LE FORZE POLITICHE EREDI DELL'Uçk
RASSEGNA DELLE
FORZE POLITICHE KOSOVARE DOPO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE
settembre
2000, di Andrea Ferrario
Una ricostruzione approfondita dell'evoluzione delle forze politiche albanesi del Kosova direttamente o indirettamente eredi dell'UCK è resa particolarmente difficile da due elementi. Il primo è quello della scarsità numerica e qualitativa delle fonti: i materiali in lingue diverse dall'albanese sono estremamente pochi e quelli che offrono fatti, oltre ai commenti, sono una vera rarità. L'altro è quello dello scarso livello di pubblicità nel dibattito politico tra le forze albanesi del Kosova, al di là degli slogan generici sull'obiettivo dell'indipendenza, sulla creazione di una democrazia moderna e sull'introduzione del libero mercato. E' un'osservazione che vale soprattutto per la LDK di Rugova, ma in maniera pressoché uguale anche per il PDK di Thaqi, l'AAK di Haradinaj e le altre forze minori eredi dell'UCK. Nonostante questo, è possibile, come tenteremo di fare qui sotto, ripercorrere gli sviluppi fondamentali di queste forze nell'ultimo anno e poco più, traendone qualche conclusione.
Le nuove forze politiche
Al momento dell'entrata delle forze NATO in Kosova, nella metà del giugno 1999, l'UCK era un gruppo armato che nei fatti aveva subito una disastrosa sconfitta militare sul campo, ma era riuscito paradossalmente, grazie all'"emergenza" dei bombardamenti e dei contatti internazionali instaurati a Rambouillet, a consolidare nella primavera i propri vertici militari e politici, incarnati i primi da Agim Ceku, ex alto ufficiale dell'esercito croato, e i secondi da Hashim Thaqi. Ceku, entrato in Kosova all'inizio dei bombardamenti, aveva assunto il comando dell'esercito di liberazione il 3 maggio (con conferma ufficiale il 13 maggio), mentre Thaqi, che già da prima dei bombardamenti era uno dei membri del direttorato politico dell'UCK, aveva consolidato all'inizio di aprile le proprie posizioni creando un governo temporaneo, affiancato dal portavoce Jakup Krasniqi e dal "ministro degli esteri" Bardhyl Mahmuti. Che tuttavia questo consolidamento di una forza tradizionalmente frammentata sul terreno fosse dettato più di ogni altra cosa da considerazioni di emergenza e dalle pressioni internazionali per avere un interlocutore maggiormente compatto, lo dimostrano i successivi travagliati sviluppi.
Il primo importante atto di Hashim Thaqi dopo la fine della guerra è stato quello della firma, il 21 giugno, di un impegno di fronte al comandante della KFOR Michael Jackson al disarmo dell'UCK, processo che verrà portato a termine circa tre mesi dopo. Negli stessi giorni la stampa britannica segnalava scontri sul terreno, anche armati, tra diverse fazioni dell'esercito di liberazione. Le divisioni politiche all'interno della leadership dell'UCK si sono fatte esplicite nelle settimane successive, tra la fine di giugno e l'inizio di luglio. Il direttorato politico dell'UCK, creato nel 1998, era formato pressoché esclusivamente da membri della LPK, il partito marxista -leninista fondato nel 1982 e operante in esilio, dal quale nel 1993 aveva preso vita l'esercito di liberazione. All'indomani della fine della guerra, il 27 giugno 1999, la LPK ha tenuto il suo quinto e ultimo congresso, deliberando l'autoscioglimento. Tale decisione è stata tuttavia contestata da alcuni rappresentanti della diaspora, che la hanno dichiarata illeggitima e, come vedremo più sotto, hanno dato vita successivamente a una nuova e più piccola LPK. Un altro chiaro sintomo delle divergenze politiche lo si è avuto l'8 luglio 1999, quando Bardhyl Mahmuti ha fondato il Partito di Unione Democratica (PBD), raccogliendo intorno a sé alcuni dei principali leader