine con gli episodi di Genova e in ogni caso vanno distinte le responsabilità dei singoli dalla lealtà alle istituzioni della stragrande maggioranza di coloro che garantiscono la sicurezza dei cittadini. E per questo vanno difesi da chiunque volesse colpirli».