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.La malattia mentale non esiste  

La realtà di ciò che vediamo, sentiamo, pensiamo non sta nella nostra biochimica. La verità delle nostre esperienze non è un prodotto del nostro cervello. Noi percepiamo la realtà attraverso i nostri organi di senso, elaboriamo le informazioni attraverso il nostro cervello. Ma quello che proviamo, le idee che ci formiamo, le intenzioni che abbiamo, non si possono in nessun modo ridurre al modo in cui funzionano i nostri organi.

Non ho alcuna difficoltà ad affermare che tutte le esperienze umane hanno una base biochimica e organica. Vediamo attrverso gli occhi, pensiamo col cervello, ci muoviamo sulle gambe... Sono convinto che nel cervello dell'uomo che sente la 'voce' di dio succeda qualcosa: qualcosa che gli permette di sentirlo, vederlo, toccarlo. Il problema temo non sia questo. La questione che dobbiamo porci è se e in che misura possiamo decidere che il cervello che vede il Colosseo è 'normale' e quello che vede l'arcangelo Gabriele 'malato'.

La decisione sulla normalità o sulla realtà di un'idea o di un'esperienza non è cosa che riguardi la medicina. I processi organici sono impersonali: non sono giusti o sbagliati, veri o falsi, morali o immorali. La decisione su cosa mettere dal lato della malattia o della salute mentale non ha niente a che vedere con la scienza, riguarda la coscienza, la morale, il credo di chi si arroga il potere di giudicare.

Chi ha deciso che il nostro è l'unico modo di vivere e questo l'unico mondo possibile? Siamo noi a costruire la realtà. Non solo perché vediamo solo quello che vogliamo vedere, ma anche perché vediamo solo quello che possiamo vedere. I colori, le forme, i suoni, gli odori non esistono. Essi vengono costruiti dai nostri sensi. Ciò che chiamiamo realtà non è altro se non un'immagine parziale che noi creiamo di ciò che sta fuori o dentro di noi.

C'é un modo 'sano' di percepire la realtà? O ci sono possibilità di percezione infinite? Sentire suoni che altri non sentono, vedere cose che altri non vedono, possono essere capacità e possibilità 'superiori' a quelle delle usuali percezioni del mondo. Con lo stesso arbitrio con cui affermiamo l'insanità di tali esperienze, potremmo affermare la loro divinità. Perché 'malati' e non 'santi'? Perché 'pazzi' e non 'illuminati'?

pagg. 44, lire 5.000