La Repubblica 20 giugno 2001 Spie e 007 sotto la Lanterna
Scajola manda una task force
Gli agenti segreti stranieri già in azione, ma si lamentano della logistica
LIANA MILELLA
ROMA - La verità sul G8 l'ha scritta ieri il quotidiano moscovita "Rossia":
«Il summit di Genova sarà una gigantesca joint venture di tutti i servizi segreti del
mondo, compresi gli agenti del Kgb». E, per una volta in vena di ironia, il giornale si
è perfino concesso una battuta che riecheggia il titolo di un famoso film di James Bond:
«Verranno dalla Russia con l'amore e nel segno della globalizzazione».
Ci saranno i russi naturalmente, che ieri hanno spaventato a morte i neoministri del
governo Berlusconi con la minaccia degli attentati pensati e programmati da Bin Laden, ma
anche gli inglesi del MI5, i francesi del Dgse, i tedeschi del Bundes Nachrichten Dienst,
gli 007 americani della Cia e i poliziotti dell'Fbi. Ma ogni paese membro del G8 sta
inviando a Genova i suoi uomini migliori. Per proteggersi e per proteggere un summit che,
per il clima che si è creato prima e dopo Goteborg, si sta profilando come una gigantesca
prova di forza tra i governi da una parte e i contestatori dall'altra.
L'Italia, naturalmente, sta facendo la sua parte. Diceva ieri Franco Frattini, il ministro
per coordina le spie: «Stiamo verificando, una ad una, tutte le informazioni che ci
arrivano dai servizi segreti stranieri a proposito del G8". E aggiungeva, facendosi
portavoce del lavoro che all'Interno sta costruendo il suo collega forzista Claudio
Scajola: "Il Viminale sta producendo uno screening su tutte le associazioni
antiglobalizzazione per identificare quelle non violente con cui poter aprire il
dialogo".
Ma questo non basta di certo a mettere tranquilli i governi stranieri che ormai hanno ben
capito quanto Genova, come sede del G8, sia una città del tutto insicura. E come se fosse
necessaria un'ulteriore conferma -confida a "Repubblica" una fonte della
questura ligure -ecco perfino le gravi difficoltà logistiche in cui si dibattono gli
spioni stranieri per trovare il posto giusto dove dormire e lavorare. Altro che futuro G8:
gli 007 d'Oltralpe stanno tormentando i colleghi della nostra intelligence perché non si
fidano degli alberghi in cui risiedono e si sentono insicuri per strada.
È con tutto questo che la macchina organizzativa delle spie, dei poliziotti, dei
carabinieri, dei corpi speciali antiterrorismo italiani sta facendo i conti. E, come non
bastasse, il suicidio dell'anarchico Mario Deiana ha gettato ieri sale sulle ferite. Il
leader delle Tute bianche e dei centri sociali del Nord Est Luca Casarini non esita a
parlare di "nuova strategia della tensione". Quel morto sui binari gli ricorda
piazza Fontana, le bombe della destra e i depistaggi dei servizi segreti. Gli
investigatori del Viminale respingono una lettura dietrologica, ma quel morto pesa
comunque su Genova. E fa dire nell'entourage di Scajola: «I nostri inviti al dialogo
rischiano di frantumarsi di fronte a un morto come questo. I duri del movimento di Seattle
cercano in tutti i modi di dipingerci come dei repressori. Deiana suicida sui binari, con
il suo vestito colorato, potrebbe diventare il simbolo della rivolta».
A Genova sono già arrivati e stanno arrivando i migliori "strateghi"
investigativi della polizia. A cominciare dal prefetto Ansoino Andreassi, il vicario di
Gianni De Gennaro, che da pochi mesi ha lasciato la guida della polizia antiterrorismo ed
è il funzionario che, in un momento difficilissimo per gli 007 italiani come quello delle
indagini sullo scandalo dei fondi riservati (era il 1993), era proprio uno dei numeri due
del Sisde, il nostro servizio segreto civile. Non solo: quand'era giovane, Andreassi ha
sempre lavorato sul terrorismo. Chi meglio di lui - poliziotto che ha vestito i panni
della spia -può tessere la tela per scoprire eventuali provocatori? Con Andreassi parte
Arnaldo La Barbera, il nuovo capo della polizia di prevenzione, ma anche Franco Gratteri,
il direttore del Servizio centrale operativo, la struttura che guida le investigazioni
della polizia italiana. E non manca neppure Alessandro Pansa, capo degli esperti
antihacker del Viminale. Se, come più di un servizio straniero ha segnalato, i
contestatori potrebbero aggredire le reti informatiche del G8, gli uomini di Pansa
dovrebbero cercare di opporre una barriera.
Da quando è arrivato al Viminale - ormai è una settimana - Scajola ha raccomandato di
"abbassare i toni" cercando di aprire una via di dialogo con i gruppi di
Seattle. Ma, contemporaneamente, i suoi uffici stanno facendo la conta tra tutte le
polizie e i servizi per capire chi sta monitorando Genova: i carabinieri, ad esempio, che
hanno sul campo gli ufficiali del Ros, la struttura antieversione dell'Arma. In missione
c'è Giampaolo Ganzer, il colonnello che ha investigato su Iniziativa comunista, il gruppo
che, secondo le indagini dei Cc, voleva "dialogare" ed essere riconosciuto a
tutti i costi come un interlocutore dalle neoBierre.
Servirà tutto questo a "salvare" Genova ed evitare la prima brutta figura
internazionale del Cavaliere? Nello staff di Berlusconi, di Scajola, di Frattini, di
Ruggiero i dubbi non mancano. Ma ormai è troppo tardi. Il G8 si farà. E si farà a
Genova. Le spie di tutto il mondo sembrano divertirsi a chi la spara più grossa, ma non
hanno altro modo per proteggere le loro poltrone. E lo sanno bene i direttori italiani di
Sismi e Sisde che potrebbero essere i primi a lasciarci le penne.
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