Corriere della sera 3 luglio 2001
Sono arrivati in città i primi rinforzi per l’ordine pubblico: polemiche per le strutture destinate all’accoglienza. Sgomberati i senzatetto Trentamila genovesi controllati dalla polizia

Case perquisite, tutti i dati a Roma: si cerca chi potrebbe fornire basi ai contestatori del G8 nella zona rossa

ROMA - Sono trentamila i genovesi della zona rossa della città già controllati dalla forze dell’ordine. Residenti e commercianti che dalla prossima settimana saranno sottoposti a ulteriori accertamenti. Le ispezioni negli appartamenti e nei negozi che si trovano nel cuore di Genova andranno avanti fino all’inizio del G8. Ma intanto poliziotti, carabinieri e finanzieri hanno terminato il primo censimento. Sono entrati casa per casa e hanno verificato che non ci fossero armi o droga. Poi hanno trasmesso i dati al Viminale che li sta elaborando prima della concessione dei «passi» di ingresso. Tutti coloro che abitano o lavorano nel centro hanno dovuto «autodenunciarsi» e comunicare le generalità dei propri ospiti. Persone che, se non sono state segnalate, dal 18 luglio non potranno più varcare i limiti dell’area protetta. A Roma si sta effettuando adesso lo screening su tutti i nomi per individuare chi ha avuto guai con la giustizia e soprattutto se ci siano persone che potrebbero fornire basi logistiche ai contestatori del G8, permettendo loro di attaccare dall’interno l’area del vertice. Sono stati espulsi una settantina di clandestini rintracciati durante l’operazione. Il Comune ha invece iniziato lo sgombero dei senzatetto che saranno ospitati nelle strutture messe a disposizione dagli enti di volontariato o cattolici.
Da qualche giorno a Genova sono arrivati i primi rinforzi delle forze dell’ordine. Alla fine saranno 15.000: 7.000 poliziotti, 5.000 carabinieri, 1.500 guardie di finanza, 1.200 soldati dell’Esercito e 200 guardie forestali. Potenziato anche l’organico degli agenti di custodia, ma la polemica è già scoppiata. «Delle 40 guardie penitenziarie già in servizio - denuncia il sindacato Sappe -, 20 sono stati collocati in una stanza con un unico bagno, per giunta privo di porta. Gli altri 20 sono stati sparsi per vari alloggi, alcuni di colleghi in ferie. La mensa del carcere non funziona e ai colleghi sono stati dati buoni pasto da 9.000 lire. Ma come si fa a mangiare con 9.000 lire?». Critiche anche alla decisione di concedere ai manifestanti la zona di Marassi: «Il Sappe riterrà responsabile il capo della polizia De Gennaro, il prefetto e il questore di Genova di quello che potrà succedere davanti al carcere, dove è stato autorizzato il Forum degli anti-G8».
Il rischio è alto, le intenzioni dei contestatori non sono affatto buone. Mentre Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum assicura di «non prevedere alcuna violenza anche se saranno organizzate manifestazioni di disobbedienza civile», la Cub, Confederazione unica di base, annuncia l’attraversamento del Ponente, nonostante i divieti. «Il corteo in quell’area - spiega Pier Paolo Leonardi del coordinamento nazionale - è necessario per l'accerchiamento pacifico della zona rossa . Non è accettabile la cancellazione dei diritti in quella zona e men che meno il diritto a manifestare sul tradizionale percorso dei cortei dei lavoratori, che peraltro è da tempo sul tavolo del questore di Genova».
La posizione delle Tute Bianche guidate da Luca Casarini si conoscerà oggi, al termine del confronto tra le varie forze che compongono il Gsf, anche se hanno già anticipato il proprio dissenso rispetto all’accordo siglato sabato con il prefetto De Gennaro. Proprio ieri i rappresentanti dell’organizzazione hanno avuto un incontro con le istituzioni locali per stabilire i luoghi dove accogliere i manifestanti. E hanno annunciato l’arrivo di almeno 10.000 contestatori dall’estero.
Secondo le stime sono almeno 100.000 i «No global» che arriveranno a Genova durante la riunione dei Grandi. Saranno sistemati tra Levante e Marassi, ma il Comune dovrà prevedere all’installazione dei servizi e agli allacci di acqua e luce. «I tempi sono stretti - denunciano gli appartenenti al Gsf - e i lavori non sono nemmeno nella fase iniziale».

Fiorenza Sarzanini