L'INFORMAZIONE IN TEMPO DI
GUERRA
STAMPA
TEDESCA E ITALIANA A CONFRONTO
febbraio 2000, di Giovanni
Trupo
Con questa lettera voglio fare un confronto tra l'informazione in Germania e la stampa italiana durante la guerra in Kosovo. Anche se il governo tedesco aveva la stessa posizione di quello italiano sulla questione autonomia o indipendenza dalla Serbia, la radio-televisione tedesca ha messo a disposizione dei giornalisti albanesi ampi spazi autogestiti, riportando tutte le posizioni dei movimenti e dei partiti kosovari.
L'informazione in Germania è stata molto più obiettiva sia nel fare l'analisi storica dei Balcani, sia nel riportare i fatti del momento, non escludendo a priori la posizione della maggioranza dei kosovaro-albanesi che sono a favore dell'indipendenza dalla Serbia.
Sulla stampa italiana il filoserbismo ha messo il salame sugli occhi a tutti: ci si è fermati alla Jugoslavia di Tito - dimenticando che se la Jugoslavia titina aveva fatto delle concessioni ai kosovaro-albanesi, aveva anche fatto scorrere molto sangue durante il suo Regime.
Con l'uscita dalla Federazione di Slovenia, Croazia, Bosnia e Macedonia, di fatto la Jugoslavia non esiste più. Gli albanesi non si sono mai considerati slavi e sono rimasti aggregati agli slavi solo con la forza dell'esercito. Sulla stampa italiana gli albanesi fanno notizia solo sulla cronaca nera. L'unica concessione è stata fatta alzando agli altari Rugova, ma anche in questo in ritardo. Quando Rugova era alla testa della società parallela, la stampa italiana si è guardata bene dal dare spazio a questo avvenimento di portata storica - in nessun paese al mondo si è fatta un'esperienza di nove anni di autogestione.
In tanti sono rimasti sordi ai vari appelli di aiuto che venivano dal Kosovo. Poi nel momento più drammatico del conflitto si sono trasformati in accaniti sostenitori della
"Federazione" Jugoslava e sostenitori della Grande Serbia.
Il culmine è stato raggiunto da "Repubblica" il 13 agosto scorso, con l'editoriale di Guido Rampoldi, che scrive: "... Repubblichetta albanese... un'altra Albania: come se una non fosse già abbastanza... staterello etnico governato da prosseneti, borsaneristi e trafficanti...". L'articolo di questo giornalista non è un fatto isolato, esso fa parte della strategia delirante del gruppo editoriale di Repubblica, L'Espresso e Limes. Voglio ricordare al giornalista Rampoldi che il suo compito è quello di informare sui fatti i lettori e non quello di elevarsi a giudice e sputare sentenze anti-albanesi. Gli albanesi sono partiti da ogni angolo del mondo per andare a combattere il nemico serbo. Questo non lo hanno fatto per il petrolio o per soldi, ma per affermare il diritto ad esprimersi nella propria lingua.
Infine Rampoldi dovrebbe tenere per sé il termine "prosseneti". In Italia ci sono tanti borsaneristi e trafficanti di alto bordo e con loro il Rampoldi ci convive benissimo.