LETTERA A "IL MANIFESTO"
CRITICA ALLE POSIZIONI ANTIALBANESI E FILOSERBE DEL QUOTIDIANO


novembre 2000 di Giovanni Trupo

 

Non sono un lettore occasionale del Manifesto ma seguo il giornale fin dai primi numeri usciti 30 anni fa. Penso che almeno qualche volta i lettori dovrebbero dare le pagelle ai redattori del giornale.
Devo fare una feroce critica al giornalista Tommaso Di Francesco per le sue corrispondenze da Belgrado. Credo che sia digiuno di problemi balcanici e che si sia immedesimato negli umori che la piazza di Belgrado ha espresso in questi ultimi mesi - trascurando - penso volutamente, i tanti perché delle origini dei conflitti dei serbi con tutte le altre comunità etniche della ex Jugoslavia. Ex Jugoslavia perché non esiste più, esiste solo nella testa dei no-stalgici "innamorati" del titismo.
Il problema è che in Kossovo sono state fatte molte forzature non solo da Milosevic ma anche dai governi precedenti che da 40 anni incentivano economicamente la graduale colonizzazione del Kossovo.
Per far capire il problema voglio fare un paragone col Trentino Alto Adige. Cosa sarebbe successo in questa regione italiana se il governo centrale avesse incentivato col raddoppio dello stipendio una emigrazione verso Bolzano? Nella realtà kossovara ciò si è concretizzato, inasprendo i rapporti tra le due comunità e le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti (tutti quelli che vogliono capire il problema). Perché Bolzano appartiene all'Italia, ma prima di tutto appartiene ai cittadini che lo abitano e questo dovrebbe essere la base della convivenza nella diversità. Nel Manifesto del 03/10/00, Loris Campetti intervista Predrag Matvejevic, che in merito agli albanesi della Macedonia dice: "...gli albanesi pretendono sempre di più". Ma quali pretese! Gli albanesi in Macedonia non contano nulla, anzi vivono nell'ultimo apartheid d'Europa, anche se i corrotti partiti albanesi appoggiano le coalizioni di governo delle bande macedoni. Quella frase di Matvejevic è solo una vigliaccheria buttata lì per creare confusione in chi non conosce la realtà macedone. Torno a T.D.F. nelle sue corrispondenze da Belgrado. Il 27/09/00, scrive: "transizione senza violenza", il 6/10/00 "buongiorno dalla Serbia libera", il 8/10/00 "Il giorno di Kostunica", tanto per citarne alcuni, che sono una cronoca semplicistica della piazza di Belgrado, mentre "La Stampa", molto più cauta, il 7/10/00 titola in prima pagina in grassetto "Milosevic incorona Kostunica". Nelle pagine interne dello stesso giornale ho trovato un'ampio collage di articoli fatti in modo che anche il lettore più sprovveduto possa capire i problemi della Serbia e dei Balcani. Nonostante il giornale suddetto sia sempre stato classificato come giornale di Agnelli, riporta articoli migliori dei vostri. In previsione delle elezioni in Serbia il T.D.F. sciorinando l'articolo del 31/08/00, che distorce completamente la realtà balcanica, scrive: "...Se poi si vuole denunciare il regime di apartheid a cui le leggi di Milosevic sottoponevano la popolazione in maggioranza albanese, va detto ad onor del vero - altrimenti si continua in una ambiguità senza fine - quell'apartheid vergognoso era assolutamente ben sopportato dai leader kosovari, che lo consideravano una manna, tanto da farne una bandiera, tanto da prendere la palla al balzo per avviare la costruzione di uno stato parallelo, con istituzioni e autorità alternative, lo stato del Kosovo di fatto riconosciuto subito dalla "sorella" Albania; uno stato parallelo con tanto di rifiuto sconsiderato, a non partecipare mai alle sca-denze elettorali jugoslave, sottraendo ­ ecco la responsabilità di Ibrahim Rugova che che più o meno inconsapevolmente così facendo preparava inevitabilmente il terreno alla lotta armata degli enveristi-atlantici dell'Uck - un milione e mezzo di voti alla difficile verifica democratica periodicamente in corso a Belgrado negli anni novanta; senza mai aiutare dunque l'opposizione serba e i processi politici in atto che avrebbero potuto portare verosibilmente all'uscita di scena di Milosevic. Tanto peggio tanto meglio, dunque". Tommaso Di Francesco tu l'onore della verità non lo sai dove sta di casa!

Così facendo fai solo della disinformazione. Cercherò di chiarire alcuni punti focali delle questioni serbe-kossovare di questi ultimi 10 anni, nonostante il sottoscritto sia l'ultimo operaio delle ferrovie e non uno scribacchino di professione come te.
La Repubblica parallela del Kossovo è nata nei primi anni 90 e indirettamente è andata incontro al regime di Milosevic quando egli era sostenuto dal Pentagono durante le guerre contro la Croazia e la Bosnia,la Repubblica pacifista kossovara alla Pannella costituita da Rugova ­ il quale è un intellettuale prestato alla politica, inconsapevolmente ha garantito il fianco sud-occidentale della Serbia; impedendo in quel contesto al Kossovo di entrare in guerra nel momento in cui le condizioni erano favorevoli per sganciarsi definitivamente dall'oppressione Serba. Ibraim Rugova è stato una marionetta usata dagli ambasciatori americani per fare i loro sporchi giochi nei Balcani - altro che "aperto la strada alla lotta armata". La lotta armata anti-serba andava fatta nel momento della debolezza del regime di Belgrado e non dopo; questo errore di valutazione è dovuto alla mancata partecipazione al conflitto della borghesia nazionale albanese in quanto essa è succube del dominio slavo perchè socio in affari con esso.

