Corriere della sera 9 agosto 2001
Video choc, indagato il vicecapo della Digos

Perugini sotto inchiesta per il calcio al manifestante. La procura ipotizza i reati di abuso e lesioni

DAI NOSTRI INVIATI
GENOVA - Il vice dirigente della Digos di Genova, Alessandro Perugini, è il primo poliziotto indagato per i pestaggi sui manifestanti durante il G8. La procura ieri ha acquisito il filmato che lo inquadra mentre trascina a terra e colpisce con un calcio un ragazzo, già gravemente ferito dai manganelli di altri agenti. I magistrati hanno subito aperto il procedimento penale nei suoi confronti: il funzionario della questura genovese è sotto inchiesta per abuso d’ufficio e lesioni. Perugini, molto conosciuto negli uffici del palazzo di giustizia, è stato identificato perché era a volto scoperto. I pm stanno ora tentando di dare un nome ai colleghi che appaiono accanto a lui: un uomo con la maglietta bianca, i capelli lunghi e la borsa a tracolla, un altro con la maglia a righe, il casco, e sei poliziotti con le uniformi di un reparto mobile.
È una delle immagini simbolo di quei due giorni di violenza. Un giovane volto insanguinato. Il gonfiore che gli chiude l’occhio sinistro. E quel grido straziato dalla mandibola fratturata, mandato in onda dai telegiornali di mezzo mondo: «Fate schifo...». Il ragazzo ferito dovrebbe essere un minorenne, abita vicino a Roma. I magistrati non l’hanno ancora identificato. Attendono che i suoi genitori consegnino il referto medico con le condizioni di salute. Se la prognosi fosse superiore ai 20 giorni, la denuncia di lesioni gravi contro Perugini sarebbe automatica. Altrimenti, per poter procedere per questo reato, è necessaria la presentazione di una querela contro il vice dirigente della Digos e i suoi colleghi. Rimarrebbe comunque l’accusa di abuso d’ufficio.
Alessandro Perugini, più volte contattato dal Corriere , non vuole fare commenti. «Ho la coscienza a posto - ha detto al dirigente della Digos, Spartaco Mortola, e ai suoi collaboratori -. Quelle immagini vanno viste nel giusto contesto». Il giorno prima, giovedì, il funzionario era stato aggredito con altri poliziotti da un gruppo di spagnoli. I magistrati che lo conoscono sono rimasti stupiti: «È uno dei giovani più attenti a non lasciarsi andare - dice un pm -, direi anche tra i più garantisti». La sequenza acquisita ieri dalla procura dura 1 minuto e 24 secondi. È la prova di un pestaggio che rischia di diventare anche il simbolo della durezza di poliziotti, carabinieri e finanzieri sui tanti manifestanti pacifici. E della loro resa nei confronti delle bande di teppisti organizzati che hanno devastato la città.
Torniamo a quel venerdì 20 luglio, più o meno l’una del pomeriggio. È l’inizio del filmato. I Black Bloc e altri gruppi dell’autonomia stanno già rovinando la festa anti G8. E nessuno li ferma. L’incrocio tra via Finocchiaro Aprile e via Armando Diaz, quartiere Foce, è un’isola tranquilla. La questura è a 200 metri. L’inferriata che segna l’inizio invalicabile della zona rossa è lontana. In mezzo alla strada senza traffico da due giorni, si sono seduti tre ragazzi. Non ci sono scontri intorno e nemmeno lanci di pietre. A cento metri, lo schieramento della polizia.
Pochi secondi dopo la telecamera, piazzata su un balcone, riprende uno dei tre ragazzi che cammina tra i poliziotti e sbanda per un colpo a tradimento al fianco, forse una manganellata. L’inquadratura passa al suo amico, che tra poco sarà aggredito anche da Alessandro Perugini. Un agente lo immobilizza, bloccandogli le braccia. Altri tre gli si fanno incontro. Un poliziotto, con casco e maglia a righe, gli scarica una manganellata all’addome. Un collega lo colpisce al fianco. Lui alza le braccia, in avanti. E il poliziotto con la maglia a righe gli sventola il manganello in pieno volto, sopra l’occhio sinistro. Il ragazzo porta una mano all’occhio. Riceve un pugno da un agente con la tuta dei reparti mobili. Ancora una manganellata. Sull’orecchio. I poliziotti sono quattro. Se ne aggiungono altri due. Insieme, trascinano il ragazzo sul lato opposto della strada. Lui tiene le braccia alzate. Ed ecco entrare nell’inquadratura il vicedirigente della Digos. Alessandro Perugini prende il ferito per la maglia e lo trascina verso di sé. Il ragazzo vola sfinito con le braccia larghe e la faccia sull’asfalto. Perugini indietreggia di qualche passo, prende la rincorsa per un primo calcio. Ma scivola. Il ragazzo, di nuovo in piedi, barcolla, colpito al torace dall’agente con la maglia bianca.
Alessandro Perugini riprende la rincorsa e questa volta il suo calcio va a segno. Con il ginocchio, contro quel volto ormai sfigurato. Il vicedirigente della Digos sarà presto sentito per un’altra inchiesta. Quella sulle denunce di pestaggi, abusi e molestie sessuali nella caserma della polizia di Bolzaneto: secondo quanto hanno scoperto i magistrati, lì Perugini era il funzionario di collegamento tra il centro di detenzione e le operazioni di polizia nel resto della città.
Giusi Fasano Fabrizio Gatti