IL POETA DELLA RIVOLUZIONE SULLA NAVE DEL PRESIDENTE


febbraio 2000, di Danilo Kis, da Stevka Smitran (a cura di), Antologia della poesia dell'ex Jugoslavia, ed. Noubs, Chieti (v. dei Pentri, 25/E), 1996, 29.000 lire

 

Danilo Kis è nato in Vojvodina nel 1935, ed è morto in Francia nel 1989 quando molti pensavano che potesse ricevere il premio Nobel. In Italia è stata pubblicata dalle edizioni Adelphi, e con la traduzione di Lionello Costantini, la "trilogia", una complessa opera che ruota sulla figura del padre, morto insieme ad altri parenti nel lager di Auschwitz: Giardino, cenere (1965, ediz. it. 1986), Dolori precoci (1969, ediz. it. 1993), e La clessidra (1972, ediz. it. 1990). Le edizioni Feltrinelli hanno pubblicato nel 1990, con la traduzione di Martina Novak Suffada, la raccolta di racconti I leoni meccanici ­ "Sette capitoli di una stessa storia", uscita originariamente nel 1976, che affronta il tema dei lager stalinisti. In Jugoslavia il libro riscuote successo, ma fa scoppiare uno scandalo, con attacchi durissimi a Kis ­ si arriverà anche ad un processo. Kis risponde ai critici nel 1978 con Lezioni di anatomia (non disponibile in italiano), che provocherà la rottura con il milieu intellettuale belgradese e lo porterà a trasferirsi in Francia. La sua ricca produzione letteraria e saggistica, iniziata nel 1962, è largamente disponibile in lingua francese, mentre in Italia, in aggiunta alle opere citate, è apparsa nel 1988 per le edizioni Adelphi e nella traduzione di L. Costantini la raccolta di racconti Enciclopedia dei morti. La sua opera poetica non è stata tradotta in Italia, salvo il frammento che pubblichiamo, ripreso da un'antologia della poesia dell'ex Jugoslavia.
"Forse resteranno ­ se anche tutto ciò dovesse essere sommerso in un diluvio universale -, sì, resteranno la mia follia e il mio sogno, come un'aurora boreale e un'eco lontana. Forse, qualcuno scorgherà il chiarore di questa aurora, forse sentirà questa eco lontana, ombra del suono di un tempo, e comprenderà il senso di quel chiarore, di quello scintillio".

 

Trecento camicie bianche
(tre al giorno)
Non per non esser nudo
ma imposte dal protocollo.

Non parliamo delle mutande.
(Il protocollo può pagare
dalla spilla della cravatta, alle mutande
La vostra tasca questo non può affrontare.)

E per quanto riguarda la cravatta
(tra parentesi - dicon - lei non ama così tanto
i Croati)

La cravatta è a tono col vestito
Così impone il protocollo.

Avete costumi da bagno
bastano?
Diciamo una decina.
(Non devon essere come dire mini).

Da voi,
almeno mi sembra,
l'abitudine è tale
che la gente fa il bagno
nelle stesse mutande
che è solita portare.

E (sulle mutande solo ancora questo):
cambiarle sempre più spesso
soprattutto se lei stesso
fa parte di qualche ricevimento
(questo non lo dirà mica - al ricevimento,
da voi là in Sumadija, in Sirmio?)
E non Gli stringete troppo - la mano
Evitate le parole grosse
Da Vuk mosse.

Ecco ancora altri consigli
(teneteli come testamento):
non si sputa
non solo sul ponte
(lo capisce lei stesso)
ma neppure nel mare
neanche nelle acque dell'oceano
pure quando il tempo è bello,

perché qui bisogna, oltre l'umano,
contare sulla forza del vento
(di più di un centinaio di metri
al secondo.)

Avrete il lacchè ed il segretario,
e (il reparto) separato di bagno e doccia.
Fare la doccia almeno tre volte al giorno.

Per quanto riguarda la conversazione,
che sia (in generale) leggera.
Tanti aneddoti della guerra di liberazione
(alcuni pure della paesana prescrizione)
Come pure quelli di Drvar e di Vissa.

Non entrare nelle acque torbide
del nazionalismo
(Tener all'unione e alla fratellanza
è la nostra più grande ricchezza.)

In nessun modo nominare
Djilas, Dedijer, Hebrang.
Mantenere, semplicemente, il proprio rango.

Su Stalin - cautamente.
Nominare Trotskij col sorriso
del disprezzo.
Sui vivi non eccedere in parole.
(Tutto in politica di giorno in giorno cambia.)
Per quanto riguarda l'opinione pubblica
questo è il vostro campo.
I giornali, la radio e la stampa tutta.

I testi li darete a me.
Non per il controllo, ma per l'ortografia.
Almeno per quanto riguarda
la versione della pronuncia ijecava, con caratteri latini.

Stare attenti a tutto
come il più grande segreto (di stato),
come le pupille.
Quindi: nessun pettegolezzo privato
del nostro rispettabile,
ragguardevole
ecc.
informatore.

Nessuna annotazione privata
nessuna opinione personale
nessuna indiscrezione.
Tutto quel che è troppo personale
qui è disdicevole.

[...]

Ed Egli sul ponte, sulla prua.
Il tricolore - con la stella - che sventola
E l'onda che sbatte sul bordo della nave.

[...]

Per quanto riguarda i venti
(qui non penso agli equatoriali),
bisogna semplicemente restringer l'intestino
(E' come quando a qualcuno viene da sbadigliare,
attorno al fuoco da campeggio
quando giunge il sonno)
quindi:
né far sentire né
trapelare
rumor di peto
che è, sotto l'aspetto del gusto
nel centro dell'attenzione;
peggio ancora: tutto ciò rimane nell'aria!
La cosa migliore è, se non c'è altra soluzione
uscirne con discrezione
e fermarsi là più che si può,
e non come fanno alcune canaglie:
scoreggiano fuori
ed entrano subito
(invece di lasciar entrar qui il gabbiano
e appresso uscir sul ponte),
Più teneramente più teneramente più teneramente

(No, egli non è Lenin
ciò è parafrasi.)

Questo sentiero vi conduce
diritto sulla strada
e là vi attende la limousine.

(Per sé, camminando sul sentiero selciato
verso casa
melanconicamente):
Le foglie sono cadute
Tra poco è inverno.

Ed Egli ama i paesi caldi.