Manifesto 8 agosto 2001 Uno
spettro aleggia sull'Europa
Dopo Genova, Le Monde e altri media
internazionali, rilanciano l'allarme Italia
FRANCESCA COLESANTI
Bêtises, nient'altro che sciocchezze. Taglia corto, e con tono
sarcastico, il portavoce di Gianfranco Fini, alla richiesta di un commento da parte del
vice presidente del consiglio alle nuove accuse contenute nell'editoriale di Le Monde.
Così come era già avvenuto a fine luglio, quando il principale quotidiano francese, nei
giorni di Genova, aveva sostenuto l'ipotesi che la responsabilità dell'ordine pubblico in
Italia fosse stata delegata da Berlusconi nelle mani del leader di Alleanza nazionale, e
questo l'aveva definite, per l'appunto, bêtise. "Non è che un giornale -
conclude Salvatore Sottile - figuriamoci se Fini lo deve commentare".
Molto meglio ignorare. Anche perché l'editoriale va giù pesante: "Il dopo Genova
non è finito, né si può decretarne la fine. La posta in gioco è importante per
l'Europa, se questa vuole considerarsi un luogo di libertà". A Genova c'è stato
qualcosa di più di un semplice dérapage della polizia, secondo Le Monde,
piuttosto "una violenza poliziesca sistematica, quasi programmata, contro dei
manifestanti pacifici o, peggio, contro delle persone in stato di fermo". E il
quotidiano francese chiude con un appello e una proposta oltremodo provocatoria: "Le
due inchieste in corso (in Italia, ndr), l'una parlamentare, l'altra governativa,
devono giungere a una conclusione, e fare la verità". Poi la provocazione, quasi un sogno:
"E se l'Unione, uno dei suoi organi istituzionali, con un gesto simbolico e concreto
al tempo stesso, si facesse carico delle spese processuali" dei numerosi giovani
europei che hanno avviato procedure giudiziarie contro l'Italia?.
L'apertura del giornale (oggi in edicola in Italia) è dedicata all'avvio dei lavori della
commissione parlamentare e sottolinea la richiesta da parte dell'opposizione di ascoltare
Gianfranco Fini, presente a Genova nei locali delle forze dell'ordine. E ricorda come le
testimonianze raccolte dai propri corrispondenti in tutta Europa concordano nel raccontare
un comportamento della polizia mai verificatosi prima in un paese dell'Ue in occasione di
manifestazioni di massa. Alcune di queste testimonianze vengone riportate di seguito,
così come il giorno precedente aveva fatto anche il più autorevole organo di stampa
della finanza internazionale, il Wall Street Journal, ma anche altri quotidiani e
settimanali europei, da Liberation ("Abbiamo capito cosa significa il terrore
poliziesco"), allo Spiegel (con un titolo eloquente "Viva
Pinochet"), fino all'Economist (non meno duro, "Shamed", cioè
"coperti di vergogna").
Ma Le Monde si spinge oltre la semplice condanna e richiesta di verità sui fatti
di Genova e sul comportamento della polizia. Ricorda una data, significativa: 13 maggio
1977, giorno dell'uccisione di Giorgiana Masi durante una manifestazione. E l'avvicina a
quella di Carlo Giuliani, 24 anni dopo, un periodo durante il quale la polizia italiana
non ha praticamente mai più fatto parlare di sé. Ma adesso dei segnali inquietanti
lasciano intravvedere una deriva: il precedente di Napoli a marzo, la brutalità
dimostrata contro alcune tifoserie calcistiche, per finire con Genova.
Su queste riflessioni, che riportano agli anni della strategia della tensione, si dilunga
molto più esplicitamente il settimanale progressista tedesco die Zeit, con toni
ancor più allarmanti. "Genova non deve essere considerata come un singolo episodio
di violenza, bensì come un indicazione di una nuova cultura politica dell'Italia".
Bombe, attentati, decine di morti hanno segnato la storia italiana nel dopoguerra, dove il
terrore politico era parte della contrapposizione politica interna. "Una strategia
della tensione - continua die Zeit - che altro non era che il tentativo di
instaurare uno stato autoritario". Spesso, come è stato dimostrato, dietro c'erano i
servizi segreti e questi erano affiancati dall'estrema destra. La stessa, spiega il
settimanale tedesco, che adesso si ritrova seduta, sotto altre vesti, al fianco del
premier Berlusconi. "L'atmosfera politica è di nuovo avvelenata - mette in guardia die
Zeit - l'ombra del Terrore è di nuovo presente".
Per finire, una bordata anche a Sua emittenza: "Basta guardare le notizie sulla
televisione italiana per rendersi conto di quale pericolo significhi per la democrazia
italiana un capo del governo col monopolio assoluto dei media tv", il modo in cui
l'informazione è stata manipolata, deformata e piegata alle volontà del premier, per
esempio in occasione del G8 di Genova.
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