La democrazia per me significa che innanzitutto i governi operino intimamente vincolati con il popolo, nascano dal popolo, abbiano l'appoggio del popolo, e si consacrino interamente a lavorare e a lottare per il popolo e per gli interessi del popolo. Per me democrazia implica la difesa di tutti i diritti dei cittadini, fra essi il diritto all'indipendenza, il diritto alla libertà, il diritto alla dignità nazionale, il diritto all'onore; per me democrazia significa la fraternità fra gli uomini, l'uguaglianza vera fra gli uomini, l'uguaglianza delle opportunità per tutti gli uomini, per ogni essere umano che nasce, per ogni intelligenza che esiste.
E dico che la democrazia borghese capitalista non contiene nessuno di questi elementi, perché, mi chiedo, come si può parlare di democrazia in un paese dove c'è una minoranza con immense fortune e altri che non hanno nulla; qual è l'uguaglianza, la fraternità che può esistere fra il mendicante e il miliardario, quali diritti hanno i poveri, gli espropriati, gli sfruttati. Quindi si tratta di un vecchio trucco del capitalismo, una vecchia menzogna, una vecchia storia; quello che hanno fatto è di stabilire un sistema di dominazione utilizzando tutti i mezzi della ricchezza, tutti i mezzi della pubblicità, con tutti gli strumenti nelle mani di una classe che mantiene la discriminazione e l'esclusione del resto della società alla vera partecipazione e alla vera possibilità di esercitare i suoi diritti.
Si parla della democrazia greca come esempio, della democrazia dell'epoca classica della Grecia. Atene, che era il prototipo della democrazia, aveva 40 mila cittadini, fra uomini, donne e bambini, e 90 mila schiavi; quegli schiavi credo che si dividessero in 35 mila che lavoravano in attività manuali produttive e nell'agricoltura, 20 mila donne lavoravano nei servizi domestici, 10 mila bambini schiavi prestavano servizi diversi e 25 mila schiavi lavoravano nelle miniere. Per ogni uomo, donna o bambino libero ad Atene, c'erano più di due schiavi; perfino i grandi storici, i grandi filosofi, avevano schiavi - non li voglio criticare, comunque non potevano peggiorare il quadro di quella società -, lo schiavo non era nulla, era un essere umano che poteva essere venduto, comprato, lo si poteva privare della vita, di tutto.
Mi chiedo, in realtà, qual è la grande differenza che esiste fra quella società e queste che esaltano l'imperialismo e i suoi seguaci? Per esempio, ripenso a Martí; Martí non concepì mai questa forma di democrazia. Ripenso a Bolívar; Bolívar non concepì mai questa forma di democrazia per i paesi dell'America Latina ma, al contrario, era critico verso chi proponeva di imitare le forme di organizzazione politica di Francia e Stati Uniti.
Questi grandi pensatori della nostra America non si identificarono mai con questo tipo di democrazia che altri ci vollero imporre, e che fino ad ora hanno imposto o stanno cercando di imporre, il cui risultato è stato quello di debilitare le nostre società, frammentarle in mille pezzi, ridurle all'impotenza nel risolvere i problemi. Una democrazia nella quale non c'è nessuna partecipazione realmente popolare; una democrazia nella quale molte volte le opinioni sono manipolate dai mezzi massivi di comunicazione, dove i criteri e le decisioni della gente sono influenzati in modo determinante dalla pubblicità, dalla propaganda, con metodi - definiti scientifici, incluso - l'influire nella mente della gente.
Mi sembra uno show veramente ripugnante quello che succede in molte di queste forme definite democratiche. Nel tipo di propaganda elettorale che in esse si usa fare, si può "apprezzare" che il denaro si converte nel fattore decisivo dei risultati. Negli Stati Uniti e in tutte le parti, coloro che non hanno ricchezze non possono proporsi nessun obbiettivo politico perché sono esclusi, sono eliminati. In America Latina ci sono campagne elettorali nelle quali si investono, per esempio, più di 100 milioni di dollari, 200 milioni di dollari, 300 milioni di dollari in propaganda. Che democrazia è questa, se l'obiettivo è condizionare gli elettori nella stessa misura che si usa condizionare i consumatori per che bevano Coca Cola o fumino, o consumino un profumo, o utilizzino un prodotto od un altro? È così che si concludono tutte queste campagne.
Tantomeno credo nell'imperiosa necessità del pluripartitismo. Credo che per i nostri paesi, e specialmente per un paese come Cuba, una delle cose più importanti è, precisamente, l'unità delle nostre forze, l'unità del paese, che ha reso possibile la resistenza di fronte a tutte le aggressioni degli Stati Uniti, di fronte a tutte le minacce. Come avrebbe potuto resistere il nostro paese se fosse stato frammentato in dieci pezzi?
Tutto questo oggi è un meccanismo strumentale, nella sua essenza comprende tanto le idee politiche dell'imperialismo quanto le idee economiche e le idee sociali dell'imperialismo. Questo è ciò che si suole chiamare democrazia. Per me invece è tutt'altra cosa.
Penso che il nostro sistema è incomparabilmente più democratico di quello degli Stati Uniti.
Non si può dire che la democrazia è nata ad Atene;
quella instaurata ad Atene era una società di classe. Credo
che per che esista una vera democrazia deve sparire lo sfruttamento
dell'uomo sull'uomo. Sono assolutamente convinto che dove esiste
una enorme disuguaglianza fra gli uomini non c'è nè
può esistere la democrazia.