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IV CONGRESSO

del

PARTITO COMUNISTA CUBANO

1991

Estratti da

"IL NOSTRO CAMMINO - Analisi del processo di rettifica"

di Dario Machado, 1993


"...non sfugge alla sociologia politica l'ironia del fatto che coloro che esigono da noi l'applicazione di formule veramente democratiche (come il pluripartitismo) non possono esibire niente di esemplare a questo riguardo..."


Cuba deve cercare e trovare il proprio modello di democrazia.

Essa deve fondarsi in un sistema economico e politico GIUSTO e capace di continuare ad assicurare il diritto all'educazione, all'assistenza medica, al lavoro, alla sicurezza sociale, ad una casa decorosa, all'accesso alla cultura e allo sport, all'indipendenza e sovranità nazionale, all'identità culturale dei Cubani.

Nelle possibilità che offe un'economia al servizio della società si fonda il reale significato dell'esercizio positivo dei diritti democratici.

Questa dimensione reale della democrazia è raggiunta a Cuba con il socialismo: Le sue diverse gravi vicissitudini non hanno impedito che essa fosse sempre ad un livello molto più alto del miglior momento della Repubblica neocoloniale.

La Società Socialista imperfetta costruita dai lavoratori ha assolto a compiti che mai ha potuto realizzare la borghesia nazionale.

Quale potrebbe essere il modello da usare per perfezionare la nostra democrazia?

E' evidente che i falliti esperimenti europei non hanno niente da offrirci e nemmeno l'ex URSS, le cui caratteristiche storiche, culturali, etniche e politiche erano molto diverse; né, per gli stessi motivi, le società socialiste dell'Asia.

Non ci serve l'esempio degli Stati Uniti, non foss'altro perché la loro antidemocratica politica estera schiaccia i diritti umani di altri popoli. Discrimina le minoranze etniche e si fonda su profonde disuguaglianze sociali (come dimostrato ultimamente dai fatti di Los Angeles dell'Aprile '92). Dispone di un complicato sistema elettorale, dominato dalla propaganda e dalle pressioni d'ogni genere e la sua massima figura rappresentativa, il Presidente, è eletto da appena ¼ dei votanti, mentre il crescente astensionismo dimostra il disinteresse e il disincanto per la partecipazione politica.

Peraltro, non c'è niente d'importante da copiare nel nostro passato repubblicano: il pluripartitismo e l'economia di mercato già hanno avuto la loro opportunità nella storia cubana e non hanno risolto i problemi sociali.

Un esame molto minuzioso del mondo di oggi, pur permettendoci di guadagnare esperienza dal positivo e dal negativo delle società contemporanee, ci porta alla conclusione che noi Cubani non abbiamo altra possibilità che edificare la nostra propria democrazia, a partire dalla nostra esperienza e fidando sulla nostra volontà.

L'obiettivo centrale è l'uomo. L'ideale che persegue la democrazia socialista cubana non può basarsi sulla formula di assegnare all'uomo un salario perché compri nel mercato ciò che gli indica la pubblicità.

La democrazia socialista cubana non può cadere nella trappola di identificare la felicità e il benessere unicamente con il possesso di risorse materiali. Non aspiriamo ad offrire solo benessere materiale, anche se, com'è logico, il paese lavora per creare le condizioni materiali che permettano lo sviluppo più pieno dell'uomo, senza però erigere un altare al lusso.

Vogliamo formare la personalità non solo perché essa si senta e sia libera di fronte all'autorità politica, al Partito, allo Stato ed eserciti la sua influenza individuale nella dinamica dell'esercizio del potere, ma anche perché lo faccia in maniera cosciente, seguendo la logica martiana dell'unità indissolubile di libertà e dovere.

La democrazia e la libertà non nascono in un giorno.

La democrazia socialista richiede tempo per svilupparsi ed anche continuo perfezionamento.

Ugualmente ha bisogno di un buon livello di istruzione e cultura economica e politica, e come raggiungere, mantenere e sviluppare questa coscienza senza il potere dei lavoratori?

Come sostenere questo potere senza unità?

Nella società cubana contemporaneamente si è sviluppata una cultura che permette ad una massa sempre maggiore di cittadini di comprendere i nessi fra la sua vita quotidiana e la sua partecipazione da un lato e il funzionamento della società dall'altro.

Precisamente sul tema della democrazia si basa il centro delle accuse che pretendono di annullare la legittimità dell'esperienza socialista cubana.

