La Stampa
Sabato 7 Luglio 2001

Il popolo di Seattle rifiuta di incontrare l’Ulivo
Il Gsf attacca anche il governo: Genova è una città sotto assedio
Renato Rizzo
inviato a GENOVA Dirsi addio prima ancora d’incontrarsi: Vittorio Agnoletto, il portavoce del Genoa Social Forum, «rompe» con l’Ulivo e con i Ds. Rutelli e Folena gli avevano chiesto d’aprire un dialogo, ma lui, «dopo un’ampia consultazione on line» con i rappresentanti della rete antiglobalizzazione, chiude la porta: questi appuntamenti, alla luce del recente voto della Camera sui temi del prossimo G8, non sono più considerati «né utili, né opportuni». «In particolare riteniamo particolarmente grave - chiarisce l’ambasciatore del popolo della protesta - l’astensione sulla mozione del governo che, in diversi punti, è antitetica alle proposte del movimento contro questa globalizzazione neoliberista». Così come viene giudicata negativa «l’assenza d’un preciso impegno sulla Tobin tax, senza il quale le dichiarazioni di lotta alla proprietà rischiano di rimanere solo dichiarazioni di principio». E Agnoletto aggiunge un invito: parlamentari e forze politiche interessate potranno «confrontarsi direttamente con noi» durante i dibattiti organizzati a Genova dagli anti-G8 nel loro Public Forum.
Il Public Forum, appunto. Da ieri è una certezza: sorgerà nei giardini Govi di Punta Vagno ed è una delle «concessioni» fatte dal governo al Gsf insieme ad altre aree, giardini, scuole e palestre nella zona di levante della città. «Abbiamo bisogno di spazi per 40 mila persone - si lamenta, però, la struttura dei contestatori che s’occupa di logistica - e in questi luoghi possiamo al massimo ospitarne 15 mila». Si scruta con qualche sconforto la cartina di Genova costellata di zone off-limits: «Tutti coloro che, in quei giorni, arriveranno in treno dalla Francia per scendere verso Roma, visto il blocco completo della stazione Principe, verranno dirottati verso Voghera e dovranno ridiscendere a Spezia lungo la Pontremolese: 3-4 ore di viaggio in più. Stesso calvario per i camion che saranno costretti a salire sino al passo del Turchino e a riattraversare l’Appennino percorrendo la Cisa o la Bologna-Firenze».
«Questi e altri divieti - tuona l’ala più dura del movimento - non sono altro che un modo per tentare di dissuadere la gente dal partecipare ai cortei. Altro che città aperta, come ha promesso Berlusconi! A quelli che vogliono arrivare il governo dice: state a casa; a quelli che abitano qui aggiunge: andatevene. Siamo in uno stato d’assedio».
Una blindatura alla quale non sfuggono neppure le famiglie più illustri come quella dei Doria Pamphili. Hanno invitato gli oratori antiglobalizzazione del Public Forum e le madri di Plaza de Mayo ad una cena nel palazzo avito dove Verdi era solito trascorrere l’inverno.
Nessuno sconto, sinora, dalla Questura: la storica dimora è in piena zona rossa nella quale possono accedere solo i residenti e quei Grandi che l’esercito della contestazione non vorrebbe mai vedere riuniti. Al punto che, ieri, «giocando d’anticipo» gli studenti anti-G8 hanno tentato di decretarne l’espulsione preventiva consegnando ai carabinieri di guardia Palazzo Ducale otto «fogli di via» intestati ai Potenti Indesiderabili.