Manifesto 1 luglio 2001

 
La sfida ai potenti della Terra
I nuovi eroi Il subcomandante Marcos diventa un riferimento per la rabbia e le speranze dei giovani. Che ricordano un altro ribelle, Ernesto Che Guevara
GIUSEPPINA CIUFFREDA

LInternational Forum on Globalisation chiude due decenni di lotte ed apre una nuova pagina. Nei meeting che seguono la riunione di New York (1995), il popolo che ha animato le lotte tra il 1970 e il 1990 incontra nuovi protagonisti. Non per questo si fermano gruppi e movimenti, ma entra in campo una nuova generazione, creativa e pragmatica, che ha di fronte una sola grande potenza e la sente responsabile dei guai del mondo, dà per scontato l'ambientalismo, il femminismo e anche l'anima, ama la musica, usa Internet e del passato impegnato ricorda solo il Che. Teddy Goldsmith cede la direzione di Ecologist al giovane nipote Zac; Naomi Klein a meno di trent'anni scrive un libro straordinario sulla struttura del capitalismo nell'era del marchio e sul movimento antagonista; due ragazzine della Columbia britannica di 17 anni fanno causa a McDonald's e la vincono mentre altri due giovani anarco-ambientalisti inglesi tengono in scacco la multinazionale per tre anni; trecento ragazzi italiani in tuta bianca difendono Marcos durante la marcia dal Chiapas a Città del Messico...
La fase due del movimento che si incammina sulla strada di Seattle si è chiusa a Rio nel 1992, quando George Bush padre non firma la convenzione sulla biodiversità perché "contraria agli interessi degli Stati uniti" e mette fine allla parabola dello sviluppo sostenibile, lo slogan inventato dal rapporto Brundtland dell'Onu (1987) per conciliare l'inconciliabile: la crescita economica e la protezione della natura. Anche se solo formalmente l'ipotesi va avanti per alcuni anni. Dal 1992 al 1996 delegati di gruppi e movimenti della società civile dei cinque continenti avranno infatti la possibilità d'incontrarsi in spazi paralleli ai vertici, convocati dalle Nazione unite sui punti critici dell'equilibrio ambientale e sociale mondiale: l'aumento di popolazione (Il Cairo 1994), la condizione femminile (Pechino 1995), lo sviluppo sociale (Copenhagen 1995), i problemi delle megalopoli (Istanbul 1996), la sicurezza alimentare (Roma 1996). Non influiscono su nessuna decisione ma consolidano le relazioni e definiscono strategie.
E'un cambiamento anche José Bové nel movimento dei contadini, e il subcomandante Marcos tra gli indigeni, entrambi nuovi eroi che incarnano la rabbia e le speranze dei giovani. Dalla metà degli anni Novanta, nella rete mondiale di ambientalisti, pacifisti, ecologisti sociali entrano infatti altri due soggetti forti: indigeni e contadini, humus fecondo per i ragazzi delle metropoli. Gli indigeni rivendicano conoscenze della natura fondamentali per la vita sul pianeta, e compiono un passo politico con l'esercito di liberazione nazionale zapatista e la rivolta in Ecuador: non più solo difesa e resistenza, ma lotte nazionali e strategie anti liberiste.Via Campesina, formata a Parigi nel 1993 per iniziativa delle associazioni contadine più combattive, il salto lo fa con Josè Bové. Attraverso i media, l'agricoltore francese dimostra che i contadini ancora esistono e sono molto arrabbiati. Al Nord vogliono coltivare con i metodi tradizionali e con l'agricoltura biologica, nel Karnataka in India, nelle Filippine, in Brasile, nel Bangladesh, in Colombia, in Africa lottano per la riforma agraria e per un'agricoltura sostenibile, tradizionale e organica, senza semi transgenici.
I movimenti in lotta non sono avanguardie sparse. Migliaia di gruppi agiscono entro una coscienza diffusa che sta spingendo milioni di persone a cambiare mentalità e abitudini di vita secondo una visione ecologica, spirituale e solidale, anche se non sempre queste tonalità si manifestano insieme. E' una soggettività basata su una percezione della natura non riduzionista, che accomuna antichi saperi indigeni e attualissime ipotesi scientifiche. Reagisce ai disastri ambientali e sociali esplosi negli ultimi trent'anni e cresce su quelli in atto, soprattutto la riduzione della varietà delle specie e il cambiamento del clima.
