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PIÙ CUBA RESISTE PIÙ LA SI RISPETTA;
Discorso pronunciato dal comandante in capo Fidel Castro Ruz, primo segretario del Comitato centrale del partito comunista di Cuba e presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri, alla chiusura del festival internazionale giovanile "Cuba vive", svoltosi nel teatro Carlo Marx il 6 agosto 1995, anno del centenario della morte di José Martí.
In un paese come Cuba, dove l'85% delle famiglie è proprietario della sua abitazione, grazie alle leggi della Rivoluzione e all'opera della Rivoluzione, tutte queste famiglie perderebbero la proprietà della casa. È qualcosa di tanto stupido che noi siamo stati quasi sul punto di inviare un telegramma di ringraziamento a Helms e a Burton, e dir loro: " Molte grazie, guardate che ci state aiutando".
Come ha detto lo stesso Clinton, in accordo con questa Legge Helms-Burton gli indennizzi che Cuba dovrebbe pagare non sarebbero limitate ai soli 5 o 6 miliardi di dollari per quelle che furono proprietà nordamericane. Ci sarebbe comunque già da discutere sull'entità di questa cifra, ma se lo desiderano, possiamo persino accettarla, però sarebbe necessario fare il conto delle decine di miliardi di dollari che loro devono a noi come indennizzo per il blocco. Saremmo perfino disposti a pagare le proprietà nordamericane, se ci indennizzassero.
Dicevo che, secondo i calcoli di Clinton, la legge menzionata richiede che si paghino 100 miliardi di dollari, includendo le proprietà di cubani che sono divenuti nordamericani, mentre il blocco proseguirebbe fino al completo pagamento dei 100 milioni. Alcuni si sono resi conto dell'enormità della richiesta e hanno cominciato a parlare della necessità di alcune modifiche, ma per noi è esattamente la stessa cosa. Sappiamo quello che significherebbe se questo paese cadesse di nuovo nelle mani degli Stati Uniti, con o senza legge Helms-Burton. Ciò che dicono sia accaduto in Indonesia o in Guatemala sarebbe una sciocchezza.
È inconcepibile credere che i cubani farebbero come all'epoca dei romani quando nel circo gli schiavi gridavano: "Viva Cesare, quelli che vanno a morire ti salutano". È come se ci fosse un solo cubano qui disposto a dire: "Viva l'imperatore!" o "Viva l'impero, noi che andiamo a morire piegheremo la testa affinché ci eliminino!"
Loro devono sapere che qui non c'è nessuno che non sia disposto ad impugnare un'arma e che non combatta fino alla fine, fino ad una morte veramente gloriosa; ciò che è inglorioso è offrire il collo affinché l'impero lo tagli. Loro sanno che questo non può accadere e che non accadrà mai, nonostante le idiozie che dicono. Dovrebbero insegnar loro qualcosa tutti questi anni di resistenza e lotta di Cuba, che non accetterà mai quel destino.
Voi, nostri amici, comprenderete che abbiamo ragioni solide e profonde per pensare così. Anche se non si trattasse di difendere la vita di ogni cittadino di questo paese, se si trattasse solo di difendere le idee della Rivoluzione, varrebbe la pena una e mille volte di lottare fino alla morte.
I cristiani, che in un certo momento della storia furono i primi comunisti, si lasciavano divorare dai leoni, ma non rinunciavano alla loro fede cristiana. Noi non saremo meno di loro, perché crediamo che i valori e le idee che difendiamo sono comparabili alle migliori idee per le quali gli uomini sono stati disposti a morire, e preferiremo sempre morire, piuttosto che rinunciare alla nostra fede rivoluzionaria.
La rivoluzione è la nostra religione, il che non esclude che qualunque uomo, incluso un rivoluzionario, possa averne qualche altra. Non ci aspettiamo un premio, perché credo che essere rivoluzionario - come disse il Che - sia il più elevato gradino della specie umana.
I rivoluzionari non si aspettano nulla, si dedicano in maniera totale ad una causa, alle sue idee, ai suoi nobili obiettivi, senza aspettarsi nulla. Senza sminuire in nessun modo qualunque altra convinzione, direi che questa è la vera convinzione rivoluzionaria, la convinzione più nobile e più profonda che sia mai esistita, e mi riferisco alla convinzione rivoluzionaria socialista e comunista. Vi parlo veramente con il cuore.
Questo ci rimanda ad alcune delle cose menzionate qui e delle quali ho in parte parlato il 26 Luglio: su cosa stiamo facendo e su come lo stiamo facendo.
È toccato al compagno José Luis l'aspro e duro compito di spiegare cosa e come stiamo facendo sul terreno dell'economia. Viky mi raccontava che causavano inquietudine in molti visitatori i rischi che nascondono le misure che stiamo prendendo. In una delle risoluzioni questa inquietudine sembra espressa in modo chiaro, in un paragrafo.
Io penso che hanno ragione coloro che si preoccupano perché si tratta di un tema e di una inquietante. Quale effetto avrà sul destino della Rivoluzione questa apertura che stiamo facendo, queste misure che stiamo prendendo? E se come conseguenza diventeremo diversi da quello che siamo oggi? E se queste misure ci corromperanno.
Stiamo introducendo elementi di capitalismo nel nostro sistema, nella nostra economia, perciò parliamo anche delle conseguenze che osserviamo nell'uso di questi meccanismi. Sì, lo stiamo facendo.
Non dimenticate che siamo un'isola circondata dal capitalismo perfino sopra, nello spazio cosmico, che è pieno di satelliti, sui quali non abbiamo assolutamente nessuna proprietà. Voi potete avere la sicurezza che se un cane va al parco a fare i suoi bisogni, i satelliti nordamericani lo scoprono, lo osservano, lo fotografano.
Hanno riempito il mondo di satelliti e lo spiano tutto. Se noi parlando per telefono con qualunque paese dicessimo cose che non si devono dire per telefono, saremmo grandi idioti. Non c'è conversazione telefonica ufficiale di questo paese che non la captino; non c'è conversazione con personalità politiche o con imprese di una certa importanza che non la captino, perché il blocco è molto più che proibire di vendere o di comprare. Il blocco è una persecuzione incessante contro ogni attività commerciale che il paese cerca di realizzare.
Come ho detto recentemente, alcuni capitalisti vengono qui con le loro abitudini di corruzione, ma ci sono molti che sono capitalisti seri, che non vogliono corrompere le gente o tendere trappole. C'è da discutere molto con loro, ed è logico, è la legge del capitalista, discute molto, negoziare tutto, qualunque cosa . Ma bisogna parlare sottovoce, all'orecchio, e dire: Ascolti, non parli per telefono ad un altro paese di questo.
A tanti abbiamo dato questo consiglio, ma in alcuni casi non lo hanno seguito: hanno chiamato per telefono, mandato un fax o qualcosa su un affare, e dopo pochi giorni avevano l'ambasciatore nordamericano in casa, o il console, o un funzionario; ma molte volte l'ambasciatore.