Manifesto 30 giugno 2001

"Un caffè per digerire il liberismo"
Parla il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù: il G8? No grazie. Meglio l'autogestione indigena
MARINA ZENOBIO

Tra le personalità che il presidente della Repubblica Ciampi e il presidente del Consiglio Berlusconi hanno deciso di invitare al G8 c'è anche Rigoberta Menchù, premio Nobel per la pace nel 1992, simbolo della lotta dei Maya contro la violenza e la sopraffazione militare e culturale. Avrebbe fatto sicuramente molto folk con i suoi abiti coloratissimi ma Menchù, pur ringraziando per il pensiero, sembra non abbia possibilità di parteciparvi. L'abbiamo raggiunta nelle Marche dove, su invito del Collettivo Guatemala-Moie, ha fatto da madrina a un'iniziativa di produzione e vendita del caffè biologico dei Maya tra Italia e Guatemala. Una iniziativa che sposa la filosofia del commercio equo e solidale, promuovendo giustizia sociale, economica e sviluppo sostenibile. Un piccolo ma concreto esempio di una nuova realtà trasnazionale in uno spirito di reale collaborazione tra popoli.
Dopo quasi due anni di lavoro e una lunga relazione di interscambi con i contadini marchigiani si è arrivati alla firma di un contratto tra due cooperative, quella guatemalteca produttrice di caffè biologico Union y Forza e quella marchigiana La terra e il cielo, che si impegna per molti anni futuri a tostare, confezionare e commercializzare anche all'estero, nelle zone coperte dalla rete esistente, una delle bevande più amate dagli italiani. Ma Rigoberta Menchù ci tiene a precisare che questo scambio va oltre l'interesse commerciale.
"La cosa più importante è l'incontro tra culture contadine diverse. Come membro di una associazione di donne maya posso dire che siamo in molte ad essere coinvolte in progetti d'appoggio ai piccoli produttori di colture biologiche e non solo in Guatemala".

Considerando però la grande potenza del mercato globale, quali possono essere gli strumenti di concorrenza di questo "altro" mercato?

Il primo è uno strumento fondamentale, che ha a che vedere con la persona umana, ed è la coscienza. Essere coscienti di quanto sia importante la protezione della natura, e questo non riguarda solo la produzione di caffè o pomodori o vino biologici ma la valorizzazione stessa della natura come luogo dove l'essere umano può sognare, vivere, accrescere le proprie conoscenze. Poi ci sono le risorse naturali delle nostre terre. Nel caso del nostro caffè, per esempio, speriamo che il sole di Guatemala, un sole splendido, ci permetta di essiccare il caffè per trasportarlo secco e poi, chissà, arrivare persino alla tostatura direttamente nel nostro paese. Per ora è un sogno, ma e in questo senso che bisogna lavorare.

A proposito di globalizzazione economica e "altro mercato", l'Italia ospiterà il prossimo vertice dei G8, e tra gli invitati d'onore c'è anche il tuo nome.

Sì, proprio oggi ho ricevuto l'invito ufficiale da parte del presidente della Repubblica Ciampi, che ringrazio sentitamente e al quale risponderò con una lettera per spiegare che in quei giorni, per impegni presi precedentemente, sarò in Colombia, in una zona molto conflittiva dove la mia presenza è altrettanto importante.

Se avesse potuto, cosa avrebbe detto a questi governanti del mondo, che comunque sono fautori di una politica economica liberista?

E' molto importante che la globalizzazione prenda in considerazione le iniziative autogestite delle comunità. E' importante dare una opportunità ai piccoli progetti, ai progetti della gente. Lasciare spazio a iniziative come quella di oggi, qui nelle Marche, vi farà conoscere il sapore del nostro caffè, un caffè biologico e per la pace che toglierà dall'incubo della mera sopravvivenza non poche persone. In avvenire dovranno aumentare moltissimo, in tutta l'America latina, le produzioni e le esportazioni di prodotti, soprattutto quelli delle comunità indigene. Già in Bolivia, in Ecuador, in Chiapas sono state avviare iniziative di questo tipo. Vogliamo scegliere noi le forme di produzione e commercializzazione e non subire quelle imposte dei governi dittatoriali e repressivi. Quindi il nostro messaggio è quello di chiedere dialogo certo ma con benefici, di dare più spazio al piccolo commercio togliendone un po' a quello globale, anche perché la gente ha bisogno di mangiare tutti i giorni. E maggiori spazi alle comunità locali, perché i nostri popoli sono in grado di portare avanti belle e buone iniziative che devono essere appoggiate.