Manifesto 19 giugno 2001 La
strategia dell'attenzione di Berlusconi
COSIMO ROSSI - ROMA
" Agli italiani e agli europei che dissentono, che si preparano a
manifestare in piena legittimità a Genova, il governo si rivolge con una sola parola:
siamo aperti al dialogo, purché il diritto costituzionale venga rispettato". E' un
Silvio Berlusconi in versione ultra-ecumenica quello che parla del G8 nel corso delle sue
dichiarazioni programmatiche al senato. E che in sostanza conferma lo svolgimento del
vertice a Genova.
Al popolo di Seattle - diventato per lui a Göteborg "popolo di teppisti" - il
cavaliere si rivolge come se parlasse la loro stessa lingua: "Tutti debbono capire
che i temi che vogliamo discutere al G8 sono gli stessi che animano i cosiddetti
contestatori". Il problema, semmai, è che "non c'è stata finora una linea di
comunicazione tra noi e loro". Un canale che il governo Berlusconi giura di voler
aprire. "Ma il tutto deve svolgersi nella più rigorosa esclusione di ogni forma di
violenza e nella più gelosa tutela dell'ordine pubblico".
Non si sogna certo di porgere una guancia, il presidente del consiglio in attesa di
fiducia. Anzi, tira diritto. Perché se c'era un'occasione per annunciare lo spostamento
altrove del vertice era ieri al senato: il discorso di Berlusconi invece conferma la
scelta di Genova, anche se non scioglie nessuno dei nodi organizzativi del vertice e delle
contromanifestazioni. Una questione - informa un ministro - di cui "Berlusconi si sta
occupando personalmente insieme a Scajola", il titolare del Viminale.
Prova ne sia il fatto che quella del cavaliere è molto più di una strategia
dell'attenzione nei confronti del movimento di Seattle: è insieme un'operazione
propagandistica e la precostituzione di un alibi. Perciò Berlusconi parla al senato quasi
come se al G8 dovesse fare il portavoce del Genoa social forum. Perciò, prima di
parlare di Genova, fa una lunga premessa sul "messaggio forte" che il suo
governo poterrà al vertice: sulla cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo,
sulla "lotta all'emarginazione e alla miseria", sui diritti civili,
sull'ambiente e la sicurezza alimentare. Su queste belle parole - affatto discordanti con
l'impostazione programmatica del governo illustrata ieri - la "linea di
comunicazione" che Berlusconi dice di perorare dovrebbe aprirsi tra il movimento e il
ministro degli esteri Renato Ruggiero, l'ex presidente del Wto, l'organizzazione mondiale
del commercio che ha innescato la protesta di Seattle.
Ma tant'è, fuor di paradosso la parola "dialogo" è la consegna data a tutta la
maggioranza. Dialogo invoca il presidente della camera Pier Casini, che al termine di un
incontro con il Forum del terzo settore dichiara: "Occorre ascoltare tutte le voci,
anche quelle di forte protesta". Per questo Casini ha intenzione di proporre un
incontro tra tutti i capigruppo e le associazioni che intendano manifestare a Genova. Un
incontro che, intanto, oggi vedrà faccia a faccia i reggenti della Quercia e i portavoce
del Genoa social forum. I Ds si stanno infatti preoccupando di avere "una
piattaforma autonoma" per affrontare il G8 e il controvertice, in modo da non
rimanere stritolati tra le contromanifestazioni e l'abito da missionario del premier.
"Dialogo" chiede anche il ministro per la funzione pubblica con delega ai
servizi Franco Frattini. E aggiunge "tolleranza anche verso chi, come si è visto a
Göteborg, ha intenzioni tutt'altro che pacifiche". Ma di annullare o spostare il G8,
come è tornato a chiedere il Prc nell'aula del senato, non se ne parla nemmeno.
La stessa idea che il vertice possa svolgersi a bordo di una nave - invece che a palazzo
Ducale - è stata sostanzialmente esclusa da Frattini e dagli addetti all'organizzazione
del G8. Non solo perché parrebbe una ritirata, anche perché ormai non c'è tempo per
modificare di molto i piani. A bordo di navi dovrebbero invece essere ospitate le
delegazioni e una parte dei giornalisti: il che sposta il cuore blindato del G8 sempre
più verso la vecchia stazione marittima.
Il capitolo dolente resta quello degli spazi e della loro agibilità. Perché "per
chiudere Genova bisognerebbe chiudere la Liguria", riflette un ministro. Inoltre
provocherebbe scontri fuori dal capoluogo e non sarebbe il sigillo più intonato ai
discorsi del cavaliere. L'opposizione su questo è irremovibile: "Bisogna dare spazio
alla possibilità di manifestare", rileva l'ex sottosegretario agli interni Massimo
Brutti. Il piano predisposto dal governo Amato prevedeva una serie di spazi per la
cittadella del controvertice e per i cortei. Senonché non fu reso noto. Perciò ora
Berlusconi può decidere a piacimento dove e come far manifestare, con addosso l'abito del
dialogo e in tasca l'alibi per discolparsi di qualsiasi accusa.
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