08 Dicembre 1999  

 

 

Terra Terra di Marina Forti

 

Che si debba andare molto cauti con le manipolazioni genetiche viene confermato da nuove ricerche. Nessuna segnala catastrofi pazzesche, ma tutte indicano che i sistemi ecologici sono troppo complessi per essere trattati con leggerezza. I mezzi di informazione hanno dato sufficiente rilievo, per esempio, al fatto che la tossina Bt prodotta da mais genetico per tenere lontani gli insetti predatori finisce anche nel terreno sottostante, passando per le radici. Si riteneva invece il contrario. La ricerca, pubblicata da Guenther Stotzky sulla rivista Nature della settimana scorsa (vol. 402, pag. 480), suona come un importante allarme: la tossina è sì naturale, ma si trova in una pianta diversa da quella in cui si è sviluppata nel corso dell'evoluzione; non basta allora raccogliere le piante per eliminarla dall'ambiente, perché nel frattempo si è già diffusa nel suolo. Si voleva fare una cosa utile, e si scopre che la natura artefatta segue dei percorsi imprevisti.

Un altro studio, analogo ma meno noto, riguarda invece i pesci trattati con l'ormone umano della crescita. Lo scopo è quello di avere individui più grandi e quindi di aumentare la resa degli allevamenti di acquacultura. Ora William Muir e Richard Howard della Purdue university nell'Indiana, hanno pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Science (vol. 96) un studio che mostra risultati preoccupanti. Il pesce giapponese medaka usato nell'esperimento diventa bello grosso e risulta più attraente per le femmine, che più volentieri si accoppiano con i grandi individui. Lo stesso effetto è già stato osservato anche nei salmoni. Il risultato è che il gene modificato diventa sempre più diffuso e dominante, fino a estendersi a tutti i pesci dell'allevamento. Dunque la selezione sessuale - la preferenza delle pescioline per gli individui che hanno certi tratti fisici - fa il suo ottimo lavoro, favorendo un carattere utile (per noi che coltiviamo i pesci).

C'è un però, tuttavia: per motivi non ancora ben noti, i pesci modificati muoiono prima degli altri e un terzo di loro non supera la maturità sessuale. Facendo un po' di simulazioni al computer, i due ricercatori dimostrano che, così andando le cose, l'intera popolazione viaggia tranquillamente verso l'estinzione; 60 pesci genetici su una popolazione di 60 mila provocano la scomparsa di tutti quanti nel giro di 40 generazioni. Dunque un risultato paradossale: gli individui con il carattere meno adatto (perché muoiono presto) vengono scelti dalla selezione sessuale e portano alla rovina tutti quanti. Esattamente l'inverso del modello di Darwin in cui il patrimonio genetico più adatto sopravvive alla difficoltà ambientali e estende i propri caratteri a tutta al popolazione. Qui l'estensione c'è, ma è distruttiva, è la sopravvivenza del peggiore. Non per caso la selezione naturale ci ha messo milioni di anni a trovare il punto di equilibrio migliore per ogni specie in ogni ambiente. Accelerare artificialmente ha conseguenze imprevedibili. (franco carlini)