Da "Umanità Nova" n.23 del 24 giugno 2001
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Assassini Globali
Tre colpi alla schiena

Una festa di piazza. Centinaia di ragazze ragazzi ballano di fronte ad uno schieramento di polizia in assetto da guerra. Una festa che è anche uno sberleffo contro i potenti che occupano la città, la loro come le nostre, ogni giorno della nostra vita. Dopo una giornata di manifestazioni il "Reclaim the street" è il momento della libertà, della gioia, dell'irrisione ai governanti arroccati nei loro palazzi. Siamo a Goteborg, dove alla metà di giugno la notte non cala quasi mai. Ma venerdì scorso il buio è calato all'improvviso. Nel video diffuso da Indymedia France vediamo un ragazzo che corre. Lontani, nella loro tenuta da automi, gli uomini in divisa lo prendono di mira: un primo colpo, poi in rapida successione gli altri due. Il volto si contrae per il dolore, feroce, che gli attanaglia le viscere, poi il ragazzo cade. Mentre scriviamo lui, nella rianimazione di un ospedale, lotta per la sua vita.

Pochi giorni dopo, dall'altra parte del mondo, la polizia spara ancora. Siamo in Argentina, mille chilometri a nord di Buenos Aires, in un posto che porta il nome di un generale, Mosconi. Lì, da oltre due settimane i disoccupati occupano la Ruta 34: chiedono una possibilità di vita, nel mare di disperazione che le infinite rovine delle politiche liberiste degli ultimi anni hanno lasciato ai tanti che la grande tavola imbandita del "libero mercato" lascia ai margini. La risposta è una repressione feroce: due morti e cinquanta feriti. Uno dei due disoccupati falciati dal piombo della polizia argentina è un ragazzo di 17 anni.

In Argentina, come in Svezia, vi è un governo "democratico" gestito da una compagine di centro-sinistra, segno inequivocabile, per chi ancora ne dubitasse, che il mondo che abitiamo, a tutte le latitudini, è dominato da un solo colore, quello dei soldi. Dei profitti che vanno garantiti a pochi, pochissimi sulla pelle dei più, cui viene negata la possibilità di vivere una vita decente.

Ai ribelli, a quelli che non ci stanno, a quelli che, per se e per tutti, vogliono un mondo più giusto il piombo dei poliziotti, dei robocop la cui ombra, in Svezia come in Argentina, fa calare il buio anche di giorno.

Il nostro pensiero va al compagno svedese che lotta per vivere. Come ciascuno di noi, ogni giorno, in ogni angolo del pianeta, per fermare la barbarie che avanza, per dare al nostro presente i colori della libertà. Il loro piombo ci spaventa, sì ci spaventa: siamo uomini e donne come tutti, ma non ci fermerà. Arrivederci a Genova.

Maria Matteo