C.SO RACCONIGI 143, COM’ERA ….

Lo stabile di c.so Racconigi 143 fu edificato all’inzio degli anni venti. La sua funzione fu sin dall’inizio quella di ospizio per bambini e neonati delle famiglie povere di Borgo S.Paolo. A quei tempi Borgo S.Paolo era un quartiere periferico, nato a ridosso delle grandi fabbriche della Lancia e delle Ferriere delle Ferrovie, che ospitava per lo più famiglie operaie.

L’idea di costruire degli asili per i “poveri” nacque giusto in un’epoca di forte crescita industriale e – soprattutto – di grandi lotte operaie (1917: insurrezione operaia di Torino, 1919-20 biennio rosso e occupazione delle fabbriche). Non a caso a S.Paolo, non a caso nel cuore di quel quartiere in cui Gramsci organizzava le sue riunioni sovversive con gli operai rivoluzionari dei circoli socialisti e anarchici del quartiere. Non a caso tali opere “pie” furono finanziate dalle mogli e dalle vedove della borghesia e dell’aristocrazia piemontese. Carpano, Agnelli, Lancia, Leumann sono fra i gran nomi e gran finanziatori dell’Asilo Nido Giardino “Principessa Laetitia” di c.so Racconigi 143.

Dietro all’intento ipocritamente caritatevole, spalleggiato e sostenuto dalla chiesa cattolica di Pio XI, si nascondeva l’idea di lenire quelle contraddizioni sociali che loro stessi, con le loro industrie e il loro sfruttamento sfrenato, avevano per primi generato.

I bambini, strappati ai genitori perché reputati incapaci, o perché malati (spesso di TBC, come in tutte le famiglie povere), o perché separati, venivano segregati in questo istituto e costretti a un educazione marziale, a colpi di punizioni corporali o psichiche. Ogni bambino aveva una cartella clinica, in cui veniva segnalato il suo profilo psicologico, il suo comportamento, il suo atteggiamento rispetto all’Istituzione. La maggioranza dei bambini veniva classificata come stupida o con quoziente intellettivo inferiore alla media. Dell’educazione dei bambini si occupavano le suore (mercedarie), mentre della gestione economica-finanziaria dell’Istituto il consiglio delle benefattrici, ovvero delle socie fondatrici.

Riconosciuto con Regio Decreto firmato direttamente da Mussolini nel 1942, e poi dal Presidente della Repubblica Einaudi nel 1947, il Principessa Laetitia riuscì a superare tutte le epoche, ottenendo finanziamenti pubblici per l’educazione dei bambini, rientrando ufficialmente nella categoria degli enti morali classificati come IPAB, ovvero Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza. Ricordiamo che le IPAB sono degli istituti a carattere “pubblico” ma a finanziamento per lo più privato (donazioni e beneficenze) la cui gestione deve avvenire sotto controllo dello stato o dei suoi enti (regioni), pur essendo in mano a privati. Con il fascismo e con la gestione democristiana gli IPAB hanno goduto di un maggior finanziamento pubblico. Lo scopo degli IPAB è sempre stato di carattere “sociale”, nella pratica sono stati gestiti da religiosi o laici vicino alla chiesa, col fine di contendere allo stato repubblicano l’educazione e l’indottrinamento dei giovani.

Il Consiglio di Amministrazione di c.so Racconigi – rinnovato ogni 4 anni – fu sempre composto e gestito dalle stesse famiglie: i Carpano, i Beria, i Ferrarone, i Della Vedova. Dal ’52, la presidente Lina Revel vedova Beria è rimasta in carica fino alla fine degli anni ’90. Crescenti capitali – frutto delle donazioni, delle rette delle famiglie e dei finanziamenti statali – finirono investiti in azioni e buoni del tesoro, nel mentre la gestione corrente dell’Istituto andò progressivamente in passivo negli anni ’80, fino alla chiusura dell’asilo e al licenziamento delle suore e del personale ausiliario di appoggio nel luglio dell’82. Da allora l’asilo di c.so Racconigi non è stato più riaperto. Ogni suppellettile, coperte, vestiti, letti, piatti, pentole venne bruscamente abbandonata al suo posto, come se fosse scoppiata la bomba N.

