PERCHE' MENTIRE SU RAMBOUILLET?
IL MITO DI RAMBOUILLET COME INACCETTABILE DIKTAT AL GOVERNO SERBO


febbraio 2000, di Ilario Salucci



All'inizio dell'aprile 1999 lo storico giornale della sinistra tedesca "TAZ" pubblica un articolo in cui "rivela" l'esistenza nei testi di Rambouillet di un annesso (l' "appendice B") che avrebbe comportato l'occupazione militare da parte della Nato di tutta la Federazione Jugoslava. Nell'arco di un mese la notizia fa il giro dei vari mass media a livello internazionale. Così in Italia è Luciana Castellina a parlarne per prima, il 17 aprile su "Il Manifesto", mentre in Francia "L'Humanité" dedica a questo annesso due pagine il 30 aprile. Gli utenti di Internet scoprono l'affaire verso il 14 aprile, grazie a un articolo dello statunitense Peter Schwarz che ha una larga diffusione.
Dopodiché fu una valanga. A sinistra il fatto che Rambouillet fu un inaccettabile diktat contro il governo serbo, inaccettabile in quanto avrebbe comportato l'occupazione militare di tutta la Federazione Jugoslava, divenne un dogma. Tra gli altri, lo ha sostenuto Peter Gowan, autorevole redattore della "New Left Review". Negli Stati Uniti lo ha sostenuto Noam Chomsky, e in Italia già si è detto di Luciana Castellina. Anche studiosi seri delle questioni balcaniche, come Xavier Bougarel, hanno fatto propria questa analisi, come anche riviste specializzate del livello di "Labour Focus on Eastern Europe", diretta da Gus Fagan (1). I termini si sprecano. Quella di Rambouillet fu una truffa, una trappola, un imbroglio, un ricatto, un documento bidone, un pasticcio ad arte, una vicenda indecente ecc. ecc.

I testi integrali di Rambouillet, inclusa l' "appendice B", sono disponibili al lettore italiano nel volume, curato da Tommaso Di Francesco, La Nato nei Balcani, Ed. Riuniti, Roma, pubblicato nel giugno 1999, alle pp. 99-151. La famigerata "appendice" compare alle pp. 147-150.
La "conferenza di pace" sul Kosovo venne convocata dal "Gruppo di Contatto" il 29 gennaio, e la base negoziale era costituita dalla quarta versione (datata 27 gennaio) di ipotesi di accordo tra le parti stilata dal mediatore Hill. La conferenza a Rambouillet si aprì il 6 febbraio 1999 e si concluse il 23 febbraio. Successivamente venne riaperta il 15 marzo a Parigi (all'Avenue Kléber) e si chiuse definitivamente il 18 marzo con la firma della sola delegazione kosovara albanese al documento in questione. I bombardamenti della Nato sulla Federazione Jugoslava iniziarono il 24 marzo con l'obiettivo di obbligare Belgrado ad accettare il documento ufficializzato la settimana precedente.
Quanti hanno scritto relativamente all' "appendice B" hanno sostanzialmente affermato:
a) l' "appendice" in questione era segreta e fu resa pubblica solo in aprile;
b) l' "appendice" in questione, e tutta la parte relativa all'implementazione militare fu secretata nei confronti della delegazione negoziale serba fino al giorno prima della rottura delle trattative, cioè il 17 marzo ­ fu quindi un'aggiunta "dell'ultimo minuto";
c) l' "appendice" in questione non era conosciuta, fino al 17 marzo, da nessuno, neppure dagli alleati Nato degli Stati Uniti;
d) di conseguenza il testo firmato dalla delegazione kosovara albanese il 18 marzo è molto diverso da quello uscito dalla conferenza a Rambouillet il 23 febbraio;
e) la delegazione negoziale serba aveva accettato la parte politica dell'accordo, ma l' "appendice" in questione implicava l'occupazione di tutta la Jugoslavia da parte della Nato, e come tale inaccettabile dalla Federazione Jugoslava: fu cioè il casus belli che fece fallire i negoziati sul Kosovo.
"Non si trattava di una proposta di accordo, bensì di un testo scritto apposta per essere rifiutato da una delle parti e quindi ideato per attizzare il fuoco...", scrive Joseph Halevi su "Il Manifesto" del 21 aprile; e L. Castellina, nell'art. cit. (Mettereste la vostra firma sotto quell' "accordo"?) scrive: "la presenza militare dell'alleanza atlantica non era prevista solo [in Kosovo] ma nientemeno che in tutto il territorio della Repubblica Jugoslava...quanto stipulato a Rambouillet: la completa occupazione militare della Serbia e del Montenegro... a tempo indeterminato. In queste condizioni non c'è da farsi molta meraviglia se Milosevic non ha firmato... la prospettiva... [è] la riduzione del paese ad uno stato coloniale degno del XIX secolo".

