Manifesto 5 giugno 2001

"E se a Genova sfilassimo nudi?"
La Rete Lilliput rilancia la protesta non violenta. Ma radicale e sui contenuti
A. MAS. - MASSA

Metti diverse migliaia di persone che sfilano completamente nude per le strade di Genova, metti che di fronte si trovino un esercito armato di tutto punto (diciamo con caschi, manganelli, fucili impugnati a mo' di spranga), a difesa di un'area vietata a tutti tranne che agli otto rappresentanti dei paesi più potenti della Terra. Quale pensate che sarebbe la reazione, dei cittadini, degli altri manifestanti ma soprattutto delle forze dell'ordine? Per la risposta bisognerà aspettare i giorni del G8, in particolare il 20 e il 21 luglio. La proposta gira già da qualche tempo nelle assemblee di diverse organizzazioni che fanno parte del Genoa social forum, ma nell'incontro di sabato e domenica della Rete di Lilliput, a Marina di Massa, è risultata tra le ipotesi più gettonate. Sì, perché c'è bisogno di un'iniziativa forte "per rispondere alla criminalizzazione del movimento" e soprattutto all'ineluttabilità degli scontri. E allora, "quale modo migliore, e radicale, di mettere in gioco i propri corpi se non quello di presentarsi nudi davanti ai potenti?", dice Monica Lanfranco.
Ma l'assemblea dei lillipuziani (una rete di circa 500 organizzazioni ambientaliste, pacifiste, femministe e del commercio equo e solidale, nata nel '99 dopo le proteste di Seattle) non è stata solo questo. I 150 partecipanti, in rappresentanza dei 50 nodi della Rete, hanno disegnato tre diversi scenari, per i giorni del G8, con le relative risposte, tutte rigorosamente ispirate alla non violenza. Se la situazione sarà tesa, ma sarà possibile manifestare, i lillipuziani non si tireranno indietro. Se invece la città sarà chiusa e i manifestanti saranno bloccati fuori Genova, si cercherà comunque di entrare in città anche a piedi. Ma se le distanze dovessero essere incolmabili, ad esempio se ci fosse un blocco dei treni alla partenza, si svolgeranno manifestazioni di protesta nei luoghi dei blocchi, che siano stazioni o autostrade. La stessa cosa accadrebbe, garantisce Lilliput, negli altri paesi europei, con il risultato di manifestazioni a macchia di leopardo e il probabile blocco totale delle comunicazioni in Italia ma anche in parte d'Europa. Se invece i manifestanti non verranno bloccati ma non ci saranno le autorizzazioni agli spazi, le iniziative si svolgeranno comunque, dove e in che modo si vedrà. "Ovviamente, ci aspettiamo che questa nostra dichiarazione venga accolta dalle autorità - dice Alberto Zoratti, portavoce genovese della Rete - Comunque, siamo in attesa di una risposta da febbraio". In particolare, la Rete di Lilliput (ma un po' tutto il Genoa social forum), insistendo molto sui contenuti, porta avanti la richiesta delle "piazze tematiche" (dove verrà fatta informazione sui diversi temi in discussione, dall'ambiente al debito ecologico sociale). Piazze che probabilmente non saranno concesse perché considerate delle "teste di ponte" per la protesta violenta.
Comunque, in vista dei giorni "caldi" Lilliput propone alcune tappe di avvicinamento, da organizzare per "gruppi di affinità": si comincia il 15 giugno con "Genere e globalizzazione" a palazzo San Giorgio, appuntamento promosso dalla Marcia mondiale delle donne. Poi, si vedrà: il 20 luglio sit-in di massa ai margini della "zona rossa", con azioni di disturbo simboliche e di sconfinamento, e il 21 luglio con il corteo unitario.