Manifesto 5 luglio 2001 Due
trappole per il G8
A Montecitorio un'insidiosa aria consociativa, in piazza a Genova un'altrettanto insidiosa
aria "militare". Dopo le pistolettate di Göteborg l'innocenza del movimento è
finita. La globalizzazione economica è il nemico da battere, certo. Ma con la non
violenza FIORELLO CORTIANA - FRANCESCO MARTONE*
Oggi siamo parlamentari, ma la nostra esperienza personale e politica ha
radice nei movimenti di base. Ciò non ci autorizza a nulla se non a proporre di
condividere alcune riflessioni nel cammino che conduce a Genova, al prossimo vertice del
G8. Noi non sappiamo a quale associazione del "popolo di Seattle", se a una di
quelle pacifiche o di quelle aggressive, appartenesse Tobi, il ragazzo colpito alla
schiena da un colpo di pistola della polizia. Soprattutto sappiamo che a Göteborg è
finita l'innocenza del movimento contro la globalizzazione e che molti su vari fronti sono
responsabili dell'accaduto e in particolare devono sentirsi responsabili delle
conseguenze, a partire da Genova e a seguire.
E' assolutamente fondato ma parziale attribuire la responsabilità alle forze dell'ordine
e ai servizi. Ci sono infatti gruppi organizzati che deliberatamente e a freddo agiscono
per ridurre le manifestazioni ad una questione di ordine pubblico. Non c'è nessuna
mistica dell'unità del "movimento" da preservare per indurci allo strabismo: a
Praga, e non solo, eravamo in cortei ben separati, non solo dai colori, ma anche dalla
pratica.
Il bastone di Fini e la carota di Ruggiero non devono indurci ad un doppio e fatale
errore: in Parlamento ad accettare una logica consociativa ed ipocritamente bipartisan che
non mette in discussione il liberismo ma chiede che sia caritatevole, in piazza accettando
la trappola militare e simbolica della linea rossa da passare con le buone o con le
cattive.
Una rete libera e connessa composta da associazioni, parrocchie, sindacati, centri
sociali, Ong, esponenti istituzionali, del nord e del sud del mondo, ha messo in
discussione l'espropriazione di sovranità dei Parlamenti e dei popoli del pianeta. Ha
messo in discussione il liberismo come una logica planetaria cui subordinare la vita del
vivente, i suoi alfabeti e i suoi diritti. Queste due questioni sono entrate nelle agende
ufficiali e stanno diventando consapevolezza diffusa, sono infatti questioni di
democrazia, e così devono essere percepite. E' tempo che i cuori e le menti si aprano e i
corpi si mettano in gioco.
La scelta della non violenza è la scelta più radicale che ogni esperienza della rete
globale dei diritti può compiere per essere efficace. Non vi è alcuna utilità nel
contrapporre a linguaggi militari, linguaggi paramilitari, se non per
l'autoreferenzialità compensativa di chi li pratica. Invece l'aumento della
partecipazione diretta può produrre sussidiarietà, e la contestazione non della
legittimità degli incontri, ma della stessa titolarità a decidere per il mondo, può
riportare la politica pubblica nei Parlamenti.
All'autorità sulla piazza il movimento dovrà però sostituire l'autorevolezza della
proposta politica. Una proposta che si sta sviluppando a tutto campo a partire da Porto
Alegre e che deve saper contrapporre al sistema economico neoliberista un paradigma
diverso fondato sulla solidarietà, i diritti, la tutela dell'ambiente. Un approccio che
tolga centralità al mercato per recuperare i luoghi veri della politica, intesa come
perseguimento del bene comune. Insomma, una nuova forma di democrazia globale, nella quale
i cittadini, i consumatori, gli "esclusi" possano sentirsi partecipi in prima
persona. Un sistema responsabile, equo e sostenibile. E il nostro ruolo come parlamentari
deve essere quello di interpretare, recepire e rappresentare queste esigenze diffuse, di
creare strumenti di trasparenza, di controllo, di indirizzo ai processi di globalizzazione
economica.
