LIBERTA' PER I DESAPARECIDOS
E I PRIGIONIERI POLITICI ALBANESI IN SERBIA
comunicato del Centro
di Iniziativa Politica sui Balcani
Il 3 dicembre scorso l'avvocato Tekim Bokshi è stato sequestrato da uomini del Ministero degli interni serbo sulla strada tra Sremska Mitrovica e Belgrado. L'avvocato Bokshi, di Gjakova/Djakovica (Kosovo), è uno degli esponenti più attivi del Centro per il Diritto Umanitario di Belgrado, un'organizzazione indipendente diretta da Natasa Kandic, con uffici anche in Kosovo e in Montenegro. Al momento del suo sequestro, Bokshi stava
tornando dalla prigione di Sremska Mitrovica, in Serbia, dove sono detenuti numerosi dei prigionieri albanesi deportati nel giugno scorso dal Kosovo. La sua auto è stata fermata da una Mercedes con targa del Ministero degli interni, dalla quale sono scesi alcuni uomini in borghese che lo hanno portato via. Da allora non si sa più nulla di lui e le autorità serbe affermano di non sapere cosa gli sia accaduto. Bokshi proprio in questi giorni doveva avviare la difesa di 28 albanesi del Kosovo detenuti nella prigione di Pozarevac, dopo essere stati sequestrati nella primavera scorsa da forze della polizia di Belgrado che li hanno prelevati da una colonna di profughi. Nei giorni scorsi, inoltre, dopo estenuanti trattative, Bokshi era riuscito a ottenere la liberazione di 19 prigionieri albanesi minorenni (13-17 anni), deportati e detenuti illegalmente nelle prigioni serbe da sette mesi.
Il nome di Bokshi ora si aggiunge a quello di altre migliaia di kosovari diventati "desaparecidos". Con il suo sequestro viene colpita intenzionalmente una delle poche persone che, con estremo coraggio e a rischio della propria vita, lavoravano per i più elementari diritti democratici dei prigionieri politici detenuti in Serbia. Attraverso di lui, viene colpito il Fondo per il Diritto Umanitario, che da anni svolge in piena autonomia, in Kosovo, Serbia e Montenegro, una rigorosa e coraggiosa opera di denuncia delle violazioni dei diritti umani compiute contro persone di ogni nazionalità, un'opera che gli ha avvalso il pieno rispetto di tutti coloro che si ispirano a principi democratici, indipendentemente dalla comunità di appartenenza.
Alcuni giorni dopo il sequestro di Bokshi, a Nis, in Serbia, la presidentessa della Lega delle donne albanesi del Kosovo, Flora Brovina, è stata condannata a 12 anni di carcere con un processo farsa nel quale veniva accusata di attività terroristiche. Brovina era stata arrestata nell'aprile scorso e il suo processo è cominciato solo dopo più di sei mesi di detenzione, e questo nonostante le sue precarie condizioni di salute. La sentenza è arrivata dopo una procedura in giudizio durata solo alcuni giorni, nella quale la Brovina è stata condannata a una pena pesantissima sulla base della testimonianza di un'unica persona e di accuse prive di ogni sostanza (sarebbe "terrorista" perché a casa sua teneva tessuti, che secondo il giudice servivano a confezionare divise per l'UCK, o perché avrebbe fornito medicinali a persone ferite dalle forze serbe). Altrettanto inaccettabile di questa
ignobile condanna, è il fatto che migliaia di prigionieri politici kosovari deportati in Serbia siano ancora in carcere da mesi senza processo; a titolo di esempio si possono ricordare i casi più noti di Albin Kurti, incarcerato in condizioni pesantissime da quasi otto mesi senza processo nel carcere di Pozarevac, o quello del prof. Ukshin Hoti, trattenuto illegalmente dopo lo scadere del suo termine di detenzione, e le cui sorti sono a tutt'oggi ignote.
Il Centro di Iniziativa Politica sui Balcani esprime la sua più completa solidarietà a Tekim Bokshi, al Centro per il Diritto Umano di Belgrado e ai prigionieri politici kosovari detenuti in Serbia e chiede:
* l'immediata liberazione di Tekim Bokshi e l'individuazione dei responsabili del suo sequestro.
* l'immediata liberazione di Flora Brovina, di Albin Kurti, di Ukshin Hoti e di tutti gli altri prigionieri politici albanesi detenuti in Serbia
Chiediamo inoltre a tutti i soggetti democratici in Italia di mobilitarsi in solidarietà ai "desaparecidos" e ai prigionieri politici.
Centro di Iniziativa Politica sui Balcani
Comitato di Solidarietà con il Kosova
Milano, 13 dicembre 1999
http://www.ecn.org/cipb
cipb@ecn.org