dell'UCK, come Jakup Krasniqi, Rame Buja, Azem Syla e Jashar Salihu, ma non Hashim Thaqi. Dalle prime dichiarazioni rilasciate dai membri del PBD traspariva a chiare lettere un posizione critica rispetto a Thaqi e alla sua linea troppo arrendevole nei confronti della KFOR, anche se si intuiva con chiarezza che tali critiche erano dovute in gran parte alla gelosia per il ruolo di interlocutore privilegiato di cui Thaqi godeva presso gli occidentali. Nei due mesi e mezzo successivi alla fondazione del PBD, fino al momento cruciale della conclusione del processo di smobilitazione e disarmo dell'UCK, Thaqi è rimasto quindi al di fuori di ogni forza politica, anche se a livello locale si sono insediate numerose amministrazioni, non riconosciute dall'UNMIK, in cui il leader dell'UCK è riuscito a piazzare molti suoi uomini. Sempre in luglio, egli è entrato a fare parte del Consiglio Temporaneo del Kosova, l'organismo consultivo creato da Kouchner, di cui facevano parte anche Rugova, due rappresentanti serbi e altri esponenti della LDK, dell'UCK, della piccola LBD (Movimento Democratico Unito) dell'intellettuale Qosja e indipendenti. Un'altra tappa fondamentale negli sviluppi politici tra gli albanesi del Kosova la si è avuta alla fine del settembre 1999, con il completamento della smobilitazione dell'UCK e la formazione del Corpo di Protezione del Kosova (TMK), una forza di protezione civile in massima parte disarmata, ma che con la sua strutturazione ha consentito a molti quadri militari della ormai ex UCK di conservare le proprie posizioni gerarchiche, primo tra tutti Ceku, che ne avrà il più alto grado di comando tra gli albanesi (il comando formale rimane nelle mani di un generale NATO). Nonostante le proteste iniziali dei leader dell'UCK, che chiedevano la creazione di una formazione che conservasse caratteristiche, se non militari, almeno di polizia o di guardia nazionale, la soluzione messa a punto dalla KFOR è stata infine accettata per intero e le uniche voci critiche verso l'accordo sono state quelle di alcuni comandanti più radicali, come Syleiman Selimi, Remi (quest'ultimo vittima poco tempo dopo di un misterioso incidente) e Ramush Hardinaj, che tuttavia successivamente è diventato per breve tempo proprio uno dei vicecomandanti del TKM. Il 10 ottobre del 1999 Thaqi ha fondato una propria formazione politica, come aveva già preannunciato circa un mese e mezzo prima: il Partito per il Progresso Democratico del Kosova (PPDK, in seguito diventato semplicemente Partito Democratico del Kosova, PDK). Evidentemente era già stato concordato in linea di massima un riavvicinamento con gli esponenti del PBD, visto che solo alcuni giorni dopo quest'ultimo è confluito nel PPDK, del quale Mahmuti è diventato il vice. Quello che era il direttorato politico dell'UCK si è così ricompattato intorno a Thaqi, anche se le rivalità personali tra quest'ultimo, Bardhyl Mahmuti e Jakup Krasniqi continueranno a rimanere uno dei principali ostacoli alla formazione di un partito coeso. Thaqi, e con lui il PDK, si sono contemporaneamente proposti come principali interlocutori di ONU e NATO, anche se i problemi nei rapporti con le organizzazioni internazionali non sono mai cessati, come testimoniano le frequenti pubblicazioni "autorevoli" mirate a mettere in imbarazzo PDK e TMK (per esempio un lungo articolo del "New York Times" dell'estate '99 sui metodi sommari di conquista del potere da parte di Thaqi, o il rapporto dell'International Crisis Group sul post-UCK del marzo 2000) o alcuni fatti a tutt'oggi non del tutto chiariti (come, per citare solo alcuni esempi, l'arresto del fratello dello stesso Thaqi, il fermo di Haradinaj e gli scontri a fuoco di quest'ultimo con soldati russi e con ex membri delle FARK di Rugova).