Il fondamento di questo tipo di aggressione è il seguente: il misurare la nostra esperienza socialista paragonandola con un modello ideale costruito a partire dal CONCETTO BORGHESE DI DEMOCRAZIA.

Intorno all'esigenza di una democrazia "pura" si raggruppano oggi le forze avverse alla Rivoluzione, sia dentro che fuori Cuba. In nome della democrazia pura si commettono gli atti più antidemocratici e impuri, come il decidere da parte del Congresso USA, contrariamente all'opinione del nostro popolo, che noi abbiamo bisogno di una televisione "made in USA" (400 ore giornaliere di emissioni radio e TV inviate su Cuba).

La storia ci ha dimostrato che il pluralismo che si cerca di imporre nella nostra società viene però proscritto nel contesto internazionale, giacché si dichiara illegale la costruzione del socialismo a Cuba e si pratica un'illegale intromissione nei nostri affari interni.

Sul piano formale, molti sono coloro che disconoscono, nel criticare la democrazia socialista cubana, che il nostro popolo s'è dato una Costituzione con un referendum a voto segreto, libero e diretto.

Il processo che la portò ad approvazione iniziò con il dibattito popolare in cui parteciparono milioni di persone, che fecero migliaia di proposte, in base alle quali si modificarono 60 dei suoi 141 articoli.

Il nostro sistema di partito unico è stato votato con il referendum sulla Costituzione, con un voto che espresse una schiacciante maggioranza.

A Cuba non risulta eletto chi dispone di più denaro per la sua campagna, ma colui che ha meriti superiori secondo la valutazione degli elettori. Non sfugge alla sociologia politica l'ironia del fatto che coloro che esigono da noi l'applicazione di formule "veramente democratiche" (come il pluripartitismo) non possono esibire niente di esemplare a questo riguardo.

Negli USA, per esempio, c'è un astensionismo endemico che evidenzia una povera partecipazione popolare sul tema del potere: nel 1968 Nixon fu eletto dal 26,4% degli elettori, Carter nel 1976 dal 27,2%, Regan nel 1980 dal 16,7%.

Il processo democratico cubano si è sviluppato fra le aggressioni costanti dell'imperialismo, sulla base di un'ampia partecipazione popolare.

In questo contesto elemento centrale della nostra democrazia socialista non è il Partito Comunista di Cuba, che si è sviluppato come forma di partecipazione democratica delle masse. La comprensione del suo contenuto, del suo ruolo e forma d'organizzazione può ottenersi solo a partire dalla sua propria logica, derivata dal processo di trasformazione rivoluzionaria, così che non servono gli schemi tradizionali riferiti alla democrazia rappresentativa borghese.

Il PCC è frutto della Rivoluzione, risultato dell'imperativo di unità che è conditio sine qua non per sviluppare la nazione cubana.

A Cuba la crisi sociale che diede luogo alla Rivoluzione Socialista fu anche una crisi della cosiddetta democrazia rappresentativa: in questa, l'attività dei partiti politici borghesi si allontanava sempre più dalle masse, fioriva la demagogia, la frode, le elezioni non erano che l'avvenimento meno etico degli affari e il voto una merce di basso costo. Nella coscienza popolare cresceva il discredito del gioco elettorale, così come si elevava l'apatia e la sfiducia per la "politicheria" tradizionale.

Al trionfo della Rivoluzione non si fece alcun decreto per proibire i partiti politici: e comunque questi partiti, che vedevano lo Stato come un bottino e le elezioni come un lucroso affare, si disfecero rapidamente durante la fase democratico-popolare, agraria e antimperialista della Rivoluzione.

Continuarono invece le loro attività le organizzazioni rivoluzionarie che avevano attivamente partecipato all'abbattimento della dittatura (Movimento 26 Luglio, Direttorio Rivoluzionario 13 Marzo, Partito Socialista Popolare), che, comprendendo come fosse determinante per il momento storico che si viveva l'unità del popolo, si unirono in un'unica organizzazione.

Il Partito è una forma di partecipazione democratica delle masse non solo perché la sua politica è volta agli interessi delle masse, ma perché proprio nella formulazione di questa politica le masse partecipano direttamente.

I temi discussi dalle masse, a partire dal manifesto di convocazione del Partito, non si limitano alle risoluzioni o ai documento programmatici del Partito stesso, ma anche agli aspetti relativi al funzionamento, struttura, organizzazione, stile e metodo di lavoro.

