La Repubblica 9 agosto 2001 "Violenze
e atti di rudezza
a Bolzaneto un vero disastro"
La relazione dell'ispettore Montanaro sul reclusoriolager
il carcere
ROMA - Nella parte iniziale della relazione i funzionari presenti escludono d'aver
assistito a atti di violenza e danno il quadro di una estrema confusione all'interno della
struttura.
(...) Dal sopralluogo effettuato lo stabile, di recente ristrutturato, appare decisamente
consono e funzionale e si presenta ordinato, pulito e privo di tracce di pregresse
violenze (sangue o altri liquidi organici) ad eccezione di alcune impronte di anfibi sulle
parti basse delle pareti dei corridoi e di alcune stanze.
Le audizioni. Dalle audizioni del personale interessato si è appreso che il trasferimento
dei fermati avveniva con le seguenti modalità:
il personale operante «presentava» il fermato all'ufficio mobile più vicino e
competente per zona e «consegnava» anche un modulo prestampato sul quale annotava le
ragioni dell'arresto, del fermo e/o dell'accompagnamento;
un equipaggio automontato provvedeva, poi a trasferire la persona arrestata e/o fermata,
all'ufficio trattazione della Polizia di Stato, allestito presso la sede del VI Reparto
Mobile, dove, all'ingresso della palazzina, veniva: sommariamente visitata dal medico
della Polizia Penitenziaria; sottoposta a perquisizione personale e custodita in una delle
celle a disposizione della Polizia di Stato; avviata al fotosegnalamento e, quindi,
nuovamente rinchiusa nella cella di provenienza, in attesa del completamento degli atti di
p.g. (verbali di arresto, biglietto di carcerazione ed altro); consegnata alla Polizia
Penitenziaria che provvedeva, a sua volta, a: eseguire una nuova visita medica e
perquisizione personale; rinchiudere l'arrestato e/o fermato in una delle due celle
riservate alla Polizia Penitenziaria; trasferire, gli arrestati, per gruppi, alle carceri
designate (Alessandria e Voghera).
La vigilanza. Quanto al servizio di vigilanza non sono state fornite informazioni univoche
da parte delle persone ascoltate e non si rinvengono chiare disposizioni in proposito. E'
emerso, comunque, dalle audizioni che vi si è provveduto, inizialmente, con personale
della Questura e successivamente con quello dell'Arma dei Carabinieri, disimpegnato dai
servizi di piazza a seguito della morte di Carlo Giuliani, ed infine con il personale del
Reparto Mobile. La vigilanza si svolgeva all'interno della struttura e interessava l'area
antistante le celle, i bagni e la zona riservata alla matricola e al servizio medico della
Polizia Penitenziaria. Ogni cella, spoglia di qualsiasi arredo, pulita, siccome verniciata
di fresco, ampia (oltre trenta mq.), ben aerata, accoglieva mediamente 1520 persone per
volta.
Complessivamente nei giorni 20, 21 e 22 c.m. risultano transitate per lo specifico ufficio
nº 240 persone, di cui 184 in stato di arresto, 5 in stato di fermo e 14 denunciate in
stato di libertà. Le altre persone sono state solamente fotosegnalate per identificazione
e quindi rilasciate.
La stampa. Al fine di acquisire elementi di riscontro alle dichiarazioni riportate da
diversi organi d'informazione, che riferiscono violenze subite da persone arrestate o
fermate e condotte all'interno della caserma Nino Bixio di Bolzaneto, è stato sentito
(omissis) che ha consegnato copia del brogliaccio di segnalamento e di un album
fotografico riportante le fotografie dei soggetti sottoposti ai rilievi segnaletici (all.
910) L'esame dall'album fotografico evidenzia, nella stragrande maggioranza, volti
piuttosto sereni ad eccezione di quelli di cui all'allegato elenco (all.11) che presentano
contusioni, lesioni o medicazioni per alcune delle quali sono state redatte brevi schede
biografiche (all. 12). Dall'esame della rassegna stampa acquisita si rileva, inoltre, che
13 persone (all. 13) hanno rilasciato direttamente e/o indirettamente dichiarazioni
relative a presunti maltrattamenti subiti nella struttura «trattazione arrestati» del VI
Reparto Mobile (Bolzaneto).
(...) Da quanto sinteticamente illustrato in precedenza consegue l'impossibilità, al
momento, di riferire specifici atti di violenza alla responsabilità degli operanti, in
assenza di elementi obiettivi e concordanti per riscontrare quanto riportato dagli organi
di stampa.
Valutazioni finali. Dall'esame degli atti acquisiti, dalle audizioni personali e dalle
risultanze dell'eseguito sopralluogo presso l'ufficio trattazione fermati emerge per ora:
a) una totale e inequivocabile carenza del momento organizzativo e gestionale
dell'emergenza.
b) la mancanza di pregnanti e puntuali direttive organizzative, gestionali di dettaglio.
c) l'assenza di controlli all'intera struttura di Bolzaneto da parte del personale
dirigenziale e direttivo per tutto il periodo del suo funzionamento.
d) la mancanza di una doverosa e necessaria sinergia fra i corpi che hanno, invece,
operato come «corpi separati».
e) il sistema di afflusso dei fermati, presso la caserma di Bolzaneto, e della trattazione
degli atti di p.g. appare farraginoso ed estremamente polverizzato con conseguenti tempi
morti e allungamento dei tempi di trattazione.
f) perplessità sono emerse sulla correttezza della compilazione dei verbali d'arresto
redatti, in molti casi, in maniera sommaria e senza l'indicazione dello stato di salute
degli arrestati anche quando costoro presentavano vistosi segni di alterazione delle
condizioni fisiche.
g) l'allestimento, all'interno del VI Reparto Mobile della specifica struttura, non appare
una scelta adeguatamente valutata.
In base alle risultanze emerse non appare possibile confermare quanto riportato dagli
organi d'informazione circa violenze fisiche o psicologiche nei confronti degli arrestati
custoditi nella struttura appositamente allestita presso la sede del VI Reparto Mobile di
Genova (Bolzaneto). D'altra parte risulta estremamente difficile, al momento, individuare
precise responsabilità personali anche a causa delle condizioni fisiche di quasi tutti i
fermati determinate dagli scontri o dalla perquisizione subita, e del disastro
organizzativo che ha frammentato compiti e responsabilità dell'apparato operativo.
Tuttavia, a parte il lungo e pesante disagio sopportato dai fermati per l'espletamento
delle pratiche di rito, non può escludersi il verificarsi di episodici atti di rudezza
facilitati dalla situazione di estrema tensione e dalle numerose e pesanti ore di lavoro
accumulate dal personale. Inoltre la rigidità delle procedure d'identificazione
(perquisizione personale, visita medica, ecc:) eseguite sia dal personale operante della
Polizia di Stato sia da quello della Polizia Penitenziaria hanno certamente aggravato le
già precarie condizioni fisiche dei fermati che provenivano dagli scontri di piazza o
dalla perquisizione eseguita nella scuola ex Diaz. Infine, l'attribuzione di singoli atti
di violenza fisica o psicologica potrà essere facilitata, in ambito giudiziario, potendo
disporre di dati obiettivi ed elementi di riscontro, compresi i referti medici della
Polizia Penitenziaria. |