Parallelamente alla formazione del PPDK altri soggetti politici kosovari hanno messo in atto tentativi per la creazione di un fronte che unisse le forze albanesi del Kosova a sinistra di Thaqi. Il principale promotore ne è stato il Partito Rivoluzionario Albanese (PRSH), una piccola formazione enverista fondata in Kosova nel 1992, operante soprattutto nella zona oggi controllata dagli USA, che era entrata a fare parte dell'UCK nel 1998, uscendone tuttavia nel febbraio 1999 per protesta nei confronti dell'accordo di Rambouillet. Il Progetto del PRSH, che mantiene rapporti anche con forze comuniste in Albania, era quello di creare un "Fronte Nazionale Unito Albanese" che non abbandonasse la lotta armata e puntasse a un'unione di tutti i territori balcanici a maggioranza albanese. Il progetto tuttavia non ha avuto successo, viste le posizioni negative di tutti gli interlocutori potenzialmente interessati a un fronte unito di sinistra e in particolare della LPK "residua" e della LKCK (sulla LKCK si veda qui sotto, così come l'intervista a due suoi esponenti pubblicata in questo numero di "Balkan"). Quest'ultima, che alla fine della guerra aveva scelto l'uscita dalla clandestinità e lo scioglimento delle sue forze armate, ha in particolare rimproverato al PRSH di ripetere gli stessi errori di dogmatismo e di strategia d'avanguardia armata che aveva compiuto l'UCK ai suoi inizi. Il PRSH, infine, sembra essere tra gli ispiratori dell'UCPMB, la formazione armata che opera nella zona di Presheva, Bujanove e Medvedja, e ha buoni rapporti con l'esercito nazionale albanese (AKSH), la struttura armata con base in Macedonia, sulla cui linea politica esistono scarsissime informazioni. Tra le forze minori preesistenti all'UCK e in qualche modo "a sinistra" del PDK di Thaqi va ricordato in particolare il Movimento Nazionale per la Liberazione del Kosova (LKCK), fondato nel 1993, di ispirazione marxista-leninista e, come abbiamo visto, critico nei confronti della strategia di lotta armata "d'avanguardia" dell'UCK. Il LKCK disponeva di proprie forze armate, che sono confluite nell'UCK nel marzo 1998, anche se le differenze di vedute politiche con il nucleo costitutivo legato alla LPK sono rimaste intatte prima e durante i bombardamenti NATO (in particolare riguardo a Rambouillet) nonché dopo di essi. Un altro partito, il Partito Repubblicano Albanese (PRSH, da non confondersi con il Partito Rivoluzionario albanese di cui sopra, che ha la medesima sigla), fondato nel 1990 e guidato da Skender Hoti, disponeva di proprie forze armate, i cui uomini sono anch'essi in larga parte confluiti come singoli nell'UCK. Il partito è di dimensioni estremamente ridotte, ma si fa notare per essere particolarmente attivo nella zona di Mitrovica e per essere l'unico partito albanese ad avere una sede nella parte settentrionale della città, controllata dai serbi. Altri due partiti, il PPK e l'UNIKOMB, avevano appoggiato l'UCK dall'esterno. Il Partito Parlamentare del Kosova (PPK), fondato nel 1990, ha avuto come suoi leader alcuni tra i più noti intellettuali albanesi del Kosova, come Veton Surroi (dalla sua fondazione al 1994), Adem Demaqi (nel 1997-1998) e oggi Bajram Kosumi. Il PPK aveva inizialmente appoggiato la linea non violenta di Rugova ed era stata l'unica forza politica non controllata dalla LDK a essere eletta nel "parlamento parallelo"; successivamente ha appoggiato dall'esterno la lotta armata dell'UCK. Il Partito per l'Unità Nazionale Albanese (UNIKOMB) era stato fondato nel 1991 da Halil Adimelaj, fuggito poi nel 1993 in Albania. Dopo la fuga di Adimelaj la dirigenza del partito è stata assunta dal professor Ukshin Hoti arrestato nel 1995 e scomparso in circostanze non chiarite (quasi sicuramente è stato ucciso) immediatamente dopo la sua liberazione nel maggio 1999. Attualmente il leader dell'UNIKOMB è Muhamet Kelmendi, un intellettuale che è stato tra i promotori del "Fronte Nazionale Unito Albanese" di cui sopra. L'UNIKOMB è stato sempre favorevole all'unità nazionale di tutti gli albanesi dei Balcani ed è stato spesso molto critico nei confronti di Rugova, ma nel 1997 aveva appoggiato l'accordo per l'educazione siglato tra autorità serbe, da una parte, e politici albanesi legati alla LDK dall'altra.
