LA NASCITA DEL MOVIMENTO DEI LAVORATORI NEI BALCANI
DA "LA STORIA DEI POPOLI BALCANICI" UNA RASSEGNA PAESE PER PAESE DEL MOVIMENTO OPERAIO BALCANICO DI INIZIO SECOLO


maggio 2000, di Krastjo Mancev, traduzione di Andrea Ferrario

 

Il testo è tratto da Krastjo Mancev, "Istorija na balkanskite narodi /XIX-XX v./" ("Storia dei popoli balcanici /XIX-XX secolo/"), Sofia, 1999, pagg. 65-72 e 119-124. Per ragioni di spazio non abbiamo tradotto il capitolo sul movimento operaio in Slovenia. Titoli del traduttore.

Il libro e l'autore: La "Storia dei popoli balcanici" di Krastjo Mancev offre, tra le opere più recenti sull'argomento, un approccio particolarmente interessante e originale alla storia balcanica, scegliendo, come dice il titolo stesso, una prospettiva "dal basso", incentrata sull'agire e sulle condizioni dei popoli, più che sulle politiche statali e/o geopolitiche, oggi più di moda. Pur con alcune scelte discutibili (per esempio, un approccio a volte schematico alla questione macedone, o l'interesse pressoché nullo per il movimento di resistenza albanese in Kosovo tra le due guerre) il libro è uno strumento di grande utilità sia per la chiarezza e la precisione dell'esposizione, sia, soprattutto, per la scelta metodologica di affrontare la storia balcanica per temi (i movimenti di liberazione nazionale, il movimento operaio, i riflessi delle politiche imperialiste nella regione e altro ancora) con un'analisi comparativa delle loro caratteristiche nelle diverse aree balcaniche. Krastjo Mancev è uno dei maggiori storici bulgari dei Balcani e ha pubblicato numerosi libri sull'argomento, tra i quali ricordiamo "Storia dei popoli balcanici, 1879-1918" (con S. Dimitrov), "Storia della Serbia" e "La questione nazionale nei Balcani". Chi fosse eventualmente interessato alla pubblicazione di una traduzione in italiano dell'opera può contattare la redazione (balkan@ecn.org).

 

Le condizioni economiche e politiche nelle quali si è formata la classe operaia nei diversi paesi e nelle regioni dei Balcani sono differenti. In Slovenia, Croazia, Transilvania e Vojvodina, regioni con un'industria relativamente più sviluppata, la classe operaia è nata nelle condizioni di oppressione economica e nazionalpolitica create nell'impero austroungarico. La classe operaia è nata invece in Bosnia ed Erzegovina più tardi, quando queste ultime si trovavano sotto l'occupazione austroungarica. Nelle regioni sotto il dominio ottomano - Macedonia, Albania, Tracia, Creta - le condizioni per la nascita e lo sviluppo del movimento operaio erano ancora più sfavorevoli. Perfino negli stati balcanici indipendenti - Bulgaria, Serbia, Romania, Grecia, Montenegro e Impero ottomano - le condizioni politiche creavano molti ostacoli alla libera organizzazione del movimento operaio.

Oltre a ciò, la classe operaia è nata bei Balcani più tardi rispetto ai paesi dell'Europa occidentale, che erano maggiormente sviluppati dal punto di vista economico e politico. Quando essa ha intrapreso i propri primi passi organizzativi, il proletariato mondiale era già una grande forza dotata di una notevole esperienza.

Tutto questo ha esercitato un influsso sul movimento operaio e socialista nei Balcani. L'arretratezza economica dei paesi balcanici, la presenza di forme economiche e di sfruttamento feudali e semifeudali, la composizione variegata della classe lavoratrice, l'assenza di un numeroso proletariato di antica data, nonché il dominio di regimi reazionari e autoritari, sono tutti elementi che hanno ostacolato il processo di organizzazione della classe operaia nei Balcani. E mentre il movimento dei lavoratori e socialista in Slovenia, Croazia, Vojvodina, Transilvania e Bosnia, in misura più o meno maggiore, si trovava sotto l'influenza dei socialisti tedeschi, austriaci e ungheresi, sul movimento dei lavoratori e sul pensiero socialista in Bulgaria, Serbia e Romania ha avuto una forte influenza il socialismo russo.

Esaminato paese per paese, il movimento socialista nei Balcani mostrava allora [a cavallo tra il XIX e il XX secolo] il quadro che tracciamo qui di seguito.

