La Repubblica 17 giugno 2001

E dopo lo choc di Goteborg
nasce il partito del rinvio

Il sindaco Pericu: si può cambiare sede, ma non ci umiliate
Bertinotti: immediata sospensione. Verdi divisi. Ds: allarmismo irresponsabile del premier

ROMA - Gli spari di Goteborg, quelle scene della polizia che spara ad altezza uomo. La paura del premier che venerdì sera dice: «Genova è stata una scelta infelice» e ieri aggiunge: «Occorre riflettere». Tanto che poi incontra con urgenza il suo più fidato ministro, Claudio Scajola, nella zona militare dell'aeroporto di Linate. Il G8 di Genova spaventa il capo del governo. E il suo futuro oscilla. Il destino del vertice internazionale più discusso degli ultimi due anni, da quando il popolo di Seattle ha dimostrato, nel novembre 1999, che ribellarsi contro il nemicoglobalizzazione è possibile, sarà deciso in queste ore. Tre gli scenari possibili. Primo: il rinvio. Secondo: lo spostamento di sede, si sussurra in una zona di montagna al confine con la Svizzera, ad esempio Campione d'Italia. «Una soluzione a cui non sarei contrario» dice il sindaco di Genova, il diessino Giuseppe Pericu, «perché dimostrerebbe quello che io sostengo da tempo, cioè che il problema non è Genova in quanto città, visto che siamo pronti, ma l'evento G8». Oppure, terza ipotesi, resta tutto come previsto, incrociando le dita con porti, aeroporti, stazioni ferroviarie e caselli autostradali chiusi per cinque giorni.
Fausto Bertinotti e i Verdi sono a favore di un rinvio. Il segretario di Rifondazione comunista chiede «l'immediata sospensione del vertice». «Il summit - dice - diventa una minaccia anche alla convivenza civile. L'Europa rischia di essere ricacciata indietro di un secolo quando la polizia e gli eserciti sparavano sugli operai. Goteborg dice a tutte le forze politiche responsabili che così non si può andare avanti. C'è una sola cosa ragionevole da fare: sospendere il G8 di Genova e convocare al suo posto l'assemblea generale delle Nazioni Unite». Per il verde Paolo Cento «il rinvio è necessario: dopo quello che è successo in Svezia, nulla può essere più come prima». L'alternativa sarebbe «l'eliminazione della linea rossa», la vera trincea che per il solo fatto di esistere scatena dichiarazioni di guerra da parte dei no global e i programmi repressivi del Viminale che armerà i 18 mila del servizio d'ordine di idranti e fumogeni. Il fatto è che in serata, a sorpresa, anche il Genoa social forum e le Tute Bianche, una della anime più agguerrite del popolo di Seattle, quella che ha già firmato la "dichiarazione di guerra" dicendo che la zona rossa sarà violata, comunque e nonostante i divieti, chiedono un rinvio. «Il vertice deve essere immediatamente revocato» dice Luca Casarini. «L'impero ha disvelato la sua violenza arrivando a sparare sui manifestanti. Le parole ora stanno a zero. Chi porta le pistole e i fucili dentro le manifestazioni sono solo i soldati dell'impero». Poi il messaggio per il presidente del Consiglio: «Se manterrà la data del G8 a Genova noi lo bloccheremo dal basso, costi quel che costi».
Vertice sì, vertice no. L'ex ministro Piero Fassino dice che non c'è alcuna ragione per sospendere il vertice. E il diessino Pietro Folena accusa Berlusconi di «allarmismo irresponsabile». Deciderà il governo con l'aiuto del Viminale e dei capi delle polizie e dei servizi. Ma lo studio di fattibilità per spostare la sede in una località di montagna sarebbe già a buon punto. Un mese è sufficiente per traslocare la macchina organizzativa. Ma questa è l'ultima settimana utile per decidere.
(c.fus.)