La Repubblica 25 giugno 2001

IL SUPERPOLIZIOTTO E LE TUTE IN GRIGIO
di FABRIZIO RAVELLI


GENOVA - Gianni De Gennaro, il capo della polizia, ha l'aria ironica e il sopracciglio alzato mentre butta lì poche frasi politicamente corrette: "Desidero informarvi che ho avuto un lungo incontro, che considero assolutamente costruttivo dal nostro punto di vista...". Vittorio Agnoletto, medico e portavoce del Genoa Social Forum, aveva il sopracciglio nervosamente irto mentre annunciava: "Abbiamo interrotto l'incontro perché siamo profondamente insoddisfatti...".
Oggi a Genova la giornata va così: che ognuno si aspettava qualcosa di diverso. Una domenica degli equivoci. De Gennaro pensava forse di incontrare ragazzi agitati in tuta bianca, e ha trovato dei signori pacifisti coi sandali da frate.

Il Genoa Social Forum pensava che il governo avesse qualcosa da mettere sul piatto dell'accoglienza per gli antiG8, e si vede rimandare a una «sede politica».
I giorni corrono, meno di un mese all'arrivo degli otto Grandi della Terra e dei centomila che vogliono sfilare contro di loro. Sale la febbre della sicurezza, alimentata da quotidiani allarmi e da nuovi particolari sullo stato d'assedio che trasformerà il centro di Genova in una caserma. Tutto il resto scorre coi ritmi placidi e mediterranei di una tradizionale semiorganizzazione italiana: dai lavori di maquillage alla città, che risparmieranno i maleodoranti carrugi del centro, all'allestimento di posti letto per delegati e giornalisti. In fondo alla scala c'è questo «percorso» della trattativa, pavimentato da mille parole di apertura, ma per ora assai scivoloso e incerto. De Gennaro, apripista incaricato, torna a Roma perplesso e a mani vuote. Come era nelle previsioni, sicuramente anche sue, a ben guardare il sopracciglio alzato.
Il neoministro Scajola l'ha spedito a vedere che aria tira, e che facce hanno questi temutissimi antiG8. Le tute bianche, l'area dei centri sociali che aderisce alla rete del Genoa Social Forum, si sono adeguate. Dopo lunga riunione mattutina, con rappresentanti venuti da tutta Italia, hanno deciso di infilare nella delegazione un solo rappresentante. Si chiama Chiara Cassurino, è studentessa di Scienze politiche, lascia a casa la tuta bianca d'ordinanza e si presenta in borghese: pantaloni neri e maglietta. «E' il governo italiano che deve dare risposte - scrivono le tute bianche in un documento - . Qual è dunque la vera ragione per cui il signor Berlusconi, capo del governo, demanda al comandante in capo del suo esercito l'incontro con la società civile? E' forse come per i G8 che parlano di pace e in realtà scatenano le guerre ?».
Forse De Gennaro, quando li ha visti entrare nella sala riunioni in Questura, ha pensato d'aver sbagliato indirizzo. In testa Vittorio Agnoletto, fondatore della Lila (lotta all'Aids), in corretto completo kaki. E poi una dozzina di persone dall'aspetto quanto mai inoffensivo. Molte teste grigie. Una bianca come quella di Sergio Tedeschi, pacifista storico che viene dalla Cisl. Un maestro elementare come Fabio Lucchesi della Rete Lilliput, vegetariano, padre di famiglia, fedele al commercio equo e solidale, eccetera. Una femminista storica come Monica Lanfranco, un altro sindacalista come Bruno Manganaro della sinistra Cgil. E via così, tutta gente che il pacifismo ce l'ha scritto in faccia e nella propria storia. Senza un capo, ma con dei portavoce a turno. E, dietro la delegazione, uno sterminato panorama di olre 700 associazioni: dai centri sociali alle suore.
Il cosiddetto Popolo di Seattle è questa cosa qua, e si spera che il governo se ne faccia una ragione. Nel Genoa Social Forum, che parlava oggi per bocca del dottor Agnoletto, riescono con qualche difficoltà e molte discussioni a stare insieme quelli che si infilano tuta e casco per provare a sfondare le barriere - ma senza sassi, spranghe e bottiglie molotov - quelli che tengono per mano i bambini, quelli che digiuneranno in un convento, quelli che vogliono fare i dibattiti su nuove povertà e globalizzazione. Gli altri, gli arrabbiati veri, gli spaccavetrine, nel Gsf non ci sono. Ma per il governo sarà impossibile appaltare agli Agnoletto il lavoro di tenere separati «buoni» e «cattivi». Il Gsf non ha e non avrà un servizio d'ordine che faccia a legnate con gli altri.
Il capo della polizia De Gennaro torna a Roma con la verosimile sensazione che gli abbiano affidato una missione ad alto rischio di fraintendimento. Perché tutti, ma proprio tutti i centomila e passa che vogliono calare su Genova hanno la fermissima intenzione di tenere i loro cortei, di ridicolizzare ed aggirare gli sbarramenti, di mandare un segnale forte agli otto Grandi riuniti. La stragrande maggioranza lo farà con mezzi non violenti, e una sparuta minoranza proverà a occupare i telegiornali con altri mezzi. Mentre gli equivoci galoppano, il tempo passa e non arrivano le minime garanzie che la protesta pacifica abbia percorsi possibili, spazi per accamparsi, tende e cessi chimici. Quello che Agnoletto ha chiesto ancora a De Gennaro: «Cancellazione della zona gialla con diritto di manifestare, apertura delle stazioni e delle frontiere».
Mentre in questura l'incontro «tecnico» si spegneva dopo due ore e mezza di dialogo fra sordi, in piazza San Lorenzo andava in scena una surreale rappresentazione di «azione non violenta» che forse De Gennaro avrebbe dovuto vedere. Pattuglie di pacifisti recitavano da soli tutti i ruoli in commedia: manifestanti, polizia, vigili urbani, passanti. Un Living Theater antiglobalizzazione, in mezzo ai fedeli genovesi che andavano a messa. Tutto di cartone, dai caschi ai finti manganelli: «Dolore, dolore!», dicevano quelli nella parte dei picchiati. Si addestravano a intasare i posti di blocco, e alla resistenza passiva. Qualche genovese rideva, qualcuno diceva «andate a lavorare». Risposta tipo: «Guardi che io faccio il pedagogo».
La galassia antiG8 mette in scena le legnate che si prepara a prendere, e guarda con comprensibile terrore ai segnali d'allarme che fanno salire la febbre. Attende l'incontro «politico» con il ministro Scajola, con il governo che promette aperture alla protesta pacifica. I genovesi, spaventati da mille ostacoli al loro trantran, si preparano ad abbandonare la scena di questa incomprensibile rappresentazione.