L' "appendice B" era segreta?
Sarebbe il primo caso di un documento che è al contempo segreto e disponibile gratuitamente a milioni di persone. Il testo di Rambouillet ­ inclusivo della parte di "implementazione militare" e dell' "appendice B" ­ era disponibile da fine febbraio 1999 sul sito Internet del "Balkan Action Council". Che vari giornalisti se ne siano accorti solo ad aprile (quando l'inizio dei bombardamenti faceva diventare il Kosovo e Rambouillet notizia di prima pagina, e non solo questione di "specialisti") è altro discorso. Se ne rende forse conto L. Castellina che nella prefazione al volume La Nato nei Balcani afferma che il problema fu che "i nostri solerti media hanno sempre preferito nasconderlo". Nei "nostri solerti mass media" andrebbero allora inclusi anche "Il Manifesto", che da fine febbraio a metà di aprile non ne parlò, oltre a tutti i mass media della Federazione Jugoslava

Quando venne presentata ai negoziatori la parte di "implementazione militare" inclusiva dell' "appendice B"?
Esattamente il 19 febbraio, e non il 17 marzo. Il testo uscito da Rambouillet il 23 febbraio e quello siglato il 18 marzo sono assolutamente identici. Tutta la voluminosa documentazione esistente e tutte le testimonianze, anche da parte serba, concordano in modo totale. Allorquando viene affermato da parte dei negoziatori che questa parte venne loro sottoposta "all'ultimo minuto" ci si riferisce non ai negoziati di Parigi-Kléber, ma ai negoziati di Rambouillet, quindi alla data del 19 febbraio, non a quella del 17 marzo.
Si tenga inoltre conto che tra il 6 e il 18 febbraio i lavori furono sostanzialmente improduttivi, e la situazione mutò con la presentazione di una nuova proposta d'accordo il 18 febbraio (che accoglieva molte osservazioni della delegazione serba, facendo sì che quest'ultima iniziasse a collaborare fattivamente alle trattative). La parte militare fu scritta dal gen. W. Clark, ed il suo testo era stato concordato con i paesi dell'Alleanza Atlantica (2).
L' "appendice B" prevedeva l'occupazione militare di tutta la Federazione Jugoslava da parte della Nato ed i negoziati fallirono a causa di questo?
La delegazione serba e tutti i mass media della Federazione Jugoslava non hanno mai affermato una cosa del genere. Essendo i diretti interessati la loro opinione al proposito è da ritenersi significativa, e unanimemente hanno sempre affermato che il testo di Rambouillet non venne firmato perché prevedeva la presenza della Nato in Kosovo. Il casus belli non fu l' "appendice B", ma la presenza della Nato in Kosovo.
In realtà problemi sorsero anche sulla parte politica. A Rambouillet la delegazione serba espresse l'opinione che erano stati fatti "dei passi in avanti", e che l'accordo verteva sull'80% del testo. Tuttavia si presentò a Parigi-Kléber con un altro testo politico che ribaltava completamente quanto discusso tre settimane prima, facendo infuriare lo stesso negoziatore russo, vicino alle preoccupazioni jugoslave, e rendendo impossibile qualsiasi sviluppo del negoziato (3).
Per quanto riguarda in specifico l' "appendice B", si tratta di un dispositivo standard in questo genere di operazioni militari, ed è ripreso praticamente alla lettera dagli accordi di Dayton del 1995 relativi alla Bosnia, e dai molteplici accordi che accompagnano lo stazionamento di truppe (solitamente statunitensi o francesi) in paesi stranieri. Da un lato forniva un diritto di transito alle truppe Nato attraverso la Federazione Jugoslava per poter dispiegarsi in Kosovo, dall'altro, garantendo libertà di movimento, assicurava che in una situazione in cui il Kosovo sarebbe rimasto non solo sulla carta all'interno della Serbia, le truppe Nato non si sarebbero trovate "imbottigliate" a fronte di eventuali sviluppi militari nella regione (come avvenne più volte in Bosnia con le truppe dell'UNPROFOR dal 1992 al 1995). Entrambi questi fattori a giugno non sussistevano più: le truppe Nato erano massicciamente dispiegate in Albania e in Macedonia, ed oggi il Kosovo era ed è solo sulla carta ancora parte della Serbia - le frontiere non sono oggi controllate da Belgrado, a differenza di quanto stabilito da Rambouillet.
In ultima analisi quello che conta è se si considera realistico che la Nato, o gli USA, avessero come obiettivo l'occupazione militare di tutta la Federazione Jugoslava. I dati di fatto relativi al processo negoziale del febbario-marzo scorso non consentono di fare un'affermazione del genere ­ tanto più la conclusione delle operazioni militari nel giugno 1999. Dal punto di vista politico è ancor più insostenibile, se non immaginando, con grande sforzo di fantasia, la Serbia come "baluardo antimperialista", "la Jugoslavia come il Vietnam!", come taluni hanno effettivamente sostenuto la scorsa primavera (4).

