La Repubblica 18 giugno 2001
Satelliti, idranti e tv nascoste
il Viminale prepara la sua rete Pronti all'uso lacrimogeni e gas urticanti, maggiore
decisione dopo la lezione svedese
il retroscena
CLAUDIA FUSANI
ROMA - Telecamere piazzate in ogni angolo di strada. Bonifiche, cioè controlli,
perquisizioni e sequestri di armi o oggetti utili per la guerriglia che possono trovare
rifugio in case, bassifondi, angoli di carrugi, case private, garage e cantine, anche
centri sociali e vecchie fabbriche abbandonate. E poi i mezzi, dagli autoblindo che a
terra bloccheranno i 241 varchi della zona rossa agli elicotteri e agli aerei che
dall'alto controlleranno ogni movimento sospetto. Le «armi», soprattutto lacrimogeni
urticanti e idranti con getti potentissimi azionati non solo a terra ma anche dall'alto,
visto che squadre di agenti saranno posizionate sui tetti dei palazzi che si affacciano
sulle zone considerate più a rischio. Infine i numeri: sedicimila uomini fra polizia,
carabinieri, guardia di finanza ma anche i reparti speciali di marina e esercito.
E' un dossier di decine di pagine e relative mappe con particolari ingranditi del centro
di Genova preparato dal Dipartimento di pubblica sicurezza e direttamente dal capo della
polizia Gianni De Gennaro. Dentro, come in un war game, la spiegazione degli scenari,
delle tattiche e delle tecniche antisommossa e antiguerriglia per controllare l'assalto
delle Tute bianche e dei "no global" al fortino del G8.
Solo dopo averlo esaminato per un'ora e mezzo insieme con il ministro dell'Interno Claudio
Scajola, il presidente del Consiglio ha pensato che Genova ha buone probabilità di non
diventare Goteborg. Da parte sua, poi, il governo sa di dovere ancora tentare la carta del
dialogo con i manifestanti che potrebbe servire almeno ad isolare i più duri. Sapremo
solo oggi, o al massimo in questa settimana, se tutto questo basterà per lasciare il
summit a Genova o se invece vincerà il partito del rinvio o del trasloco guidato proprio
dal popolo di Seattle. In questi giorni ha ripreso quota l'ipotesi di un trasferimento in
una località di montagna al confine con la Svizzera. Ma l'incontro fra il ministro e il
premier avrebbe individuato una terza soluzione: resta Genova la città ospitante ma i
lavori del summit sarebbero non più nell'antico Palazzo Ducale bensì nella Stazione
Marittima che affaccia sul mare nel cuore del blindatissimo Porto Antico. Un luogo,
questo, che godrebbe di una buona serie di vantaggi: è stata ristrutturata con i soldi
del vertice; è dotata di pista di atterraggio per gli elicotteri, questione che sta molto
a cuore a Berlusconi perché consentirebbe ai capi di stato e di governo di arrivare
direttamente nel luogo dei lavori e di transitare a piedi nel vicinissimo centro stampa;
la Stazione marittima ha alle spalle il mare blindato da navi da guerra e davanti almeno
tre, quattro chilometri di zona rossa. Insomma, un luogo inarrivabile e impossibile per i
manifestanti.
Ma torniamo al voluminoso dossier che sembra aver tranquillizzato il premier. «Bisogna
immaginare si spiega una situazione da ordine pubblico negli stadi per le partite più a
rischio». Genova è stata blindata via terra, chiusa l'autostrada, via mare, chiuso il
porto, e via cielo, chiuso anche l'aeroporto. Poi è stata divisa in aree, la zona rossa
inviolabile e la gialla dove potranno manifestare i "no global". Queste zone,
già in questi giorni, stanno per essere attrezzate con telecamere. La polizia scientifica
è al lavoro per i sopralluoghi. Infine è stata tracciata la mappa dei varchi e delle
zone più deboli, cioè più a rischio, che saranno bloccati a terra con i mezzi
autoblindo, quelli con le grate di ferro a protezione dei vetri, e dall'alto con squadre
di agenti piazzati sui tetti e armati di idranti e fal per i lacrimogeni. «L'obiettivo è
evitare il più possibile il contatto ravvicinato fra agenti e dimostranti» spiega un
funzionario. In questo modo, contando i controlli dal mare con le navi da guerra, dal
cielo con sistemi satellitari e le bonifiche per disarmare eventuali depositi di armi non
convenzionali come pietre e sbarre di ferro, l'inviolabilità della zona rossa sembra
assicurata.
Restano i cortei e la zona gialla, perché non solo va salvaguardato il summit ma occorre
anche tutelare la città e chi vuole manifestare pacificamente. Per queste funzioni, da
mesi, agenti dei reparti mobili e carabinieri stanno seguendo corsi speciali per tecniche
antiguerriglia e antisommossa. Gli uomini saranno dotati di tute imbottite da
combattimento, caschi, scudi e manganelli anche per i carabinieri da sempre obbligati in
ordine pubblico con le vecchie baionette: diecimila equipaggiamenti sono già arrivati in
un magazzino di Ostia. «A Goteborg si fa notare dal Viminale non era stato preparato
nulla di tutto ciò».
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