STATI BALCANICI INDIPENDENTI E IMPERO OTTOMANO

Bulgaria. La diffusione delle idee socialiste si è sviluppata nel paese ancora prima dell'emergere di una classe operaia e di un movimento dei lavoratori. Il primo maggiore propagatore delle idee socialiste in Bulgaria e nei Balcani è stato Dimitar Blagoev. Già alla metà degli anni '80 del secolo scorso comincia a uscire la rivista socialista "Savremenen pokazatel" ("Indice contemporaneo"), vengono diffuse le opere di Marx ed Engels e viene pubblicata una brochure originale di Blagoev dal titolo "Cos'è il socialismo e ha esso terreno da noi?". In svariate località nascono circoli socialisti, che nel 1891 si costituiscono in partito socialdemocratico. E cominciano subito le dispute sul carattere del partito. Nascono due correnti, i cosiddetti partitisti e gli unionisti, che ora si dividono, ora si uniscono. Il leader dei partitisti, che in seguito vengono nominati "stretti", è Dimitar Blagoev, mentre quello degli unionisti, denominati in seguito socialisti "larghi", è Janko Sakazov.

Fino al 1903, le due ali del socialismo convivono in Bulgaria nell'ambito di un unico partito socialdemocratico, ma dopo tale data si dividono definitivamente. Così, all'inizio del XX secolo in Bulgaria vi sono due partiti socialdemocratici, ognuno dei quali cerca di affermare il proprio diritto a essere l'interprete della teoria marxista. Nel frattempo, nascono una classe operaia e un movimento dei lavoratori, viene creata un Unione generale sindacale dei lavoratori, si organizzano scioperi, si conducono lotte per una legislazione operaia ecc.

Il Partito Socialdemocratico Bulgaro (socialisti stretti) si afferma come uno dei partiti più attivi nella sinistra della Seconda internazionale.

Grecia. A cavallo tra il XIX e il XX secolo la classe operaia è in Grecia ancora quantitativamente limitata. Secondo i dati ufficiali, alla vigilia delle guerre balcaniche i lavoratori occupati nelle imprese industriali (esclusa la produzione artigianale e casalinga) erano circa 26.000. Nonostante questo, anche in Grecia vi sono tentativi precoci di organizzare le forze dei lavoratori. Nel 1870 vengono create le prime società cooperative di mutuo soccorso, che riuniscono i lavoratori della produzione artigianale. Nel corso del 1876 viene creata l'Unione fraterna dei falegnami dei cantieri navali di Sira, che si pone l'obiettivo di lottare per regolare la giornata di lavoro (10 ore) e affinché venisse fissato un salario minimo per i lavoratori. Nel 1879, i lavoratori dei cantieri navali e successivamente quelli della conciatura delle pelli di Sira organizzano uno sciopero. Successivamente, negli anni '80 e '90, scoppiano scioperi anche in altre città. Azioni di protesta particolarmente tenaci vengono condotte dai lavoratori delle miniere di Lavrion (1887-1896). All'inizio del XX secolo, soprattutto nel corso del 1909-1911, il numero degli scioperi aumenta rapidamente. Scioperano i lavoratori delle manifatture del tabacco (Volos, 1909, 1911), i minatori (Kardida, 1910 e Lavrion, 1911), i ferrovieri (linea Pireo-Atene, 1910), i lavoratori delle linee tranviarie (Atene, 1911) ecc.

Come ovunque, anche in Grecia il movimento degli scioperi viene accompagnato da tentativi di organizzazione sindacale dei lavoratori. Le organizzazioni sindacali che nascono hanno tuttavia carattere locale, riuniscono i lavoratori di sole una o due città, o di una o due professioni. Solo nel 1911 ad Atene viene creata una Federazione panellenica dei lavoratori, che punta a unire tutte le organizzazioni sindacali. Tuttavia, essa non riesce a unire tutte le organizzazioni professionali dell'intero paese e a trasformarsi in una centrale sindacale unica. Il movimento sindacale rimane così frammentato, si sviluppa lentamente, senza una linea di classe formulata con chiarezza e lontano dalle lotte politiche che si svolgono nel paese.

La principale causa di tutto ciò trova evidentemente le sue radici nella limitazione di numero della classe operaia greca e nella sua immaturità. Per questo motivo le idee socialistiche si diffondono in Grecia sotto la forma del radicalsocialismo, del populismo, del riformismo e dell'anarchismo. I propagatori più noti del socialismo alla fine del XIX secolo, Platon Drakulis e Stavros Kalergis, diffondono un misto di socialismo, cristianesimo e anarchismo. Nonostante questo, già fin dalla nascita del movimento socialista cominciano le dispute e le lotte tra i diversi gruppi e circoli. In alcune città del Peloponneso (Patrasso, Pirgos) si formano gruppi anarchici, che predicano la "rivoluzione permanente" e organizzano attentati, tra i quali quello contro il re Giorgio (1898). All'inizio del XX secolo nascono molti gruppi socialisti, con diversi orientamenti di idee, ma nessuno di essi riesce a innalzarsi al livello che il pensiero socialista aveva raggiunto a quei tempi. Le organizzazioni socialiste e sindacali rimangono deboli e frammentate, con un orientamento di classe indeterminato e non chiaro. Contemporaneamente, alla vigilia delle guerre il movimento socialista viene sottoposto in Grecia a persecuzioni - arresti, deportazioni di dirigenti e così via. Per tutti questi motivi, fino alle guerre non si arriva in Grecia alla creazione di un partito socialdemocratico unitario e di un movimento sindacale unito.