Nello stesso periodo in cui erano stati messi in atto i tentativi di creare un fronte unito per la liberazione del Kosova, Thaqi stava probabilmente già trattando in segreto con Kouchner, insieme a Rugova e a Qosja, la creazione del Consiglio Amministrativo Temporaneo del Kosova. L'annuncio dell'entrata dei tre leader politici albanesi in tale nuovo Consiglio dell'UNMIK è stato dato infine il 15 dicembre, cogliendo di sopresa le altre forze politiche albanesi, che non erano mai state informate dello svolgimento di negoziati per un tale progetto. L'accordo prevedeva che il Consiglio fosse limitato alla presenza dei tre leader rispettivamente della LDK, del PDK e del LBD e di un serbo ancora da nominare, oltre a quattro rappresentanti dell'amministrazione ONU, mentre il ruolo di presidente dotato di poteri di veto era stato assegnato a Kouchner e quello di vice al sostituto di quest'ultimo, Jack Covey. In cambio della partecipazione a quest'organo di consulenza, che non conferiva alcun potere reale ai kosovari e, anzi, rafforzava il controllo dell'UNMIK sulla vita politica del Kosova, Thaqi e Rugova si sono impegnati a sciogliere i rispettivi governi e, nel caso di Rugova, anche il parlamento da egli controllato, processo che si compierà senza intoppi, a parte un breve colpo di coda di Rugova, entro la scadenza prestabilita e cioè tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio del 2000. All'interno delle forze politiche direttamente o indirettamente eredi dell'UCK la firma di tale accordo ha tuttavia creato una forte crisi che ha portato partiti come la LKCK e il PPK a uscire immediatamente dal governo Thaqi, con aspre critiche sia alla decisione di sciogliere ogni forma di governo degli albanesi sia alle modalità di segretezza con cui l'accordo per la creazione del consiglio era stato portato a termine. La LKCK e il PPK, tuttavia, quando l'UNMIK successivamente ha deciso di creare un Consiglio Transitorio del Kosova composto da vari dipartimenti, sempre con diritto di veto dei rappresentanti ONU, e il cui scopo era quello di affiancare il Consiglio Amministrativo coinvolgendo anche le forze minori, hanno in sordina ammorbidito le loro posizione, decidendo di accettare di farne parte. La LPK "residua", rilanciata all'inizio del 2000 dagli esponenti che si erano opposti al suo autoscioglimento, ha chiesto da parte sua di entrare a farne parte a fine aprile, ma non è stata accettata. Le uniche due forze che hanno rifiutato a priori la collaborazione con l'amministrazione ONU sono rimaste quindi l'UNIKOMB e il PRSH (Partito Rivoluzionario Albanese).
Il completo distacco delle forze minori di sinistra da Thaqi è stato comunque sancito formalmente ad aprile, quando Ramush Haradinaj, ex comandante dell'UCK nella zona di Peja e successivamente uno dei due vice di Ceku nel TMK, ha annunciato l'imminente fondazione di una forza politica, che avverrà poi il 2 maggio successivo con la fondazione dell'Alleanza per il Futuro del Kosova (AAK). Al momento dell'annuncio, Haradinaj era già fuoriuscito dal TMK, ma sulle sue intenzioni di fondare una propria forza politica circolavano voci già dal gennaio precedente. All'AAK di Haradinaj hanno aderito in breve tempo le principali formazioni minori degli albanesi del Kosova con orientamente più o meno di sinistra, e cioè la LPK "residua", la LKCK, l'UNIKOMB e il PPK. La caratteristica principale dell'AAK è quella di essere un soggetto politico fortemente incentrato sull'immagine di Haradinaj a scapito delle forze che la compongono. Nello stesso periodo un altro ex comandante dell'UCK, Naim Maloku, ha dato vita a una nuova formazione, il Partito Liberale di Centro del Kosova (PQLK), con l'ambizione di fare da ponte moderato tra la LDK di Rugova e il PDK di Thaqi.
Le elezioni per gli organi amministrativi del Kosova (organi contraddistinti sempre da una partecipazione e un diritto di veto da parte dell'UNMIK), terminate nei giorni in cui viene scritto il presente articolo, hanno dato una misura dei rapporti di forza tra i soggetti politici albanesi del Kosova. La LDK di Rugova e Bukoshi ha ottenuto un successo schiacciante (58%), soprattutto se si tiene conto dello stato di sbandamento in cui il partito era caduto durante la guerra del marzo-giugno 1999 e subito dopo di essa, nonché della perdita di consensi politici per il protrarsi della sua linea totalmente passiva anche in presenza delle offensive e dei massacri serbi. Il suo successo comunque non ha impedito una radicale alterazione del quadro politico del Kosova rispetto a soli due anni prima, quadro che era rimasto immutato per otto anni e che aveva visto il partito di Rugova ricevere il 90% dei consensi (100% se si prendono in considerazione le forze minori che nei fatti erano delle appendici della LDK). Tra le forze eredi dell'UCK, il PDK di Thaqi ha raccolto un consenso notevole (27%), che tuttavia è di gran lunga inferiore a quello che avrebbe potuto probabilmente ottenere se fosse stato capace di darsi una struttura più unitaria e, soprattutto, se avesse scelto di dare con coerenza voce al desiderio di mobilitazione attiva espresso dalla popolazione albanese del Kosova nei tre anni precedenti. Un'altra causa di tale mancato successo, come hanno rilevato pressoché tutti gli osservatori, è stata la frequente collusione di esponenti del PDK con ambienti criminali e l'arroganza dei suoi esponenti a livello locale. L'AAK ha ottenuto un risultato non trascurabile (poco meno dell'8%), ma la cui limitatezza è probabilmente attribuibile, tra le altre cose, alle ambiguità del suo leader e alla carenza di chiarezza nei programmi politici. Il PQLK di Maloku e il LBD di Qosja (presentatosi alle elezioni sotto la sigla KP - Indipendenza per il Kosova) hanno invece subito una netta bocciatura, non riuscendo a raccogliere nemmeno l'1% dei voti.
