Corriere della sera  4 luglio 2001
Genova, «veleni» in Procura «Sprechi per 15 miliardi nell’organizzazione del vertice»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - La resa dei conti. I veleni e i rancori che correvano all’interno della struttura di missione incaricata di preparare il G8 sono finiti in Procura. A Genova se lo aspettavano in tanti. Il giorno è arrivato mercoledì 27 giugno. Un dirigente dell’organizzazione, da tempo in rotta con il ministro per il G8 Achille Vinci Giacchi, si è presentato alla Procura, e ha consegnato una «segnalazione» su (presunte) anomalie e sprechi avvenuti nell’assegnazione di servizi. Una specie di «j’accuse» fatto dall’interno, una dissociazione dalla gestione organizzativa del G8.


«SPRECHI» - Il primo passo dell’«anonimo» era stata una lettera indirizzata mesi fa all’allora ministro degli Esteri Lamberto Dini, che - nelle intenzioni dell’autore - avrebbe dovuto portare all’apertura di un procedimento amministrativo. Vinci Giacchi viene accusato di sprechi di denaro pubblico. Il ministro per il G8 non si sarebbe accorto che la legge 149 (che riguarda gli stanziamenti per il vertice) era corredata con una relazione tecnica che definiva i capitoli di spesa, assegnandoli a struttura di missione e Prefettura. Sempre secondo il pamphlet , a Vinci Giacchi sarebbe sfuggito il fatto che i lavori di telecomunicazioni e di adeguamento del centro stampa del vertice non competevano alla sua organizzazione, ma alla Prefettura. Considerando insufficiente il suo bilancio per tali spese, avrebbe sollecitato e ottenuto un rifinanziamento di quindici miliardi. «Il Capo Struttura - è scritto - avrebbe almeno dovuto leggere la relazione... Tale "svista" è costata all’erario circa 15 miliardi!».


APPALTI - La «segnalazione» (in pratica una denuncia fatta da un pubblico ufficiale) rinnova le accuse - anticipate alla Farnesina - riguardanti la sistemazione delle migliaia di addetti ai lavori che parteciperanno al vertice. A febbraio il capitolato di gara (il cui esito ha valore indicativo, non essendo un appalto pubblico) per i servizi d’accoglienza era stato assegnato ad una società, la «Promo Est», e dopo dieci giorni revocato. «A questo punto - scrive l’anonimo - tutti si aspettavano l’assegnazione al secondo in gara, la società che raccoglie le associazioni degli albergatori liguri... Inspiegabilmente Vinci Giacchi ha deciso di gestire fittiziamente "in proprio" tali prenotazioni... in realtà, l’incarico è stato affidato alla ditta "Triumph" (la società che aveva vinto la gara per i servizi congressuali, ndr )». Nella segnalazione alla Procura l’«anonimo» allega un verbale di riunione dal quale emergerebbe il ruolo attivo di questa società, e la volontà di tenerlo nascosto. «Triumph dovrà provvedere al personale, al software (privo della schermata Triumph), ai fax, tutto nell’assoluto anonimato, e il suo marchio non comparirà mai in nessuna comunicazione relativa al booking alberghiero. Si chiede a Triumph di «supportare in tutta la gestione, ma di non apparire».


TELEFONI - Infine, il capitolato di gara per la telefonia. Un’affare da 7 miliardi. Vince Wind, lo fa Wind. Ma, come nella lettera a Dini, l’anonimo parla del presunto tentativo da parte di Vinci Giacchi di favorire Telecom. Un sospetto che - sostiene - aveva avuto anche la stessa Wind, che aveva mandato un fax a Palazzo Chigi con il quale si diceva «molto sorpresa» per il fatto che l’offerta Telecom, giunta dopo la sua, fosse identica alla loro. Gara azzerata, a quella nuova si presenta solo Wind. Ma, a termini scaduti, Vinci Giacchi avrebbe scritto a un funzionario della Farnesina comunicandogli che restava comunque in attesa della proposta Telecom. Per questo, sostiene l’«anonimo», sarebbero stati alterati alcuni numeri di Protocollo.


LA REPLICA - Questo è il menù, non proprio invitante. Vinci Giacchi replica così: «Un castello di carta costruito su niente - dice -. Sono convinto che si tratti di ombre inventate». Alla Procura di Genova il compito di stabilire se quelle dieci pagine di «segnalazione» contengono qualcosa di più del rancore e dei sospetti di un funzionario della struttura di missione caduto in disgrazia.
Marco Imarisio