Un cittadino rivoluzionario si converte in militante a partire dall'attestazione, da parte delle masse, dei suoi meriti personali, in assemblee che eleggono i lavoratori esemplari e periodicamente i militanti sono valutati nelle proprie organizzazioni di base: quando ricevono segnalazioni critiche, queste vengono portate a conoscenza del collettivo di lavoro.

Essere militante E' UN ONORE e un merito di gran valore nella società cubana: non implica privilegi economici, giuridici o di altra indole, ma un'attitudine esemplare verso i compiti della Rivoluzione verso i doveri sociali, in primo luogo il lavoro.

Approvando la Costituzione, nel 1976, e con essa quindi il ruolo dirigente del Partito nella società cubana, il popolo non lo ha posto al di sopra della legalità socialista, ma ha aggiunto alla sua responsabilità morale e politica la responsabilità giuridica. Si tratta di un'organizzazione che non chiede candidati nelle elezioni e la cui responsabilità verso lo Stato si canalizza con metodi politici.

Il popolo si esprime nel Partito: lo nutre e pretende da esso.

Il socialismo a Cuba è, insieme, una necessità ed una sfida.

Qualcosa d'imprescindibile per preservare l'indipendenza nazionale, sviluppare il paese e assicurare giustizia sociale ed è, allo stesso tempo, una scelta.

I problemi della costruzione del socialismo sono tanto ampli quanto il compito stesso: trasformare integralmente la società.


IL DIBATTITO NAZIONALE SUL IV CONGRESSO

Un'analisi dettagliata del più importante dibattito politico della storia della Rivoluzione aiuterebbe a rivelare il suo profondo spirito democratico.

Il momento in cui avvenne: tra maggio e novembre 1990.

Gli avvenimenti all'intorno: la disintegrazione dell'est Europa, l'invasione di Panama da parte degli USA, l'attacco ad un mercantile cubano da parte di unità navali USA, l'inizio delle trasmissioni televisive contro Cuba, il rafforzamento delle misure di blocco, le manovre costanti nella base USA di Guantanamo.

In queste circostanze non solo il Partito non tornò indietro rispetto alla volontà di rettifica degli errori, ma approfondì l'azione, convocando il popolo al dibattito e ponendo sul tappeto tutta la società cubana, coi suoi principali problemi economici, politici e sociali.

Non ci furono discussioni preliminari coi militanti, al fine di orientare le assemblee, ma queste vennero convocate per militanti e non.

L'unica indicazione data fu che si informasse la Commissione d'Organizzazione del IV Congresso di tutto quanto emerso nei dibattiti, che fosse stato approvato o no con votazioni (i verbali furono redatti in doppia copia e la seconda fu inviata al Poder Popular Municipale e Provinciale perché si lavorasse sopra i temi esposti, cercando soluzioni secondo le competenze).

Si tennero 80.000 assemblee con la partecipazione di più di 3.500.000 di Cubani e vennero formulati più di 1.100.000 temi: dalla maggiore autorità da conferire ai "Consejos Populares" (Consigli Popolari), al miglioramento dell'operatività della Polizia nella lotta contro il crimine economico, alla riorganizzazione dell'agricoltura "no cañera" (non della canna da zucchero), con risalto alla politica salariale e l'attenzione all'uomo, la distribuzione razionata dei prodotti che prima erano sul mercato parallelo, il miglioramento della qualità dell'insegnamento scolastico, la riorganizzazione e la riduzione del personale d'apparato delle strutture di Partito, la riorganizzazione dei CDR (Comitati di Difesa Rivoluzionaria) e della CTC (sindacato dei lavoratori cubani), il mercato libero campesino (contadino), il miglioramento del sistema sanitario, il problema della insufficiente costruzione delle case.

Un quinto degli interventi si è orientato sul funzionamento del Partito, del Poder Popular, delle Organizzazioni di Massa. e 1 su 10.000 s'è espresso per il pluripartitismo.

Venne molto discusso il burocratismo, l'eccessivo girar di carte, il "riunionismo", il vizio di creare per tutto una commissione, così come i problemi che creano la negligenza, l'abuso di cariche, lo spreco indebito di risorse, l'uso di veicoli statali a fini personali, il reato economico e la corruzione.

Altro tema fu l'ammissione nel Partito dei credenti, che spaccò gli interventi, anche se, infine, quelli a favore risultarono maggioritari, seppur di stretta misura.

Il 2% degli interventi si riferì all'approfondimento della democrazia socialista, per una maggiore partecipazione delle masse.