La Stampa
«Uno Stato democratico ha il diritto di difendersi»
Giovedì 9 Agosto 2001

DAVANTI ALLA COMMISSIONE UN’AUTODIFESA SENZA ATTEGGIAMENTI PILATESCHI
Il capo della polizia ha rivendicato apertamente le proprie responsabilità

ROMA
L’IPOTESI di un cambio al vertice del Viminale, insomma della defenestrazione del capo della polizia, Gianni De Gennaro, in questi giorni convulsi non era mai stata presa in considerazione dal ministro dell’Interno, Claudio Scajola. Certo, dentro la maggioranza (e dentro l’opposizione) c’è chi lo vorrebbe sostituire. Ma se questo avverrà, quando avverrà apparirà chiaro che i fatti di Genova non c’entrano. E ieri, infatti, la campale audizione del prefetto De Gennaro alla commissione parlamentare d’indagine conoscitiva sui fatti del G8, lo ha confermato.
De Gennaro ne è uscito a testa alta: non ha negato errori e omissioni, «comportamenti illeciti di singoli appartenenti alle forze di polizia» e casi di «eccesso nell’uso della forza»: «In uno Stato democratico - ha scandito per rassicurare una sinistra preoccupata - è legittimo l’uso della forza da parte delle forze di polizia, che devono rifuggire da qualsiasi uso della violenza». E più volte ha rassicurato che questi «comportamenti» illeciti saranno «individuati» e sanzionati disciplinarmente. Ma ha allargato l’obiettivo puntato su singoli episodi - la perquisizione alla scuola ex Diaz e la gestione della caserma di Bolzaneto, oltre gli episodi di violenza gratuita contro i manifestanti - a una panoramica generale, «per rappresentare la complessità delle misure di sicurezza che si sono rese necessarie», e per non perdere di vista che a Genova le forze di polizia sono state attaccate non solo dal Black bloc ma anche da settori del Gsf.
Sostanzialmente, il prefetto De Gennaro ha ricostruito la catena di comando di Genova. Non è stata, la sua, una ricostruzione pilatesca, anzi il capo della polizia, dopo aver ricordato che le «autorità di pubblica sicurezza» sono il prefetto e il questore, ha assunto una sorta di paternità delle decisioni prese a Genova - e, dunque, anche quelle sbagliate e confuse -, e ha ricordato che il Viminale ha fornito «un supporto costante e qualificato» al questore e al prefetto della città della Lanterna. Naturalmente, sull’episodio della perquisizione alla ex Diaz ha detto di essere stato informato dal questore, «verso le 23, 23,30» che aveva bisogno dell’autorizzazione a utilizzare i carabinieri per una perquisizione che si doveva fare. Il resto, l’ha saputo in nottata.
De Gennaro ha voluto rimarcare le direttive, i paletti, imposti dal governo, anzi dai governi Amato e Berlusconi, nella gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico al vertice del G8: garantire lo svolgimento sereno del vertice, garantire la vivibilità di Genova e la tutela del diritto a manifestare il dissenso. Ma ha anche criticato i comportamenti del Genoa Social Forum: le istituzioni trattavano e la controparte era «sfuggente ed evasiva», non dava risposte sulla sua «effettiva» rappresentatività e le risposte che dava, sulla sua volontà di cooperare con le forze di polizia, erano «evasive».
Nella sua ricostruzione dei fatti, più volte ha voluto ricordare l’efficacia dell’azione di prevenzione da parte dell’Antiterrorismo del prefetto La Barbera e delle attività delle Squadre mobili e dello Sco. E a chi - se ne sono fatti portavoce anche il sindaco di Genova e il presidente della Provincia - ha criticato la dislocazione delle forze di polizia in città, ha risposto che la critica «è ingenerosa». Sul perché non si è riusciti a impedire l’arrivo in Italia di «gruppi violenti stranieri», De Gennaro ha ammesso che i risultati sono stati «inferiori rispetto alle attese», e questo perché i servizi di intelligence e di sicurezza degli altri paesi hanno avuto «oggettive difficoltà».
Il capo della polizia De Gennaro ha parlato della novità (preoccupante) emersa a Genova: è nato un nuovo soggetto politico sulla scena internazionale. Un soggetto «composito» che vuole far coesistere l’anima «genuina e pacifista» con alcune componenti «estremiste» e altre addirittura «eversive». I disordini di Genova, per il capo della polizia, non sono attribuibili solo al Black Bloc ma anche a settori di quella nebulosa galassia del Gsf. Erano cinquemila, seimila in tutto rispetto ai duecentomila manifestanti. Un numero che preoccupa non solo De Gennaro.