Nel frattempo il consiglio di amministrazione ha continuato a investire in Bot e CCT fino alla fine degli anni ’90, eleggendo come propria sede il domicilio della quasi centenaria presidentessa Revel. I conti sono andati in attivo, ma l’asilo non è stato più riaperto né riutilizzato per altro.

Adesso l’IPAB di c.so Racconigi è commissariato… ma il commissario è nipote della Revel: un ente pubblico che continua ad avere la stessa gestione familiare anche durante il commissariamento… Ben strano!

CHE FARE DEGLI ISTITUTI PUBBLICI DI ASSISTENZA E BENEFICENZA?

A Torino ce ne sono a centinaia. Le proprietà, gli immobili sono immensi. Di storie come quelle dell’IPAB “Principessa Laetitia” ce ne sono tantissime. Eppure l’amministrazione pubblica non fa nulla. Molti continuano ad esistere, ad avere un consiglio di amministrazione che si limita a gestire dei grandi fondi inutilizzati, in attesa di non si sa che, se non – come nel caso del famoso Pio Albergo Trivulzio di Guido Chiesa – con qualche traffico illecito di soldi e affari privati. In attesa di essere sciolti, questi enti ormai inutili continuano a sopravvivere a se stessi, amministrando soldi, miliardi. Le regioni – che dovrebbero controllarne l’operato – non si decidono ad acquisirne le proprietà, i comuni aspettano qualche briciola da qualche legge nazionale, che non arriva. Poi ci sono quelle proprietà ex-IPAB che sono già passate agli enti locali, ai comuni in primo luogo.

Il comune di Torino – ad esempio - ha circa 1.000 miliardi di immobili ex-IPAB praticamente in disuso, vuoti, abbandonati. Se si pensa al fabbisogno di case che c’è nella nostra città c’è da rimanere esterefatti. Ancor di più se si pensa che il Comune di Torino ha stanziato parecchi miliardi per acquistare alloggi da privati per assegnarli a famiglie di sfrattati e a senza tetto. Eppure basterebbe poco per requisire queste proprietà, metterle a disposizione di chi ne ha bisogno, con poco esborso di denaro…

COSA PROPONIAMO NOI DEL MOVIMENTO DELLA CASA

Nell’attesa che i nostri amministratori si chiariscano le idee, noi abbiamo occupato.

Abbiamo requisito l’edificio di c.so racconigi 143 per dimostrare che gli spazi per le case esistono, basta prenderli. Noi proponiamo di recuperare tutti gli spazi Ipab ed ex-Ipab per chi non ha una casa, per chi è sfrattato o in cerca di alloggio. Proponiamo il loro recupero con poco: attraverso il lavoro e l’impegno di chi li va ad abitare. Parliamo non a caso di AUTORECUPERO. E questo sarebbe già un bell’impegno d’affitto popolare per la casa!

In c.so Racconigi vogliamo dar vita a un laboratorio di esperienze, nuovo per questa città: abitazioni per famiglie e individui con alcune strutture in comune (bagni, cucine, biblioteche, aree ricreative); un ostello per la gioventù e in particolare per studenti – da sempre in cronico bisogno di alloggi per studiare; una struttura per far fronte all’emergenza casa per chi rischia di rimanere letteralmente in strada dopo uno sfratto o per finita locazione.

E’ un tentativo di svuotare il mare con un bicchiere, ma è già qualcosa, al di là delle belle parole.

MOVIMENTO PER IL DIRITTO ALLA CASA

Occupanti del Laboratorio Metropolitano “Plaza Hostel” di c.o Racconigi 143