Romania. La crescita dell'industria che si verifica in Romania dalla fine del XIX secolo all'inizio del XX ha come conseguenza un aumento della classe operaia in termini di numeri. Nel periodo che termina con le guerre il numero degli operai cresce fino a più di 250.000 persone (Transilvania esclusa). La classe operaia è perlopiù dispersa in piccole imprese, ma vengono creati anche dei centri industriali con masse di lavoratori compatte. Le prime azioni di sciopero del proletariato romeno risalgono ancora agli anni '60 e '70 del XIX secolo. Successivamente il movimento degli scioperi acquista slancio e diventa un potente fattore per l'organizzazione della classe operaia e per il raggiungimento di diversi diritti e conquiste. Nel periodo dal 1900 al 1904 in Romania vengono organizzati circa 50 scioperi, durante il 1905 gli scioperi sono 335 e nel 1906 ne vengono organizzati 558.

Contemporaneamente all'emergere della classe operaia sulla scena storica, comincia in Romania anche la propagazione del socialismo. Verso la metà degli anni '70 si diffondono tra l'intelligencija e gli studenti i primi circoli socialisti. La maggior parte di tali circoli si trova sotto l'influenza del "socialismo" populista russo ed è diretta da emigranti russi. Uno di essi è Konstantin Dobrogeanu Gherea, che emerge come il più influente propagatore del socialismo in Romania. Pubblica proprie opere originali, nelle quali espone i fondamenti del marxismo, porta alla luce le contraddizioni sociali e di classe della società romena, formula le richieste programmatiche fondamentali dei socialisti romeni e del loro futuro partito. La prima organizzazione operaia in Romania è stata la cosiddetta Associazione generale degli operai, nata nel 1872. Questa "associazione" predica l'armonia di classe e in breve tempo si disgrega. Venti anni dopo, il proletariato romeno riesce a creare una propria organizzazione politica. La fase transitoria a una sua costruzione è stata quella dei club operai nati nel 1890. Nel 1893 viene convocato il congresso dei delegati dei club operai, che proclama la fondazione del Partito Operaio Socialdemocratico Romeno (RRSDP). Si ha così l'approvazione di un programma, vengono eletti organi dirigenti e nominati i delegati per il congresso della Seconda Internazionale a Zurigo (1893).

Nel programma del RRSDP si parla della lotta di classe del proletariato e si avanzano richieste socialdemocratiche (suffragio universale, democratizzazione, giornata lavorativa di 8 ore e così via). Secondo Dobrogeanu Gherea, la rivoluzione operaia era in Romania impossibile prima della vittoria del proletariato nei paesi sviluppati, la rivoluzione non era un compito immediato, bensì una questione che riguardava un lontano futuro. Nel 1899 il partito viene sciolto. Nel 1906 veniva convocata una conferenza dei sindacati, che dà vita a un movimento sindacale organizzato, guidato da un Consiglio Generale. Un anno più tardi, in occasione della Seconda conferenza dei sindacati e dei circoli socialisti, viene eletto un comitato direttivo e i circoli socialisti vengono proclamati unione socialista unitaria. La successiva conferenza delle organizzazioni operaie, tenutasi nel gennaio 1910, si trasforma in congresso fondatore del Partito Socialdemocratico Romeno. Viene nuovamente adottato un programma, vengono eletti organi direttivi e create organizzazioni socialiste nelle imprese, nelle città e così via. Il RRSDP ha assunto così il ruolo di organizzatore e dirigente politico del proletariato in Romania.

Serbia. Nell'ultimo quarto del XIX secolo una significativa parte degli operai della Serbia è occupata nella produzione artigianale. Durante il primo decennio del XX secolo si forma un proletariato industriale, che nel 1912 conta circa 50-60.000 persone.