Gli orientamenti politici dei partiti eredi dell'Uck
Una delle caratteristiche che risultano subito più evidenti nell'affrontare il tema dei partiti albanesi del Kosova, è la pressoché totale assenza di programmi politici che vadano al di là di scarni slogan sull'indipendenza, sull'integrazione europea e sull'economia di mercato (con la precisazione che per i partiti minori tale giudizio va tenuto in sospeso in questa sede, vista la quasi totale mancanza di materiali in lingue diverse dall'albanese). In generale, è sempre più difficile distinguere a livello di orientamenti politici tra la LDK e il PDK, mentre l'AAK, pur essendo di orientamento chiaramente più radicale, durante la campagna elettorale ha comunque avuto parole di riconoscimento per Rugova e ha aperto a collaborazioni con il suo partito. D'altronde, nell'UCK vi è sempre stata una presenza non marginale di personaggi che fino a tempi recenti militavano nella LDK (Krasniqi, Hyseni e altri ancora) e prima della trasformazione dell'esercito di liberazione in un'organizzazione di massa non sono mancati contatti e collaborazioni tra quest'ultimo e, se non Rugova, certamente almeno il suo braccio destro Bukoshi. Pressoché identico, poi, è stato il grado di collaborazione delle due forze politiche con l'amministrazione ONU e la NATO, sia a parole che nei fatti. Lo stesso vale per l'obiettivo dell'indipendenza del Kosova, riguardo al quale, tuttavia, Thaqi, e anche Ceku, sono arrivati a ipotizzare concretamente, più di Rugova, tempi molto differiti e modalità che lasciano trasparire anche la rinuncia a un referendum e un ruolo decisivo della "comunità internazionale". Thaqi in alcune occasioni ha rivolto critiche più decise riguardo al decisionismo e alle prevaricazioni di Kouchner, come nel caso dell'affidamento alla francese Alcatel dei progetti per la creazione di strutture di telecomunicazione (e della rimozione d'autorità della dirigenza aziendale kosovara che vi si opponeva) nel dicembre '99 o quando, l'estate scorsa, ha sospeso la propria partecipazione al Consiglio Temporaneo di Amministrazione in segno di protesta per i progetti di creazione di strutture amministrative particolari nelle zone a forte presenza di minoranza serba, considerate il preludio a una cantonizzazione del Kosova. Anche per quanto riguarda il caso del complesso metallurgico di Trepca, Thaqi si è distinto da Rugova, chiedendone la statalizzazione (cioè l'attribuzione della sua proprietà alla Repubblica del Kosova, tuttavia ancora inesistente), mentre il "presidente parallelo" si è pronunciato a favore di una più vaga autogestione, evitando così di toccare il tema delicato della sua proprietà. In un'occasione Thaqi si è scontrato anche con un ex esponente dell'UCK, cioè Haradinaj, il futuro leader dell'AAK, quando nel dicembre del 1999 l'ONU aveva deciso di assumere 650 ex poliziotti albanesi che avevano lavorato nella polizia locale jugoslava fino al 1991, da Thaqi accusati di essere uomini legati alle FARK, la forza armata di Bukoshi e Rugova, mentre Haradinaj si era dichiarato favorevole a una loro assunzione. Va tuttavia subito precisato che in nessuno di questi casi Thaqi, o il suo partito, hanno dato seguito alle proprie posizioni, privilegiando evidentemente il mantenimento di buoni rapporti con l'UNMIK. Esplicitamente contrari al protettorato ONU e NATO e con posizioni favorevoli, più che all'indipendenza, all'unità nazionale degli albanesi sono stati i partiti minori come la LKCK, l'UNIKOMB e, in particolare, il PRSH, ma tali forze politiche, dati anche gli scarsi mezzi di cui dispongono, godono di un'eco limitata nella società kosovara o, nel caso del PRSH, sono forze che sembrano occupare posizioni marginali. Tra i soggetti eredi dell'UCK va annoverato sicuramente anche il Corpo di Protezione del Kosova (TMK) che, pur non essendo una forza politica, svolge, come abbiamo già accennato, un importante ruolo di serbatoio in cui vengono conservate le strutture gerarchiche dell'apparato militare dell'ex esercito di liberazione. Insieme al PDK e alla LDK, il TMK costituisce proprio per questo uno dei pilastri della nuova nomenklatura kosovara che, sebbene non detenga al momento alcun potere effettivo a livello istituzionale, sta evidentemente cercando di porre le basi per un controllo dall'alto della società kosovara. In questo progetto rientrano chiaramente anche gli episodi di violenza e sopraffazione di cui sono stati a più riprese autori membri del TMK o ambienti a essi contigui. A livello politico il ruolo del TMK è quello di fare da garante di una pacifica convivenza con il protettorato internazionale e, contemporaneamente, di offrire alla popolazione la facciata di un'organizzazione strutturata militarmente, anche se vuota di ogni contenuto effettivo e al di fuori di ogni controllo democratico.