Rambouillet fu un diktat al governo serbo?
Sicuramente Rambouillet fu un ultimatum alla Serbia. Ma non fu solo, o tanto, questo: fu un doppio ultimatum. Alla Serbia per ciò che riguardava lo stazionamento di truppe Nato in Kosovo, e ai kosovaro albanesi per ciò che riguardava l'abbandono della loro rivendicazione principale, l'indipendenza. I kosovaro albanesi accettarono il diktat, anche se questo comportò la fine politica di Adem Demaçi, l'allora rappresentante politico dell'UÇK. Il suo portavoce di allora, Albin Kurti, poi sequestrato dalla polizia serba e oggi desaparecido, affermò lucidamente che "questo piano non porterà la pace nei Balcani, e non darà la libertà e i diritti che spettano al popolo kosovaro", mentre Adem Demaçi venne definito da James Rubin il 23 febbraio "il maggiore ostacolo al processo di pace". Per strappare l'accettazione da parte dei kosovaro albanesi la diplomazia internazionale non si fermò di fronte a nulla: a Rambouillet, mentre da un lato venivano fatte pesanti minacce militari (ovviamente indirette) e politiche nei confronti dell'UCK, d'altro lato circolò una lettera (datata 22 febbraio) da parte dell'amministrazione americana che rassicurava i kosovaro albanesi circa la tenuta di un referendum in capo a tre anni ­ lettera che fu solo uno "specchietto per le allodole" non essendo mai stata firmata (Dini ha ricordato questo avvenimento, poi confermato dalla pubblicazione di tutti gli atti della conferenza) (5). Quando poi Thaci lesse il 23 febbraio la lettera di accettazione "in linea di principio" del documento, affermando che considerava comunque imprescindibile l'espressione della volontà popolare in Kosovo, i diplomatici occidentali si affrettarono a specificare che si trattava di dichiarazioni "unilaterali e quindi irrilevanti".
Pedrag Simic ha ricordato in modo credibile la posizione negoziale degli statunitensi: "Accettate 28.000 soldati della Nato in Kosovo. Sul resto a noi va bene qualsiasi cosa". In una situazione che rischiava concretamente di precipitare in un conflitto generalizzato a livello balcanico, l'unica cosa che interessava la Nato era di impedire, o meglio, di circoscrivere il conflitto, garantendo la stabilità regionale. La propria presenza militare in Kosovo aveva questa logica e questa finalità. Il regime di Belgrado decise di non accettare il diktat e di puntare tutte le carte su una divisione del Kosovo manu militari.
La conclusione è nota. La Nato pensava che con qualche giorno di bombardamenti Belgrado avrebbe accettato Rambouillet. Belgrado pensava di poter arrivare alla divisione del Kosovo come riuscì in passato ad arrivare alla divisione della Bosnia. I kosovaro albanesi pensavano che sarebbe giunta l'ora della liberazione nazionale. Invece oggi Rambouillet è carta straccia, il Kosovo è del tutto perso per Belgrado, e i kosovaro albanesi vivono in un paese distrutto, nel caos totale, senza alcun diritto democratico.