La classe politica albanese ha dimostrato la sua in-capacità di dare una svolta alla repressione - ripiegando sul pacifismo. Per quanto riguarda l'Uck e l'intervento d'oltre atlantico c'è da precisare che la benedizione degli USA è avvenuto solo nel mo-mento in cui il Fronte di Liberazione del Kossovo passò sotto il controllo occidentale con la nomina al suo vertice di mercenari albanesi provenienti dalla Croazia e solo allora l'Uck è entrato nell'ombrello americano e della NATO.
Infatti, come risulta dall'intervista di Bujar Bukoshi alla Rete TV del Kossovo/sat (03/01/2000), egli dice: sono stati ingaggiati alcuni ufficiali dell'esercito jugoslavo per dare una svolta professionale alla guerra.
I giornalisti del Manifesto si riempiono la bocca con parole come "democrazia Jugoslava", di "elezioni Jugoslave", di Tito "democratico", ma per gli albanesi gli slavi hanno portato solo violenza e distruzione.
Già dalla fine della resistenza dopo aver combattuto su un unico fronte con gli slavi si sono trovati nel 1946 ad avere 2.500 combattenti albanesi sepolti nelle gallerie e miniere; massacrati dall'esercito di Tito, il quale durante il suo regime ha promosso al rango di ministro Vaso Cubrilovic, invece di gettarlo nella spazzatura della storia come razzista in-allito e uomo di fiducia del Regno Serbo.
Da ricordare a T.D.F. che in democrazia i partiti presentano i propri candidati e discutono con gli elettori nelle varie regioni, invece T.D.F. ha una visione tutta sua della democrrazia; egli pretende che gli albanesi debbano solo votare i candidati imposti dal centro dell'impero serbo. Bel concetto di democrazia. Sempre sul Manifesto del 17/10/00, T.D.F. scrive: "...le elezioni monoetniche di Koushner non contano granchè perché escludono i serbi-kosovari dal voto. Chi glielo spiega ad Hasim Thaçi e alle milizie "disciolte" dell'Uck..."
I serbi si sono autoesclusi dal voto perché riconoscono solo il governo di Belgrado. Lo stesso vizio ce l'hanno comunque anche i partiti albanesi che seminano illusioni nella popolazione facendo credere che la soluzione dei loro problemi possa venire dalle Nazioni Unite o dagli occidentali - non si rendono conto che l'ONU è un carrozzone al servizio dei paesi economicamente più potenti i quali pilo-tano appalti e fondi "umanitari" in direzione delle proprie imprese e clientele.
Consiglio a T.D.F. di tranquillizzarsi perché il Signor Thaçi è ormai diventato una creatura mansueta sotto l'ombrello occidentale e cerca anche lui un posticino comodo per competere sullo stesso piano di Rugova e nulla più.
Per quanto riguarda le milizie in Kossovo le uniche milizie che ci sono state sono state quelle dei serbi, queste le ha viste il mondo intero, solo T.D.F. non le ha viste o non si ricorda ?... Forse egli è troppo interno ai problemi della Serbia e si trova a suo agio in mezzo alle svastiche del nazionalismo serbo per ricordare.
Certamente T.D.F. non è l'unico a sostenere queste tesi; egli è in buona compagnia con l'altro galoppino dei regimi che si susseguono a Belgrado, Ennio Remondino, il quale "brilla" per i suoi reportage dalla Serbia e che ogni tanto fa il suo giro in Kossovo ad intervistare qualche serbo, oppure va sul sicuro ad intervistare quelle vipere chiuse nel monastero di Deçani.
La riprova dei pessimi servizi giornalistici di Remondino secondo me è dimostrato dal fatto che la RAI per avere dei reportage migliori ha inviato in Kossovo altri cronisti. Sul n° del 2/02/2000 di Limes, Remondino scrive che anche lui ha rischiato la vita in Kossovo. Ma quali rischi? Nel dicembre 1998 sono stato testimone oculare dei rischi di Remondino; egli andava in giro per Pristina con i suoi due collaboratori che più che altro sembravano due guarda-spalle e peraltro pure a carico dei contribuenti italiani. A proposito di contributi devo dire che anche l'incapacità del Manifesto di fare un serio giornale fa sì che ogni tanto chiede "l'obolo" ai propri lettori e in questo anche il sottoscritto si è sentito fregato dando le 50 mila per una copia di giornale. Avessi almeno avuto delle notizie presentate con un minimo di decenza, invece devo leggere altri quotidiani per avere una informazione corretta e più democratica. E per finire c'è da ricordare l'uccisione in Georgia del giornalista Antonio Russo, il Manifesto ha fatto un articolo marginale visibile solo ai lettori che vanno a cercare il particolare, mentre lo stesso giorno, cioè il 17/10/00, "La Stampa" a pag. 18 apre gli Esteri con titolo in neretto "L'ultima voce che raccontò Pristina". I cronisti di guerra vanno rispettati per il loro corag-gio, senza guardare etichette e anche per questo, ex caro Manifesto, non ti compero più.

Torino 29 ottobre 2000

Distinti saluti,
Giovanni Trupo