Date Mon, 27 Mar 2000
COMUNICATO DEL GABRIO SUL CORTEO DEL 25-3
A TORINO GRANDE MANIFESTAZIONE DI IMMIGRATI A TORINO, PER I DIRITTI NEGATI, CONTRO IL LAGER DI C.SO BRUNELLESCHI
Sabato a Torino si è svolta la più grande manifestazione di immigrati di questi ultimi anni nella metropoli subalpina. Da duemila a tremila partecipanti - secondo i momenti del corteo - hanno percorso le vie del centro cittadino rivendicando diritti minimali, diritti che sono negati, guarda caso, dall'entrata in vigore della legge 40 Turco-Napolitano: permessi di soggiorno, carte di cittadinanza, una casa, un lavoro decente, l'accesso senza pastoie burocratiche al servizio sanitario nazionale e ai servizi sociali; per non parlare del costante e quasi persecutorio rapporto con la polizia, che in questa città - gestita da un questore con simpatie di destra - assume spesso dei toni drammatici. In più di duemila hanno rivendicato lo sblocco della concessione dei permessi di soggiorno, la regolarizzazione delle presenze, la chiusura del centro di detenzione di c.so Brunelleschi, la fine dei soprusi da parte delle forze dell'ordine. In particolare sul primo punto si sono concentrate la maggior parte di interventi e slogan degli immigrati, contro una questura che - in vetta alle classifiche nazionali - attua un sistematico ostruzionismo nel rilascio dei permessi, giusto per favorire una via burocratica all'espulsione. Dunque, nonostante le polemiche e le maldicenze che hanno anticipato questo corteo (soprattutto da parte di chi non ha voluto firmare l'iniziativa, per poi parteciparvi … con la rincorsa), la manifestazione nel suo complesso è riuscita. E' riuscita anche se non ha visto una grande partecipazione dei cittadini italiani: a dispetto delle numerose firme "laiche" (dal gruppo Abele a Rifondazione, dai Verdi ai centri sociali) la presenza di italiani si è caratterizzata per la propria assenza. E questo è un segno inquietante di quanto sia ancora grande l'indifferenza in questa città, tanto grande da contaminare la sinistra, anche quella più "antagonista". Certo: sabato il centro cittadino ha accolto e ascoltato i lamenti dei "fratelli" immigrati, non ci sono state saracinesche abbassate, strade desertificate, ma gente che si assiepava a guardare e capire. In questa strana città del lavoro industriale e delle grandi immigrazioni, vige giusto la cultura dell'accogliere, ma non ancora quella del condividere e dell'agire insieme contro. Siamo solo agli albori di un qualcosa di grosso che stentiamo ancora a comprendere. E le beghe di questi giorni certo non aiutano a cogliere questo nuovo che avanza, semmai uccidono quel poco che rimane di sinistra "antagonista" e di "classe".
csoa Gabrio