I prodromi di un movimento operaio in Serbia risalgono al periodo compreso tra gli anni '70 e gli anni '90 del XIX secolo: scioperi con rivendicazioni economiche, dimostrazioni per il primo maggio e così via. Il rappresentante più noto del pensiero socialista della generazione più vecchia è Svetozar Markovic (1846-1875). Nato a Zajcar, dopo avere studiato a Kraguevac, Belgrado, Pietrogrado e Zurigo, Markovic entra in contatto con il socialismo in Europa, unisce intorno a se le forze progressiste della Serbia e dà vita a un'intera epoca del movimento socialista serbo. I suoi articoli e le sue opere, nonché la sua azione pratica, lo caratterizzano come acceso sostenitore della liberazione dei popoli balcanici dal dominio ottomano e austriaco, per l'autogoverno e la democrazia. Avendo presente il carattere marcatamente agrario della Serbia, la sua povertà e l'indifferenziazione di classe, Markovic riteneva che solo attraverso le cooperative degli artigiani e degli operai nelle città e l'unione dei piccoli produttori nelle campagne fosse possibile assicurare il progresso economico, creare un'"industria popolare" e, contemporaneamente, evitare la divisione della società in classi in conflitto tra di loro. La sua convinzione era che in tal modo la Serbia avrebbe potuto evitare la via capitalista di sviluppo e passare direttamente al socialismo.

Questa convinzione ha avuto un suo riflesso anche sulla posizione di Markovic rispetto alla classe operaia. Secondo lui, il socialismo in Serbia sarebbe stato creato sulla base delle "zadruge" patriarcali e delle cooperative dei produttori e dei consumatori nelle città.

L'opera di Markovic viene proseguita da Mita Cenic, Vaso Pelagic, Andra Bankovic, Radovan Dragovic, Dimitar Tucovic e altri, che preparano il terreno per la creazione in Serbia di un partito marxista indipendente. Nel 1892 viene fondata l'"Unione artigianale-operaia", l'anno successivo i socialisti serbi inviano un proprio rappresentante al congresso della Seconda Internazionale a Zurigo (1893) e due anni dopo comincia la pubblicazione del giornale "Socialdemokrat" (1895), il primo giornale marxista in Serbia. Nel 1903 viene convocato il congresso socialista, che proclama la fondazione del Partito Socialdemocratico Serbo (SSDP) e approva i suoi principali documenti - il programma e lo statuto. Si compie anche l'unione delle organizzazioni sindacali nella cosiddetta Unione generale degli operai. Sotto la guida del SSDP, nel corso del primo decennio del XX secolo viene organizzata una serie di scioperi a Bor, Aleksinac, Majdanpek e in altri luoghi, sotto lo slogan della giornata lavorativa di 8 ore, l'introduzione di una legislazione sul lavoro, l'aumento degli stipendi. Giungono anche i primi successi in tale direzione: nel 1910 il Parlamento nazionale approva una legge per la limitazione della giornata lavorativa a 10 ore, vengono introdotte determinate regolamentazioni del lavoro a favore degli operai e viene riconosciuto il diritto di sciopero.

Montenegro. Nonostante l'assenza di un proletariato industriale, alla fine del XIX secolo in Montenegro cominciano a penetrare le idee socialiste. Già nel 1871, Vaso Pelagic propaganda le idee del socialismo e Simo Popovic, seguace di Svetozar Markovic, nonché redattore del giornale "Crnogorac", pubblica una serie di articoli a sostegno della Comune di Parigi. La prima organizzazione dei lavoratori del Montenegro viene creata nel 1903. Si tratta della cosiddetta Unione degli operai di Bar (243 persone). Nel 1906-1907 si svolgono i primi scioperi dei lavoratori delle tipografie di Cetinje (50 persone) e degli operai che lavoravano alla costruzione delle ferrovie del Montenegro, avviata da una società italiana. In quel periodo a Cetinje nasce la prima organizzazione professionale degli operai, la cosiddetta Società operaia di Cetinje. Il programma della società rivendica la riduzione dell'orario di lavoro, l'aumento degli stipendi e il miglioramento delle condizioni lavorative. Società di tipo simile sono nate anche a Podgorica e Niksic, ma queste ultime, a differenza di quella di Cetinje, sono a maggioranza artigiana. In Montenegro, alla fine del XIX e all'inizio del XX secolo non si giunge alla creazione di un partito socialdemocratico, a causa della limitatezza di numero, della debolezza e dell'arretratezza politica della classe operaia.

Impero ottomano. Nell'Impero ottomano e nelle sue province balcaniche la classe operaia nasce nelle condizioni di uno spietato regime assolutista, in una società contraddistinta dal fanatismo religioso, da odi nazionali e da un'arretratezza generale. Nei territori dell'Impero ottomano filtrano notizie sugli avvenimenti relativi al movimento operaio e socialista in Europa. Vengono effettuati alcuni tentativi per la creazione di un'organizzazione, la Società per la difesa degli operai (1871) e per l'organizzazione di scioperi. Gli operai dell'arsenale della marina militare di Costantinopoli scioperano, rivolgendo le proprie rivendicazioni al sultano (1872). Viene organizzata anche una Società operaia ottomana (1895-1896). Tali tentativi finiscono tuttavia per l'essere scoperti, e divenire quindi oggetto di pogrom e di messe al bando. E quando esistono delle unioni consentite dal regime, casse di mutuo soccorso e associazioni artigiane, esse o sono formate sia dai datori di lavoro che dai dipendenti, oppure sono sotto la guida di religiosi, commercianti, mediatori, avvocati ecc.

