LA SITUAZIONE DELLA COMUNITA'
ROM IN KOSOVO. SETTEMBRE 1999
novembre 1999, Congresso Nazionale Rom
La popolazione Rom del Kosovo non è omogenea, e comprende varie gruppi con tradizioni e lealtà diverse, sia a livello linguistico che religioso.
I cosiddetti "rom etnici" si autoidentificano come rom ed usano la lingua rom come madre lingua, sebbene possano parlare anche l'albanese e/o il serbo-croato. Hanno una ricca tradizione culturale e legami con comunità rom all'estero.
Invece gli "Ashkali", albanofoni, si sono sempre autoidentificati come albanesi e vivono vicino alle comunità di questi ultimi. Nonostante questo vengono tenuti abbastanza distanti dagli albanesi.
Un'altra comunità sono gli "Egiziani" (da alcuni osservatori considerati Ashkali), anch'essi albanofoni, che dichiarano di essere originari dell'Egitto. I loro avi avrebbero seguito Alessandro il Grande dall'India all'Egitto, e qui si sarebbero stabiliti per un certo periodo prima di arrivare in Europa. Quale che sia la loro origine, sono percepiti dalla comunità albanese come dei rom per i quali il regime di Belgrado (una decina d'anni fa) creò una identità separata, per promuovere l'immagine di un Kosovo multietnico invece d'uno dominato dagli albanesi.
Sia gli Askali che gli Egiziani sono di fede musulmana.
Infine vi sono i Rom Cergari: di fede ortodossa, parlano serbo-croato (sebbene possano essere in grado di parlare la lingua rom) e conducono una vita nomade, viaggiando normalmente in aree popolate da serbi. Questo gruppo era strettamente allineato alla precedente amministrazione serba e per questo tendono ad esere evitati da parte degli altri Rom.
Vi sono anche alcuni Rom di fede cattolica romana vicino alla comunità croata di Lipljan.
Diversamente da molti altri Rom in altre parti d'Europa, questi gruppi sono generalmente sedentarizzati, pur avendo una posizione marginalizzata nella società kosovara. La situazione odierna dei rom in Kosovo dipende in parte dai rapporti che prima intrattenevano con la comunità albanese. Le accuse secondo le quali alcuni Rom hanno preso parte (spesso sotto costrizione) ad atti criminali insieme alle forze Jugoslave, o hanno effettuato saccheggi, hanno oscurato quanti invece sono del tutto innocenti di questi atti.
La popolazione rom residua nella città di Pristina è stimata a circa 50 persone. Una famiglia che è tornata a casa nel centro della città con l'assistenza dell'UNHCR ha subìto un attacco con granate, e una bambina dodicenne è rimasta ferita. Alcuni villaggi serbi nella municipalità di Pristina hanno delle minoranze rom, mentre altri rom si trovano nei villaggi a maggioranza albanese di Businje (70 rom) e Zlatare (5). Il numero totale di rom nella municipalità (eccetto Pristina) sarebbe di 300-600 persone.
La popolazione rom nella città di Kosovo Polje è di 1.500-2.000 persone (rispetto ai circa 3.500 del 1998), molti dei quali nel campo rom a Obilic. Molti rom di questa municipalità sarebbero partiti per altre parti della Serbia, per il Montenegro e per l'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, mentre vi è stato l'arrivo di rom provenienti da altre aree. La restante comunità rom si trova concentrata in piccoli villaggi dei dintorni, con una relativa libertà di movimento (come l'accesso al mercato). Si ritiene che l'arrivo di altri profughi rom avrebbe un impatto importante sulla sicurezza di quanti oggi vivono in questa zona. La popolazione rom nella municipalità di Podujevo è ancora stimata a circa 850. Non è stato rapportato nessun incidente di rilievo.
Nella municipalità di Obilic, circa 2.000 rom rimangono a Krusevac, a Plemetina, nella città di Obilic, a Crkvena Vodica e a Janina Voda. La comunità rom nel campo di Krusevac è di circa 1.200 persone; comunque molti di loro hanno espresso la volontà di tornare alle loro case di Kosovo Polje nel prossimo futuro. Nel villaggio di Plemetina ci sono ancora due quartieri rom con circa 450-500 persone. Meno di dieci famiglie hanno lasciato il villaggio dalla fine del conflitto, e circa 20 rom da altre zone (come Kosovo Polje) si sono rifugiati qui. Molti di loro lavoravano nella fabbrica di Obilic, ma non ci ritornano per paura: in tutta la municipalità c'è un risentimento verso i rom da parte della comunità albanese, con accuse di aver collaborato con i serbi durante la guerra. Sebbene la KFOR abbia dispiegato un'unità a Plemetina, i rom affermano di non sentirsi sicuri e sono particolarmente spaventati all'idea di allontanarsi dal villaggio. L'incendio di case di rom, intimidazioni e minacce verbali da parte di albanesi continuano. La comunità rom nella città di Obilic è di circa 200 persone. Rimangono piccole comunità rom a Crkvena Vodica, e nel vicino villaggio di Janina Voda, nonostante molte delle loro case siano state bruciate dopo il ritiro delle forze jugoslave.
