Manifesto 15 giugno 2001

A luglio Genova senza diritti
C'è chi non riuscirà a raggiungere il posto di lavoro. E chi rischia di non passare le frontiere. Il governo stanzia altri 33 miliardi per la "sicurezza"
ANGELO MASTRANDREA

Alessandro vive a Quarto, dove con ogni probabilità si raduneranno buona parte dei dimostranti che saranno riusciti a evitare i blocchi di polizia, ma, bontà sua, lavora al centro di Genova, in piena "zona gialla". Nulla di sovversivo, per carità. La sua giornata lavorativa, come dipendente di una finanziaria regionale, la trascorre tra le banche del centro. Cioé nel perimetro di quell'area off limits per tutti, nel mese di luglio, che è stata identificata come "zona rossa". Dunque, non avendo alcuna voglia di andare in vacanza in quel periodo, Alessandro ha chiamato il numero telefonico messo a disposizione per la richiesta dei pass necessari per entrare senza problemi nelle aree vietate. All'altro capo della cornetta, un carabiniere addetto a fornire le necessarie informazioni. "Cosa devo fare per avere il pass?", chiede Alessandro. "Niente", è la risposta enigmatica del militare. "In che senso?". "Senta, le do un consiglio: se ne vada al mare". Magari, se le spiagge nel frattempo non fossero state chiuse al pubblico con tanto di decreto prefettizio, Alessandro al mare ci sarebbe pure andato, e volentieri. Ma non andrà così. Senza pass e volendo recarsi scrupolosamente al lavoro, Alessandro sarà costretto quotidianamente a cozzare contro le barriere innalzate per fermare l'avanzata del "popolo di Seattle" e per le quali il governo ha annunciato ieri un ulteriore stanziamento di 33 miliardi di lire.
Con Alessandro e con molti altri come lui, a Genova nei giorni del G8 si rischia di vedere in strada molti scontenti delle eccezionali misure di sicurezza messe in piedi in questi mesi: dai vigili del fuoco che si oppongono a chi vorrebbe utilizzarli per compiti di ordine pubblico - e che hanno aderito allo sciopero dei sindacati di base indetto per il 20 luglio, con tanto di corteo - agli abitanti del centro storico costretti a spostare le automobili in periferia e a muoversi con un bus navetta. Chi rischia di non esserci sono invece i manifestanti in arrivo dall'estero, in particolare dalla Francia, per la possibile chiusura delle frontiere.
Per tutti questi motivi il Genoa social forum, come invano aveva fatto con il suo predecessore Enzo Bianco, ieri ha chiesto ufficialmente un incontro al neoministro degli interni Claudio Scajola. "Ci permettiamo di disturbarla il giorno del suo insediamento effettivo come ministro dell'interno per sottoporle la questione dell'agibilità democratica di Genova nei giorni del vertice del G8", scrive in una lettera il Gsf. In ballottaggio ci sono ancora le autorizzazioni per la cittadella in cui svolgere il Public forum e per i cortei del 19 e del 21 luglio. In particolare, per il 19 è previsto l'arrivo nel capoluogo ligure di non meno di 20 mila immigrati da tutta Europa, per un corteo che dovrebbe attraversare il centro storico. "Sarà una manifestazione contro il razzismo, l'esclusione, ma anche per rivendicare e riaffermare i diritti, oggi negati, agli immigrati, il diritto di voto, il diritto di circolare liberamente, quello di poter dormire tranquillamente nelle proprie case senza vedersi apparire la polizia davanti all'improvviso", ha spiegato Roberto Demontis dell'associazione genovese Città aperta.
Ieri pomeriggio i rappresentanti del Genoa social forum hanno incontrato il vicesindaco Montaldo (Ds), ma per una risposta sull'accoglienza dovranno attendere la prossima settimana, quando gli enti locali dovrebbero dare delle risposte precise alle richieste degli organizzatori del controvertice. Ma, più che dalle amministrazioni locali, i problemi potrebbero giungere dal governo e dalla prefettura. La suddivisione del centro cittadino in una "zona rossa" e in un'altra "gialla", entrambe inaccessibili ai manifestanti, rischia infatti di provocare non pochi problemi logistici, soprattutto per quel che riguarda l'attraversamento della città. C'è poi il problema delle frontiere, dove potrebbero essere bloccate le migliaia di persone in arrivo dall'estero. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, il confine con la Francia, già chiuso una prima volta in occasione del vertice di Nizza, potrebbe essere blindato, questa volta in senso contrario. "E' sconcertante che, quando manca ancora un mese e mezzo al G8, già si parli di sospensione del trattato di Schengen", dice Paolo del centro sociale Zapata di Genova. Eppure, il fatto che le richieste dei manifestanti non trovino ancora ascolto e che il dossier G8 sul tavolo del ministro Scajola non venga reso pubblico "per ovvi motivi di riservatezza" non lascia presumere nulla di buono. Se a questo si aggiungono i 33 miliardi che saranno stanziati la prossima settimana per "far fronte agli standard di sicurezza del G8", il quadro si incupisce ancora di più. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi ha infatti annunciato che il governo presenterà un emendamento al decreto sul G8 che aggiungerà questa cifra ai 20 miliardi già stanziati.