Per quanto riguarda la propagazione delle idee socialiste nell'Impero ottomano, nella maggior parte dei casi i sostenitori di tali idee non sono rappresentanti della classe lavoratrice della nazione turca, quanto piuttosto socialisti di nazionalità non turche. I primi tentativi di propagare idee socialiste e di creare organizzazioni socialiste nelle province europee dell'Impero ottomano sono legati all'attività del Partito Socialdemocratico Bulgaro (BRSDP). Il propagatore di tali idee in Macedonia è il socialista bulgaro Vasil Glavinov, membro del BRSDP. Nel 1894 egli si reca in Macedonia, dove si dedica all'organizzazione di società d'istruzione culturale, diffonde letteratura socialista, crea circoli socialisti. All'inizio del XX secolo nascono in Macedonia i primi gruppi socialisti.

La rivoluzione dei Giovani turchi crea condizioni più favorevoli per l'organizzazione della classe operaia. Nel 1908-1909 nasce una serie di organizzazioni degli operai, soprattutto nelle grandi città delle province europee dell'Impero ottomano: Salonicco, Skopje, Edirne, Gumurdzina, Xanti, Drama, Kavala e altre. Esse vengono organizzate come organizzazioni miste dei lavoratori bulgari, ebrei, greci, turchi, armeni e così via. Il centro del movimento operaio nelle province europee diventa Salonicco e la più attiva opera propagandistica e organizzativa viene messa in atto dai socialisti bulgari guidati da Vasil Glavinov. Nel 1909 qui viene creata una forte organizzazione socialista, sotto il nome di Federazione socialista. Organizzazioni socialdemocratiche vengono create a Skopje, Veles, Edirne, Costantinopoli, Smirne e in altri luoghi. Cominciano le pubblicazioni del primo giornale socialista in lingua turca, "Argat" ("L'operaio"), che viene stampato anche in armeno e in greco, e vengono diffusi anche gli organi del BRSDP (stretti), "Rabotniceski vestnik" ("Giornale operaio") e "Rabotniceska iskra" ("Scintilla operaia").

Il compito principale del movimento operaio diventa l'unificazione dei vari sparsi gruppi socialisti e organizzazioni sindacali in un unico partito socialdemocratico e una sola unione sindacale. Dopo il 1910 vengono costantemente messi in atto sforzi in questa direzione. Viene innanzitutto proclamata la fondazione del cosiddetto Partito Socialista Ottomano. I suoi fondatori sono Ahmed Samim, Husein Hilmi, Tevfik Nevzad e altri, e il suo organo di stampa è il giornale "Istrak". Tale partito riunisce le organizzazioni socialiste delle province europee dell'Impero ottomano. Nel 1911 si svolge il congresso dei socialisti dell'intero paese. Nel corso dell'anno successivo si giunge a un'unificazione delle organizzazioni sindacali in un'unione generale con circa 5.000 membri.

Il regime dei Giovani turchi, rinnegando le promesse di libertà e di democrazia, si scatena con grande accanimento contro le organizzazioni operaie. Gli scioperi e le dimostrazioni vengono soffocati con forza brutale, viene vietata la creazione di organizzazioni sindacali, il presidente del Partito Socialista Ottomano viene ucciso, mentre altri suoi leader fuggono all'estero o vengono mandati in esilio. Dopo le guerre balcaniche, l'Impero ottomano perde la maggior parte dei suoi possedimenti balcanici e in conseguenza di ciò i movimenti operai di questi territori vengono inclusi rispettivamente nel movimento operaio socialista serbo, greco e bulgaro. In Albania, invece, fino al 1912 e per lungo tempo dopo tale anno non si può in alcun modo parlare di un movimento operaio e socialista.

I contatti e le relazioni tra i movimenti socialisti balcanici. La prima conferenza socialista balcanica.
Un tratto caratteristico del movimento socialista nei Balcani è il suo internazionalismo, che trova le sue radici nei rapporti tra i partiti operai dei Balcani, che collaborano e si aiutano reciprocamente. I contatti più intensi sono quelli tra il movimento socialista bulgaro e quello serbo. E questo è facilmente spiegabile: la Bulgaria e la Serbia sono all'incirca allo stesso livello di sviluppo, con problemi identici.