Il movimento è sociale e culturale e vuole cambiare ritmo al mondo, mutare i sogni dell'umanità. Sperimenta in arte, economia, scienza, educazione, nascita e morte, religione, musica, filosofia. Lo Schumacher College in Devon è un centro pilota della nuova cultura che viene elaborata in una miriade di altri luoghi sperimentando alternative pratiche: dal Cat in Devon agli Eco-Institute in Germania, al centro di tecnologie intermedie a Cesena, ai centri gandhiani in India. Lanciato da Attac, la struttura politica organizzata da Le Monde Diplomatique, centrata sulla Tobin tax (la tassazione dei movimenti di capitale), il Forum sociale di Porto Alegre, in Brasile, ha una continuità con il lavoro di elaborazione dell'Altro Summit e dei Global Forum nei Summit mondiali dell'Onu. La novità, forte, è però aver diffuso, grazie all'attenzione dei media, l'idea che le alternative al modello di vita egemone nel mondo sono possibili.
Quanto alla teoria, il movimento apprende come una mente diffusa. Vandana Shiva scrive testi lucidissimi sull'agricoltura; Yash Tandon elabora strategie per l'Africa; Teddy Goldsmith scrive tesi politiche basate sull'ipotesi Gaia; Roberto Bissio delinea un quadro del mondo visto dal Sud; Catharine Caufield mette sotto accusa Banca mondiale e Fondo Monetario; James O'Connor, unico marxista, lavora sulla contraddizione ambiente; dell'economie dei poveri e sulla convivialità scrivono Serge Latouche e Juan Martinez Alier; Susan George analizza i meccanismi della fame e il gap Nord-Sud; e, per ultima, Naomi Klein riesce a cogliere la nuova fase e pubblica teorie stimolanti sul capitalismo del logo.
E' ampia anche la gamma di metodi di lotta: tribunali, campagne, boicottaggi, disobbedienza civile, resistenza attiva. In Chiapas hanno un esercito, in Brasile i contadini occupano le terre, alle pendici dell'Himalaya le donne abbracciano gli alberi per difenderli. Nel nord ovest dell'India interi villaggi rifiutano di spostarsi per le mega dighe sul Narmada e marciano attraverso tre stati cantando, suonando strumenti e declamando poesie. Grenpeace abborda le navi baleniere con la sua Rainbow Warrior e cerca di impedire le esplosioni nucleari francesi a Mururoa. Un suo militante muore nell'esplosione provocata dai servizi segreti francesi. In Africa i coniugi Adamson, Diane Fossey e Jane Goodall difendono leoni, elefanti, gorilla e scimpanzè, e i primi due verranno uccisi dai bracconieri. In Gran Bretagna militanti di Animal Liberation liberano le cavie dai laboratori della vivisezione e finiscono in in prigione mentre i Diggers, dal nome di una frazione pacifista e socialista dell'esercito puritano di Oliver Cromwell, vivendo sugli alberi impediscono il taglio di boschi previsti per costruire strade. Nelle città americane manifestanti decementificano le strade a picconate per piantarci alberi. Earth First, gruppo anarco-vegetariano-animalista degli Stati uniti, per difendere i boschi spacca le motoseghe inserendo sbarre di acciaio nei tronchi e organizza in California campi di disobbedienza civile per studenti. Il suo primo leader Dave Forman viene arrestato mentre Judi Bori, la nuova dirigente, subisce un attentato e rimane gravemente ferita. L'Fbi l'accusa di trasportare tritolo, ma non è così e la verità viene fuori. Ex sindacalista, Judi Bori cambia strategia: attacca le multinazionali e dialoga con i tagliaboschi.
Con il Wto e la politica del Logo, l'avversario del movimento è l'Impero delle transnazionali, scenario decadente e cattivo anticipato da Asimov e Spilberg. La lotta preferita è il boicottaggio e il blocco dei vertici, ma anche l'occupazione di strade con Reclaim the street, che riesce a bloccare il centro della City di Londra.
