La Stampa
Domenica 1 Luglio 2001

I vescovi liguri: i ricchi pensino al resto del mondo
Alessandra Pieracci

GENOVA CANCELLAZIONE del debito, una nuova moralità per governare la globalizzazione: è l’appello dei vescovi liguri ai capi di Stato e ai cittadini nella lettera ai fedeli letta oggi in tutte le chiese della regione. «La doverosa attenzione alle esigenze della sicurezza di tutti e a quelle di un dialogo franco e responsabile tra le autorità e le varie espressioni della società civile, di cui molto si discute in queste settimane, non deve far dimenticare l’istanza fondamentale che si collega con il G8, quella cioè di dare risposta ai molti e gravi squilibri e ingiustizie presenti nel mondo, che un’incontrollata globalizzazione acuisce enormemente» è il monito dei vescovi.
Gli otto governanti «che si autoconvocano rappresentano solo una minoranza dei paesi del mondo e pertanto non possono parlare a nome di tutti i paesi», però «il loro incontro riveste una particolare rilevanza nei confronti dei grandi problemi planetari». Infatti, sottolineano i vescovi, «l’incontro deciderà quali impegni gli otto paesi più ricchi e tecnologicamente più evoluti assumeranno in ordine alla crescita delle economie e delle società meno ricche, o povere e affamate, e alla salvaguardia di un ambiente che è da sempre patrimonio comune e indiviso».
Così i vescovi liguri vogliono risvegliare un sussulto di «nuova moralità» di fronte ai problemi economici, sociali, sanitari che «si connettono con una globalizzazione non rispettosa dei fondamentali diritti umani». Intendono quindi «sollecitare gli stessi capi di Stato e di governo, che a Genova si incontreranno, perché sappiano ascoltare il grido di tanti popoli del mondo». Popoli poveri, calpestati nei loro fondamentali diritti umani. «Nell’agenda dei lavori del G8, la prima priorità deve andare alla lotta programmatica ed efficace contro la povertà».
L’attuale processo di globalizzazione, in particolare economico, finanziario e tecnologico, si configura «come profondamente ambiguo, perché, mentre avvicina e unisce tra loro i popoli, genera e alimenta intollerabili emarginazioni, con una vera e propria esclusione dei più poveri». La globalizzazione, quindi, deve essere «governata» con i criteri della razionalità e responsabilità. «In tal senso ci rivolgiamo a tutti i responsabili della polizia perché innovando profondamente strumenti e modelli istituzionali ricerchino modalità efficaci capaci di regolamentare una globalizzazione largamente e dispoticamente dominata dalla nuova finanza-economia, al di fuori di qualsiasi riferimento etico, di giustizia o di solidarietà».
Il monito è ai governi, perché cancellino o riducano il debito estero dei Paesi poveri. E agli operatori economici e finanziari, perché «sappiano riscoprire l’originario legame che intercorre tra finanza, economia ed etica, riconoscibile nel lavoro». Il rispetto dell’etica «torna sempre a vantaggio della stessa crescita economica». Il divario che separa il Nord dal Sud del mondo può avere «esiti certamente pericolosi e dirompenti». Promosso da «spericolati giochi economico-finanziari, aggravato dall’iniqua difesa delle cosiddette conoscenze proprietarie, ovvero brevetti costosi non accessibili a tutti», questo solco mostruoso che spacca il mondo «genera ogni giorno nuove apartheid e si regge su una impensabile concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di pochissimi, singoli individui o entità multinazionali».
Ovvorre quindi impegnarsi «nel recupero e nel rilancio della soggettività dei popoli poveri, nella loro autopromozione sociale ed economica». Contestazioni e dissensi sono sterili, soprattutto se accompagnati da atti di violenza. Il richiamo è a una vita più sobria e austera nel Nord opulento, con un forte impegno educativo. «Noi stessi - concludono i vescovi - vogliamo rinnovare il nostro impegno a rimanere coraggiosamente fedeli all’opzione preferenziale per i poveri».