I rapporti tra i socialisti dei Balcani dalla fine del XIX all'inizio del XX secolo si concretizzano nelle forme più diverse: corrispondenze epistolari tra i leader, visite reciproche e organizzazione di riunioni con oratori di socialisti di altri paesi, la partecipazione dei socialisti bulgari al movimento socialista nella Turchia europea e in Romania (Krastju Rakovski, secondo la grafia bulgara, Cristian Racovski, secondo quella rumena), incontro e scambi di opinioni riguardo a problemi attuali, scambio di delegati in occasione di congressi e altro ancora. I rapporti e i contatti così instauratisi tra i socialisti crescono in un appoggio e una solidarietà reciproci, nello sforzo per trovare soluzioni giuste ai problemi balcanici.

Il 25-27 dicembre 1909 si svolge la Prima conferenza socialista balcanica. Arrivano delegati del BRSDP (stretti) bulgaro, del SDP serbo, del SDP croato, del SDP sloveno, dell'Unione Socialdemocratica romena, della SDP di Bosnia-Erzegovina, dell'emigrazione socialista montenegrina, delle organizzazioni socialiste dell'Impero ottomano e del gruppo socialista di Costantinopoli. Negli interventi di D. Blagoev e D. Tucovic la federazione balcanica viene indicata come la via più giusta per giungere a una soluzione dei problemi nazionali nei Balcani. La conferenza diventa espressione dell'idea di solidarietà tra i popoli balcanici, alza il vessillo della lotta contro il pericolo della guerra, a favore della pace e della comprensione, per una repubblica federativa balcanica. Alle decisioni della conferenza aderiscono anche i socialisti greci.

L'idea della repubblica federativa balcanica svolge un ruolo notevole per la mobilitazione delle masse contro il nazionalismo e lo sciovinismo, contro la politica di conquista degli stati balcanici. I socialisti balcanici, tuttavia, mancano di spiegare qual è la strada giusta da seguire per realizzarla: ritengono di potere arrivare a tale repubblica esercitando pressioni sui regimi esistenti, vale a dire facendo in modo che siano questi ultimi a procedere alla sua creazione. Dall'altra parte, la stessa idea di federazione inclusiva di tutti i popoli balcanici dall'Europa Centrale fino all'Asia Minore, in presenza di contraddizioni, problemi, inimicizie e pregiudizi accumulatisi dal passato, ha più il carattere di un desiderio utopico, che quello di un obiettivo realizzabile in tempi vicini.

IMPERO AUSTRO-UNGARICO

Croazia. Nel 1910, nell'industria e nell'artigianato in Croazia e Slavonia sono occupate 110.000 persone, di cui circa 60.000 operai. Esiste un enorme esercito di proletari e semiproletari delle campagne, soprattutto nello Srem. Una parte significativa degli operai croati è costituita da ex contadini, scarsamente alfabetizzati e dalla mentalità di piccoli proprietari. Essi svolgono le mansioni più pesanti e che richiedono una scarsa qualificazione, mentre gli operai qualificati nella maggior parte dei casi sono stranieri, venuti dall'Austria, dall'Ungheria, dalla Boemia e dalla Moravia.

Le prime azioni della classe operaia in Croazia cominciano sotto l'influsso delle lotte politiche in Austria e Ungheria, nonché della Comune di Parigi. Le società operaie degli anni '70 mettono in rilievo soprattutto le rivendicazioni economiche. Una nuova tappa per il movimento operaio si apre durante la seconda metà degli anni'80 e l'inizio degli anni '90 del XIX secolo: emergono in primo piano le questioni relative all'organizzazione politica del proletariato. Vengono creati numerosi circoli che svolgono un'intensa attività e mantengono contatti con i socialisti ungheresi e austriaci, diffondendo letteratura socialista. Un forte influsso viene esercitato dai lavoratori immigrati, tra i quali vi sono tre correnti: quella marxista, quella lassaliana e quella anarchica. Nel 1888 scoppia un'ondata di scioperi: dei panificatori, dei muratori, dei falegnami, dei sarti, dei calzolai e altri ancora, a Zagabria, Varazdin, Sisak, Karlovci, Bjelovar e in altri luoghi. Nel 1890 a Zagabria si svolge una manifestazione per il primo maggio e nell'aprile del 1892 comincia a uscire il primo giornale socialista croato, "Sloboda" ("La libertà"). Nel 1894 viene creato un partito politico autonomo sotto il nome di Partito Socialdemocratico della Croazia e della Slavonia. Il secondo congresso di tale partito, tenutosi nel 1896, approva un programma elaborato sul modello del programma di Erfurt della socialdemocrazia tedesca. Il partito ritiene propri compiti più immediati la lotta per la conquista di libertà democratiche, il suffragio universale, l'eguaglianza tra i cittadini, la giornata lavorativa di 8 ore, la legislazione sociale e un'ampia autonomia della Croazia.

