Manifesto 24 giugno 2001 Scudi
umani
ROBERTA CARLINI
Uno dei maggiori quotidiani nazionali, accreditato come la punta di diamante della
sinistra assennata, ha annunciato ieri in prima pagina con il titolo principale un piano
di sequestro di poliziotti a Genova. Una parte del movimento antiglobalizzazione, si legge
su la Repubblica di ieri, si prepara a sequestrare e utilizzare come "scudi
umani" gli agenti. Il titolo è tra virgolette, e le virgolette sono del Sisde. Sulle
virgolette si sono incentrate ieri le reazioni più giustamente indignate: i servizi
segreti rimestano nel torbido e preparano un clima di guerra, si dice. Con qualche
fondamento: cos'altro hanno fatto nella storia d'Italia i servizi segreti?
Ma in questa sede vorremmo spostare l'attenzione su altri servizi, fondamentali nella
preparazione dell'evento mediatico che è diventato il G8 (e l'anti G8). Nelle ultime
settimane i giornali hanno annunciato: palloncini di sangue infetto, attacchi dall'aria,
sabotaggio radio, uomini-topo dalle fogne, 200 bare pronte, il solito Bin Laden.
Contemporaneamente, gli stessi giornali hanno scoperto la galassia della protesta del
2001, ne hanno raccontato le facce, hanno persino simpatizzato con i suoi argomenti,
pubblicando premi Nobel e vescovi, inchieste e recensioni. Proprio nel giorno in cui
gonfia l'allarme "scudi umani" suonando le trombe del Sisde, la stessa Repubblica
sbatte in prima pagina (a mo' di "scudo umano", metaforicamente s'intende)
Giorgio Bocca che saluta la protesta come unico antidoto all'"encefalogramma
piatto" della nostra società. In questo strabismo un occhio va al mercato e al
media-event, l'altro al riflesso d'ordine e alla paura della piazza.
La stessa agorafobia ha contagiato il presidente della Confindustria. Per un verso è
persino tranquillizzante che il capo degli industriali metta fine al gioco del
corteggiamento al "movimento" e dica chiaramente: lasciateci lavorare, voi siete
contro di noi. Ma inquieta quel rifiuto del conflitto e della piazza (dunque, del diritto
a manifestare) nelle parole di uno che del conflitto è parte in causa e di piazze piene
ne vedrà molte, nell'autunno. Tornando a Genova: certo, quella piazza conterrà di tutto,
come succede da qualche anno in qua. Conterrà anche quello che hanno "scoperto"
- andando a indagare su movimenti che erano da anni lì ben visibili a chiunque volesse
guardarli - i servizi segreti e i giornali. Ma forse anche quello che gli stessi servizi e
media ci stanno mettendo dentro.
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