Circa 1.400 rom sono sparsi nella municipalità di Lipljan, di norma in aree albanesi - nella città principale, a Vrelo Rabovce, a Janjevo (mista albanese/serba/croata), e nei villaggi di Medvece, Magura e Mali Alas (con albanesi).
Un numero significativo se ne è andato nelle scorse settimane: per es. 170 persone da Dobrotim e 120 persone da Medvece. Delle 40 famiglie rom che originariamente vivevano a Magura, solo una ne rimane - molte di queste famiglie dovrebbero essere tra i 130 profughi rom che si trovano a Vrelo, e altri dovrebbero essere nel campo rom di Obilic o nell'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. Le cause di questi spostamenti vanno da preoccupazioni relative alla sicurezza a problemi alimentari. Se l'accesso all'aiuto umanitario non sarà migliorato, la comunità rom di Vrelo e Medvece nel prossimo futuro se ne andrà, nonostante intrattengano buone relazioni con la leadership albanese. I rom di Janjevo beneficiano dell'ambiente tollerante di questo villaggio etnicamente misto. Nonostante la stabilizzazione della sicurezza nella municipalità, i rom di Magura e di Mali Alas sono ancora in una posizione piuttosto precaria.
Solo un piccolissimo numero di rom continua a vivere in modo disperso nella parte settentrionale della città di Mitrovica. I profughi rom nella municipalità di Leposavic e Zvecan sembrano sempre meno accettati dalla popolazione serba locale. Il 22 agosto scorso i 500 rom accomodati nel centro collettivo di Leposavic sono stati sottoposti a forti pressioni perché se ne andassero, in modo da liberare dello spazio per i profughi serbi che rientrano in Kosovo da altre parti della Serbia. In modo simile, a Zvecan il sindaco serbo sta facendo pesanti pressioni perché 270 profughi rom liberino la scuola che hanno occupato. Molti di loro si sono spostati a Zvecan nel giugno scorso dai dintorni della città di Mitrovica, dopo il ritiro delle forze jugoslave. Le loro case sono state bruciate nei giorni successivi da parte degli albanesi. Mentre prima erano desiderosi di tornare a Mitrovica, oggi non vogliono ritornare, temendo per la loro sicurezza e non sapendo più dove andare concretamente a vivere.
Nella municipalità di Vucitrn solo 70 rom (su 1.700 prima della guerra) rimangono nella città di Vucitrn. Molti di quelli scappati se ne sono andati dalla metà di luglio. Invece tutti i 165 rom del villaggio di Priluzje rimangono, dopo che la situazione della sicurezza è migliorata grazie a colloqui con i loro vicini albanesi, facilitati dalla KFOR e dall'UNHCR.
La comunità rom nella città di Gnjilane è concentrata in tre quartieri. A metà luglio consisteva di 530 persone, di cui ne rimangono oggi 445; come i serbi sono sottoposti ad attacchi crescenti. Il 26 agosto 40 di loro sono andati in altre parti della Serbia dopo che due del lro gruppo erano stati rapiti e picchiati. La comunità rom del villagio di Bostane (Novo Brdo) è ora di 45 persone. Nella città di Kamenica pochi sono andati nelle scorse settimane in altre parti della Serbia, e rimangono circa 100 rom. Comunque, visto che la situazione della sicurezza nella municipalità sta peggiorando, è possibile che altri se ne andranno nel prosimo futuro. Dei 500 rom che vivevano nella città di Vitina prima del conflitto, oggi ne rimangono 300.
Nella città di Urosevac vivono circa 3.500-4.000, soprattutto in tre quartieri specifici. Fanno fronte ancora ad alcune intimidazioni, saccheggi e incendi. Lo scorso 4 agosto due rom sono stati rapiti da albanesi ed interrogati sulla loro comunità. altri rom sono presenti in pochi altri villaggi a maggioranza albanese: Tankosic (14 rom), Stari Miras (21), Kosare (35) e Zaskok (9). La KFOR ha aumentato il pattugliamento delle zone rom, ma la situazione è ancora tesa in almeno un quartiere di Urosevac. I rom continuano ad andarsene, ma in piccoli numeri, ed anzi alcuni rom sono rientrati dall'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. E' da notare che molti room di questa zona si definiscono albanesi. Almeno 200 rom vivono nella città di Stimlje, 200 nella vicina Djurkovce e 150 a Vojinovce. A Kacanik, solo una famiglia rom è rimasta, ma sembra che sia ben integrata nella comunità.
Circa 50 rom hanno lasciato il villaggio di Landovica nella municipalità di Prizren dopo che albanesi hanno aperto il fuoco su alcuni di loro a metà di agosto. Si sono rifugiati a Dushanove, nella città di Prizren.
Rapporto dal campo di rifugiati Stenkovac-2 al 10 settember 1999:
Numero dei rifugiati: 2,375, di cui 6 neonati, 179 bambini con meno di un anno d'età, 375 che hanno da tre a cinque anni e 636 da sei a diciott'anni; gli adulti sono 1.179. Vi sono 41 donne incinte, sei uomini paralizzati e nove uomini invalidi.
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