Il regime di K. Hedervary è preoccupato per l'ascesa del movimento operaio. Nel 1895 viene organizzato un processo contro i socialisti, in conseguenza del quale l'attività del partito socialdemocratico viene nei fatti vietata. Nonostante questo, già nel corso degli anni '90 del XIX secolo il partito socialdemocratico aumenta la propria influenza in Croazia, non solo nelle città, ma anche nelle campagne. Il programma socialista trova terreno particolarmente fertile per una diffusione tra le masse misere e semiproletarie dello Srem. Nel 1896-1897 in tale regione nasce tutta una serie di organizzazioni socialiste contadine. Ma la dirigenza del partito socialdemocratico non riesce a prendere la testa della lotta delle masse immiserite e semiproletarie della campagna croata. E' una cosa che si fa particolarmente evidente nel corso del periodo di ascesa del 1903-1904, quando gli operai e i contadini prendono parte attivamente al movimento contro Hedervary, mentre la direzione del Partito Socialdemocratico rimane in disparte. I socialisti croati non hanno un programma appropriato nemmeno riguardo alla questione nazionale. Si trovano sotto l'influsso della socialdemocrazia austriaca, il cui programma nazionale non va più in là della richiesta dell'eguaglianza tra i popoli e della trasformazione della monarchia asburgica su base federativa secondo criteri nazionali. Essi ritengono che sia sufficiente introdurre il suffragio universale, affinché vengano risolti tramite riforme i problemi esistenti.

Così, il Partito Socialdemocratico Croato si forma come partito dello stesso tipo degli altri partiti socialdemocratici della Seconda Internazionale. Nel 1906 la socialdemocrazia croata si unisce alla coalizione croato-serba.

[...]

Bosnia-Erzegovina. Nel 1904 sul territorio della Bosnia-Erzegovina c'erano circa 100 imprese di dimensioni più o meno grandi che occupavano 30.000 operai. Alla vigilia immediata della Prima guerra mondiale il numero degli operai era cresciuto oltre le 100.000 unità. Per l'organizzazione politica della classe operaia esisteva tutta una serie di ostacoli: la divisione dei lavoratori su base religiosa, la variegata composizione sociale e nazionale della classe operaia, la psicologia da piccoli proprietari.

Le prime organizzazioni operaie nascono in Bosnia-Erzegovina nel corso degli anni '90: casse per la malattia e di mutuo soccorso, società per il tempo libero e culturali-educative. Nell'agosto 1905 a Sarajevo si svolge una conferenza dei rappresentanti dei lavoratori di varie professioni, che proclama la creazione dell'Unione generale operaia della Bosnia-Erzegovina. L'unione riunisce le organizzazioni professionali esistenti, instaura contatti con i socialisti in Serbia, Croazia e Austria, riceve e diffonde letteratura socialista.

La creazione di organizzazioni professionali svolge in Bosnia-Erzegovina un ruolo positivo per il consolidamento programmatico e organizzativo della classe operaia. Nel maggio 1906 scoppia uno sciopero generale. L'intera Bosnia è travolta da un'ondata di scioperi - Sarajevo, Mostar, Banja Luka, Zenica, Tuzla e altri centri. In affollate riunioni e dimostrazioni, i collettivi dei lavoratori votano risoluzioni e rapporti, nei quali vengono avanzate rivendicazioni economiche concrete e istanze sociali e politiche formulate con chiarezza. La classe operaia dimostra di essere una nuova forza politica.

Al movimento, e per convinzioni proprie, prendono parte anche l'opposizione borghese e i contadini e si crea un fronte comune contro il regime di occupazione. In conseguenza di ciò vengono ottenuti i primi successi: vengono approvate le regole dell'Unione generale operaia, gli stipendi vengono aumentati, la giornata lavorativa viene accorciata e si ottiene il diritto di autorganizzazione dei lavoratori.

Nel luglio 1909 viene convocato il congresso fondatore del Partito Socialdemocratico della Bosnia-Erzegovina. Viene approvato un programma che fa proprie le principali posizioni degli altri partiti socialdemocratici della Seconda Internazionale. Il Partito Socialdemocratico della Bosnia-Erzegovina è a favore della concezione di un'unità culturale tra i popoli slavi del sud. Per quanto riguarda la questione agraria, esso è a favore del riscatto obbligatorio per i contadini dipendenti, vale a dire per la distribuzione gratuita della terra ai contadini, con il contemporaneo pagamento ai proprietari terreni del relativo costo attingendo alle finanze statali. Il Partito Socialdemocratico si afferma come unico rappresentante politico della classe operaia in Bosnia-Erzegovina.

