Antipsichiatria
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Comitato d'Iniziativa
Antipsichiatrica. Campagna di difesa dei diritti delle persone sottoposte
a trattamenti sanitari obbligatori (TSO)
CAMPAGNA PER L’APPLICAZIONE DELLE
NORME DI TUTELA E DI DIFESA DEI DIRITTI CIVILI DEI SOGGETTI SOTTOPOSTI A
TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO (tso) PER MALATTIA MENTALE
Il T.S.O. è un provvedimento
sanitario di carattere eccezionale che limita la libertà personale di chi
vi è soggetto ed è regolato da una precisa normativa che ne definisce i
limiti, gli ambiti di applicazione, le procedure e le possibilità di
tutela e di difesa dei cittadini. La legge di riferimento è la 833/78 di
istituzione del Servizio Sanitario Nazionale e precisamente gli artt. 33 e
segg.
Dalla nostra esperienza di tutela
degli utenti volontari (e involontari) dei servizi psichiatrici siciliani
(fatto salva la nostra critica radicale a qualsiasi forma di coercizione
‘terapeutica’) emerge un quadro di violazione sistematica dello spirito e
della lettera della legge. In particolare facciamo notare che:
- Pur essendo il TSO un provvedimento di
limitazione della libertà personale (al pari di un fermo di polizia) che
necessita infatti della convalida entro 48 ore dell’autorità giudiziaria
(il Giudice Tutelare) pena la sua decadenza; e pur assumendo lo stesso
la forma giuridica dell’Ordinanza sindacale: non
ci risulta in nessun caso che tale provvedimento venga notificato
all’interessato al momento della sua applicazione. Ciò impedisce di
fatto il diritto del soggetto che vi è sottoposto di ricorrere contro
tale provvedimento (diritto sancito dagli articoli 33 e 35 della L.
833/78), limitando al contempo anche la possibilità di azione delle
associazioni di tutela. La mancata notifica dà vita ad un altro capitolo
di abuso laddove le persone possono essere obbligate a terapie e a
ricoveri in assenza di tale provvedimento (che è solo millantato) e non
sono spesso a conoscenza della natura giuridica del loro ricovero (e
quindi dei diritti che hanno).
Riteniamo pertanto che vada
richiesto all’Assessorato Regionale Enti Locali di formalizzare una
direttiva, valida per tutti comuni siciliani, che obblighi i sindaci a
disporre la notifica dei provvedimenti di T.S.O. a chi vi è sottoposto
così da garantirne il diritto all’autotutela e alla difesa legale e
evitare abusi illegali di tale istituto.
- Pur prevedendo l’art 33 della legge che la
persona sottoposta a T.S.O. ha diritto di comunicare con chi ritenga
opportuno, è da notare che dalle numerose visite effettuate nei reparti
psichiatrici, è emersa una situazione di negazione di tale diritto o per
la mancanza oggettiva di telefoni pubblici, per la selezione attuata dal
personale circa il numero e la destinazione delle chiamate o per la
selezione arbitraria attuata dai sanitari circa i visitatori autorizzati
a prendere contatto con i ricoverati.
Riteniamo pertanto che vada
richiesto all’Assessorato Regionale alla Sanità per il tramite dei
Direttori Generali delle ASL di dotare tutti i reparti di telefoni
pubblici e emanare apposita direttiva volta a permettere l’accesso
libero dei ricoverati ai telefoni del servizio (per i reparti privi di
telefono pubblico) e il reperimento dei gettoni nel caso di telefoni
pubblici già installati. Allo stesso tempo analoga direttiva dovrebbe
vincolare i responsabili dei reparti alla decisione diretta (e formale)
dei pazienti circa gli ospiti graditi o sgraditi (così come per altro
sancito dalla L.r. 7/91 sui diritti degli utenti dei servizi sanitari in
Sicilia).
- Pur prevedendo la possibilità di sottoporre le
persone in TSO a cure non richieste, la legge invita i sanitari a
ricercarne il consenso e, in ogni caso, non prescrive alcuna deroga al
dovere del medico di informare il paziente circa le cure praticate. In
via di principio la legge non indica neanche in assoluto quale sia la
terapia "coatta" da applicare, ragione per cui all’utente dovrebbe
essere lasciata la possibilità di scegliere su un ventaglio di terapie
possibili (e non essere sottoposto esclusivamente ad un bombardamento
massiccio di psicofarmaci). Dalle nostre visite e dalle testimonianze
raccolte si evince che la mancata informazione è un dato comune
dell’agire psichiatrico sia che si tratti di ricoverati coatti che
volontari, sia che si sia utenti ambulatoriali che si sia ospiti di una
casa famiglia. Quello che emerge è una sorta di teorizzazione del non
informare i pazienti della natura e degli effetti delle terapie (quasi
esclusivamente farmacologiche) a cui sono sottoposti per paura di un
loro rifiuto o abbandono: ciò in aperta violazione del codice
deontologico e delle carte dei servizi adottate dai servizi sanitari
pubblici. Non vengono al contempo date informazioni sui diritti sanciti
dalla legge, sulla natura del ricovero (se TSO o volontario) etc.
Riteniamo pertanto che vada
richiesta all’Assessorato Regionale alla Sanità una direttiva che
obblighi i sanitari a fornire le informazioni suddette in maniera
formale e concreta, utilizzando anche formule di consenso informato per
iscritto. Le informazioni circa i diritti e le procedure di tutela
potrebbero essere fornite attraverso la pubblicazione di un opuscolo
informativo da distribuire ai ricoverati nel momento dell’ammissione su
proposta delle associazioni di tutela (il Telefono Viola in questo caso
potrebbe fornire in breve tempo un vademecum efficace di autotutela
dell’utente).
- Pur non essendo vietato da una legge specifica,
l’uso e l’abuso che viene fatto in psichiatria di mezzi di contenzione è
purtroppo una prassi comune a molti reparti. Questa pratica oltre a
violare il codice deontologico è sanzionabile sulla base del diritto
penale come violenza privata e, a seconda dei casi, lesioni, sequestro
di persona etc. La contenzione non è un mezzo terapeutico e la legge può
giustificare una "temporanea" immobilizzazione solo nei casi di TSO e
solo per il tempo necessario a praticare una terapia la cui
somministrazione rivesta carattere di urgenza. Negli altri casi essa non
può che essere uno strumento di violenza, di sopraffazione e di
punizione che non può essere accettato e che va denunciato.
Riteniamo pertanto che l’Assessorato
Regionale alla Sanità debba censire e requisire i mezzi di contenzione
tuttora in uso presso i reparti psichiatrici, debba con sua direttiva
vietarne l’uso a qualsiasi livello e con qualsiasi mezzo.
Il presente documento
è stato inviato a tutti i deputati dell'assemblea regionale siciliana,
nonché ai rispettivi Assessori alla Sanità e agli Enti Locali. La campagna
sarà appoggiata da iniziative di ispezione presso i reparti psichiatrici
della provincia di Catania e di Messina (province in cui operano le due
sedi di Telefono Viola del Comitato d'Iniziativa Antipsichiatrica). E?
stato già richiesto un incontro con gli Assessori competenti.
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