Il problema del lavoro tormenta la gente ovuque. Reagiscono per primi gli ambientalisti e le associazioni che difendono i diritti umani, poi cresce la protesta di lavoratori e sindacati. Jeremy Rifkin scrive La fine del lavoro ma è No Logo di Naomi Klein il testo base di riferimento. La produzione si sposta nel sud con condizioni ottocentesche. Le imprese tendono a gestire il marchio, che è molto di più dell'occuparsi di pubblicità o sponsorizzare, liberandosi della produzione e dei lavoratori. Tagli all'occupazione, part time, lavoro interinale e a contratto esterno. Microsoft perde una causa ma in genere i tentativi di sindacalizzazione dei precari fa chiudere l'impresa. La flessibilità è un'opportunità per chi ha un buon reddito, cultura e energie da spendere, per gli altri la precarietà del lavoro è la base di una insicurezza cronica e di scivolate drastiche nella scala sociale. Le campagne contro le multinazionali che disvelano condizioni di lavoro "flessibile" da prima rivoluzione industriale, distruzione della natura, violazione dei diritti umani e dei popoli, si susseguono senza soluzione di continuità.
Il boicottaggio delle merci, base delle iniziative degli anni '80, resta fermo ma attraverso campagne che attaccano a fondo l'immagine delle multinazionali, perno delle loro strategie. Gli strumenti scelti sono Internet e l'interferenza culturale, vale a dire la modifica dei cartelloni pubblicitari, parodiati in modo che emerga il vero contenuto, negativo, del messaggio, ormai arma culturale che invade e condiziona ogni aspetto della vita. Adbuster, rivista di Vancouver, con altre sei prestigiose pubblicazioni di design, lancia un manifesto per artisti che vogliono smetterla di vendere il loro talento alla pubblicità consumista. Quest'anno ha decretato il 4 luglio giorno dell'indipendenza dalle multinazionali, con un poster in rete dove le stelle diventano i logo delle corporations.
Il famoso pamphlet "Cosa c'è che non va nella McDonald's" lo scrivono alla fine degli anni '80 due giovani di London Greenpeace, gruppo londinese ecologista, pacifista, animalista, anarchico libertario. Helen Steel e Dave Morris, padre single, accusano il colosso del fast food di distruggere l'Amazzonia, sfruttare i lavoratori, attentare alla salute dei consumatori e torturare animali. Il testo viene diffuso in milioni di copie e tradotto in 27 lingue. Il processo, clamoroso, che segue dura tre anni. I ragazzi perdono ma il giudice nel verdetto afferma che è vero, McDonald's paga male i suoi dipendenti e contribuisce a tenere bassi i salari del settore in Gran Bretagna. L'immagine della McDonald's non sarà più la stessa. Altri obiettivi sono la Nike, per lo sfruttamento dei bambini nel lavoro, e la Shell, che Greenpeace attacca, vincendo, quando vuole affondare nel mare del nord in Gran Bretagna una vecchia piattaforma petrolifera, e dopo l'uccisione di Ken Saro-Wiwa, lo scrittore nigeriano che difendeva i diritti del suo popolo, gli Ogoni le cui terre sono state inquinate dalla multinazionale anglo olandese. Dopo la decisione di Bush di non tener fede agli accordi, già limitati, di Kyoto, nel mirino è la Esso, compagnia del petrolio leader nel mondo e uno dei principali sponsor della campagna elettorale del presidente Usa.
La prossima scadenza del movimento, Genova G8, intensifica la vibrazione partita da Seattle e cresciuta nei controvertici successivi: Davos, Praga, Melbourne, Nizza, Napoli, Trieste, Quebec city. Il Genoa Social Forum con le sue settecento associazioni, porta in sè la forza della società civile italiana, cresciuta testarda fuori e nonostante i partiti negli anni degradati della polita, e sarà il perno della protesta. La dichiarazione di guerra delle tute bianche è un proclama simbolico che dà voce a una realtà innegabile: in campo è sceso lo sfidante atteso, un "movimento di movimenti" pronto ad opporsi apertamente all'avidità cieca e arrogante dei potenti della Terra.

(3. fine. Le puntate precedenti sono state pubblicate il 19/6 e il 27/6/2001)