Varie sono le iniziative che i Verdi hanno lanciato verso il G8, tra cui un Osservatorio
Istituzionale sul G8 ed una mozione presentata alla Camera e al Senato che riguarda non
solo l'agibilità democratica di Genova, ma che propone una piattaforma per la
globalizzazione dei diritti. Una piattaforma che recepisce le richieste e le proposte
delle campagne internazionali per la cancellazione del debito, per la Tobin Tax, per la
riforma delle istituzioni finanziarie internazionali e le agenzie di credito
all'esportazione, per la radicale riforma dell'Omc.
Forse quello di Genova sarà finalmente l'ultimo G8, l'ultima autocelebrazione della
potenza di 8 paesi che da soli consumano la stragrande maggioranza delle risorse naturali,
che controllano le istituzioni internazionali e le cui imprese multinazionali controllano
la maggior parte dei flussi finanziari e commerciali. Il giorno dopo Genova però non
dovremo abbassare la guardia, perché altre importanti scadenze internazionali ci
aspetteranno nei prossimi mesi. Sarà allora necessario vigilare affinché al termine del
G8 non segua l'inizio di un processo decisionale ancor meno trasparente e lontano dai
riflettori dei media e dall'attenzione e preoccupazione dell'opinione pubblica. Non
possiamo permettere che il nostro destino sia affidato a pochi funzionari o tecnici che
negoziano in segreto, come successo nel caso dell'Accordo Multilaterale sugli
Investimenti, un accordo abortito appena esposto alla luce del sole, tanto grave era
l'attentato alla democrazia e tanto forte la protesta popolare che ne seguì.
La vicenda G8, oltre a segnare la "fine dell'innocenza", dimostra come esista un
grave deficit di democrazia, chiara espressione e conseguenza della globalizzazione
neoliberista. Ed allora la democrazia va recuperata nei suoi luoghi più consoni, nelle
piazze e nelle aule parlamentari, non nei mercati finanziari o nelle stanze dei bottoni.
Per questo noi Verdi ci faremo promotori di varie azioni, sulle quali chiederemo la
collaborazione e il sostegno dei movimenti della società civile, e dei Parlamentari
dell'Ulivo, dall'arbitrato sul debito estero, alla riforma della Banca Mondiale e del
Fondo Monetario Internazionale, al controllo socio-ambientale dei fondi pensione, a una
legge che una volta per tutte dia al Parlamento il potere di controllo e indirizzo
politico sulle scelte che l'Italia farà nell'ambito delle grandi istituzioni finanziarie
e internazionali.
Nel corso del dibattito sulla fiducia al Senato, il presidente del consiglio Berlusconi ha
manifestato disponibilità al dialogo sui temi del G8 e il sostegno al diritto di
manifestare. Il metro della credibilità di questi impegni si misurerà con l'impegno che
il governo prenderà sull'accoglienza dei manifestanti, sulla concessione di una
"cittadella" al Genoa Social Forum, sulla smilitarizzazione delle forze di
polizia, sulla messa a disposizione di piazze, scuole e campi di calcio come richiesto.
Eppoi a permettere in tempi strettissimi un dibattito vero, capace di attraversare anche i
lavori delle commissioni - diversamente da come sta avvenendo in queste ore - sui temi del
G8, sul debito, sul riassetto dei sistemi di governo globali, sull'ambiente e i diritti.
Ognuno faccia la parte che ritiene, ma con la consapevolezza che se i governi del G8
tenessero la loro conferenza via video e rete telematica, piuttosto che su una nave
spaziale, perché spaventati, non ci sarebbe nulla da festeggiare e i nodi resterebbero
comunque, tanto per le reti sociali quanto per i Parlamenti espropriati entrambi.
Senatori del Gruppo Verdi-L'Ulivo
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