La Repubblica 24 giugno 2001 D'Amato
frena i giovani industriali
"Sbagliato dialogare con i violenti"
Il presidente di Confindustria corregge Garrone.
"Sulla povertà servono risposte responsabili"
SALVATORE TROPEA
santa margherita ligure - E' durato una notte sola il flirt tra gli imprenditori e il
"popolo di Seattle". Ha provveduto Antonio D'Amato a chiudere lo spiraglio
aperto venerdì dal presidente dei giovani imprenditori Edoardo Garrone. «Nessun dialogo
con la piazza dietro la quale si nascondono movimenti portatori di una cultura
antiindustria, antiglobalizzazione, antitutto». Così ha detto e la sorpresa non è stata
minore di quella suscitata dalla proposta dell'ecotassa da parte del giovane petroliere
Garrone, dopodichè gli applausi della platea presente al meeting su «La governance della
globalizzazione» hanno compensato solo in parte le perplessità di chi ha giudicato fuori
misura il suo stop.
Il suo è stato uno sbarramento contro la violenza ma il margine lasciato al dialogo è
parso davvero esiguo, quasi inesistente, al punto che qualcuno ha osservato che con questa
uscita D'Amato ha cancellato la disponibilità espressa nei giorni scorsi dal ministro
Renato Ruggiero, che di contestazione antiglobalizzazione ha una discreta esperienza.
«Con la piazza violenta non si dialoga, né si può immaginare che da movimenti
antiglobalizzazione vengano risposte ai problemi che crea la globalizzazione stessa»: il
presidente di Confindustria non ha dubbi. La strada per lui è un'altra e soltanto
attraverso questa si possono dare risposte alla bambina fotografata da Sebastiao Salgado,
assunta a simbolo del convegno. «Noi abbiamo il dovere di dare risposte responsabili. Vi
è la necessità di restituire al G8 e ai vertici internazionali l'occasione e
l'opportunità di fornire soluzioni indipendendentemente da quanto accade nelle piazze».
Una via istituzionale ai problemi della globalizzazione: è questa che ha sugerito
D'Amato. «Non capisco per quale motivo chi ha la possibilità di andare in Parlamento a
portare le giuste istanze che nascono dalla globalizzazione preferisca invece stare dietro
ai movimenti violenti». Insomma un invito al dialogo che trascura o quanto meno
sottovaluta la crisi delle grandi istituzioni - Onu, Wto, Banca Mondiale e G8 - più volte
ricordata dallo stesso Ruggiero e che è forse una delle cause principali della nascita
della contestazione. |