Perché mentire su Rambouillet? E' questione di banale ignoranza, o d'incorreggibile pigrizia mentale, o addirittura di malafede? Non è il primo caso in cui delle leggende si installano e diventano dei luoghi comuni. Dopo un anno leggiamo ad es. che "è stato confermato che Racak fu una montatura", o dopo cinque anni ci capita di sentire che la strage di 37 civili a Sarajevo nell'agosto 1995 (una delle innumerevoli, dato che a Sarajevo morirono migliaia di civili) fu causata dagli stessi Musulmani-Bosniak, "come dice un rapporto Onu". Non contano tutti i documenti, le analisi, l'evidenza, le testimonianze. Non conta neppure che, per Sarajevo, l'Onu dica esattamente l'opposto di quanto gli viene attribuito. Glielo si continua ad attribuire, semplicemente. E ancora: quanti articoli di giornale hanno affermato che Rugova era contro l'indipendenza del Kosovo? Esempi di questo tipo possono purtroppo essere moltiplicati (almeno) per dieci.
Da parte mia non so formulare una risposta valida per il complesso di questi casi - salvo che è, secondo banale buon senso, da escludersi una "malafede generalizzata". Una mia ipotesi è che, a monte, a sinistra non si sono fatti (e non si voglia sostanzialmente fare) i conti con quanto è avvenuto a est da un decennio a questa parte, sullo stalinismo e sulla restaurazione capitalista. Molti si adagiano su "teorie" complottistiche, che hanno molti difetti, ma hanno il pregio che chi le adotta non deve farsi troppe domande. Nel (piccolo) caso dell' "appendice B", le menzogne pubblicate han forse fatto sentire più forti nelle proprie convinzioni antimperialiste alcuni settori di sinistra. Ma non c'è alcun bisogno di mentire per condannare i vari imperialismi all'opera. La realtà, purtroppo, è più che sufficiente.

 

Note:

(1) L'articolo in questione di X. Bougarel, peraltro molto interessante, è apparso su "Le Monde Diplomatique" del settembre 1999, e non appare nella versione italiana della rivista. Uno strano destino ha avuto invece l'articolo di Paul-Marie De La Gorce, Histoire secrète des négociations de Rambouillet, apparso su "Le Monde Diplomatique" nel maggio 1999 (pubblicato anche nella versione italiana). L'articolo non parla dell' "appendice B", e quanto afferma è sicuramente vero per molti aspetti (molto vi sarebbe invece da dire su quello che non appare in questo articolo, ma questo è un altro discorso). Nonostante questo viene citato a sostegno e a riprova dei vari discorsi relativi alla famigerata "appendice B". Si veda per esempio François Chesnais, Tania Noctiummes, Jean-Pierre Page, Réflexions sur la guerre en Yougoslavie, Parigi, ottobre 1999.

(2) La leggenda di un testo presentato a marzo diverso da quello di febbraio sorse subito, da fine marzo 1999, ed è particolarmente tenace, detta e ripetuta. Sullo svolgimento di Rambouillet e Parigi-Kléber venne pubblicato un pregevole articolo, per quanto riguarda la ricostruzione fattuale, di Federico Fubini, Il bacio di Madeleine, ovvero come (non) negoziammo a Rambouillet, Limes, 2, giugno 1999, e soprattutto la scorsa estate è uscito il monumentale volume curato da Marc Weller, The Crisis in Kosovo 1989-1999. From the Dissolution of Yugoslavia to Rambouillet and the Outbreak of Hostilities, Documents & Analysis Publishing Ltd. Pedrag Simic, presente a Rambouillet come consigliere di Vuk Draskovic, ha esposto la sua opinione in Les négociations de Rambouillet du point de vue serbe, pubblicato sul giornale di Amburgo "Die Zeit" il 17 maggio, e pubblicato in trad. francese nel volume collettivo Maîtres du monde? Ou les dessous de la guerre des Balkans, Parigi, settembre 1999. La decisione sulla centralità della presenza Nato in Kosovo venne presa dal Consiglio Atlantico tra il 24 e il 30 gennaio 1999, ed era cosa sostanzialmente risaputa (si v. per es. la conferenza stampa di Madeleine Albright il 14 febbraio).

(3) Questo testo è disponibile al lettore italiano nel volume cit. La Nato nei Balcani, pp. 81-98. La versione originale, che include le cancellature e le aggiunte al testo del 23 febbraio, e che evidenzia anche a livello grafico la modifica quasi totale del testo di Rambouillet, è disponibile nel cit. vol. di M. Weller e fin dalla fine di marzo sul sito del "Balkan Action Council". Sulle prese di posizione serbe durante la conferenza di Parigi-Kléber si veda l'articolo di Roksanda Nincic in "Vreme News Digest" n. 389, del 22 marzo 1999.

(4) Sulla natura sociale della Serbia mi permetto di rinviare al mio articolo pubblicato nel numero zero di "Balkan".

(5) Questi atti sono nel volume cit. di M. Weller. Il fatto che siano disponibili da molti mesi non impedisce all'inglese Robert Fink di scrivere tra le cose più fantasiose mai scritte su Rambouillet (The Trojan horse that "started" a 79-day war, "The Indipendent" il 26 novembre 1999).