Vojvodina. Le prime organizzazioni operaie emergono in Vojvodina già negli anni '70 del XIX secolo. L'organizzatore del movimento operaio in Vojvodina è il Partito Socialdemocratico Ungherese, creato nel 1890, del quale sono membri anche i socialisti serbi della Vojvodina. Nel 1903 viene creata la regione di diffusione della propaganda socialdemocratica dell'Ungheria meridionale, quale centro specifico per la direzione delle organizzazioni professionali e delle società operaie. All'inizio del XX secolo vengono create le prime organizzazioni sindacali locali a Novi Sad, Subotica, Pancevo, Veliki Beckerek e in altre città. Dopo il 1903 vengono creati all'interno del Partito Socialdemocratico Ungherese dei comitati di propaganda socialdemocratici a connotazione nazionale - serbi, romeni, slovacchi, tedeschi. Nel proprio programma, la socialdemocrazia ungherese si pone come obiettivo quello della conquista del potere politico, ma svolge la propria attività sotto lo slogan del suffragio universale e del diritto all'organizzazione politica, della libertà di riunione e avanzando altre rivendicazioni democratiche. Essa abbandona la richiesta di indipendenza dell'Ungheria rispetto all'Austria e l'affermazione del diritto dei singoli popoli all'autodeterminazione. Oltre a ciò, essa inserisce nel proprio programma la richiesta dei contadini di una distribuzione delle terre dei grandi proprietari terrieri.

All'inizio del XX secolo, il movimento operaio trova in Vojvodina la propria espressione nel dispiegarsi di un movimento di scioperi di massa. Nel 1904 una vera e propria ondata di scioperi travolge le città della Vojvodina. Ovunque gli scioperi avanzano rivendicazioni economiche e nella maggior parte dei casi riescono a ottenere dai datori di lavoro importanti concessioni. Gli operai creano propri sindacati centralizzati, che dispongono di fondi per aiutare i lavoratori in sciopero.

Parallelamente al movimento operaio, in Vojvodina si sviluppa anche un movimento agrario piuttosto forte. Il proletariato contadino e le masse rurali immiserite della Vojvodina organizzano tra il 1896 e il 1989 i cosiddetti "scioperi della mietitura", che in numerosi luoghi sono accompagnati da sanguinosi scontri. Nel 1897 il governo di Budapest introduce una legge con la quale i lavoratori dell'agricoltura sono privati del diritto di sciopero. Dopo alcuni anni "tranquilli", nel 1903 cominciano nuovi e violenti scioperi "contadini". Nel 1904 scoppiano due rivolte contro la parcellizzazione dei terreni da pascolo comunali. Per soffocare tale movimento, le autorità ricorrono ai metodi più violenti.

Transilvania. Il movimento operaio ha una solida base, poiché è presente una numerosa classe operaia (oltre 200.000), ma essa è multinazionale, divisa e dispersa. Nel corso degli anni '60 del XIX secolo fanno la loro comparsa le prime "associazioni operaie" - a Timisoara, a Brasov e altrove. I rappresentanti dei lavoratori transilvani mantengono contatti con la Prima internazionale e creano una sua sezione in Transilvania. Nel 1880 essi partecipano alla creazione del Partito Operaio Generale, che dieci anni dopo si trasforma nel Partito Socialdemocratico d'Ungheria. Di tale partito fanno parte tutti i socialisti transilvani, ivi inclusi i socialisti romeni della Transilvania. I lavoratori romeni costituiscono la massa principale delle organizzazioni sindacali in corso di formazione e prendono parte al movimento degli scioperi - nel 1892, 1895, 1897 e in altri anni ancora. Tale movimento si fa particolarmente forte nel 1905-1907, quando l'impero è sconvolto da una crisi generale, creatasi in coincidenza con la prima rivoluzione russa. Tra le masse proletarie si avvia una dinamizzazione generale ed esse si sollevano nella lotta contro l'oppressione sociale e nazionale che colpisce anche la Transilvania. Il Partito Socialdemocratico Ungherese, tuttavia, non va oltre alla richiesta del suffragio generale. Anche questo slogan incontra in effetti l'adesione delle masse, ivi comprese quelle della Vojvodina e della Transilvania: si susseguono scioperi e dimostrazioni, vengono create nuove organizzazioni sindacali, aumenta numericamente la composizione del partito socialdemocratico. Non vengono tuttavia conseguiti risultati sostanziali. Dopo alcuni anni di particolare attivismo, si assiste a un calo dell'energia rivoluzionaria delle masse.

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