Nei rapporti con le minoranze nazionali, uno degli aspetti più sintomatici del livello di democrazia interno e di estrema importanza per i rapporti internazionali del Kosova (e quindi anche per i suoi destini futuri), la latitanza delle forze politiche albanesi del Kosova è stata pressoché totale. Se è vero che il controllo dell'ordine pubblico, del sistema giudiziario e di tutte le istituzioni è in mano a ONU e KFOR, e che la totale mancanza di ogni sicurezza per le minoranze va addebitata principalmente a queste ultime, come sostengono tutte le forze politiche kosovare, è anche vero che l'UCK prima, e le forze sue eredi dopo, hanno sempre evitato, insieme alla LDK di Rugova, di affrontare l'argomento e hanno volontariamente delegato la gestione di tutte le istituzioni proprio a tali organismi internazionali, evitando sistematicamente di muoversi in maniera concreta e attiva su aspetti come la difesa dei diritti delle minoranze e la garanzia di un livello minimo di sicurezza. Questo sarebbe di per sé già grave, ma vi sono in più testimonianze documentate sul fatto che in numerosi casi le violenze contro serbi, rom e bosniaci non sono state affatto "vendette", bensì azioni pianificate da parte di gruppi provenienti dall'UCK. Tutto questo è favorito da un clima di patriottismo tutto proiettato verso il passato e mirato a creare un clima artificiale di unità nazionale, propugnato dalla maggior parte delle forze politiche, e in particolare dal PDK e dalla LDK, di cui sono testimonianza, pur in un panorama giornalistico per fortuna ben lontano dall'isterismo sciovinista di molti paesi confinanti, i toni e il linguaggio dell'agenzia "Kosovapress", nel primo caso, o del quotidiano "Bota Sot", nel secondo.
Un breve sguardo infine ai rapporti delle forze politiche albanesi del Kosova con gli altri soggetti albanesi in Macedonia e in Albania. Il PDK di Thaqi ha instaurato rapporti molto stretti con il PDSH di Arben Xhaferri, il principale partito degli albanesi di Macedonia. I punti di contatto ideologici tra le due forze politiche sono numerosi, nonostante Xhaferri sia stato fino a non molti anni fa un rugoviano e un berishano di ferro: entrambi si richiamano a un retorica patriottica, ma nel concreto assecondano ogni loro mossa agli interessi delle grandi potenze, entrambi sono ai vertici di un sistema di potere "parallelo", che in Macedonia prende forse forme più oppressive visto che il PDSH è contemporaneamente all'interno delle strutture di governo statale. In Macedonia è presente anche l'AKSH, al quale abbiamo accennato sopra, le cui attività sono attualmente "congelate" e che mantiene rapporti con le frange più estreme e marginali del Kosova, delle quali condivide i progetti di unione di tutti gli albanesi in un unico stato. Per quanto riguarda l'Albania, tutti i maggiori partiti politici albanesi del Kosova hanno assunto una posizione di basso profilo, soprattutto in considerazione delle preoccupazioni internazionali per ogni sviluppo che possa rimandare a progetti di "Grande Albania". Thaqi continua a mantere rapporti preferenziali con i socialisti di Fatos Nano, che tuttavia egli ha evitato di invitare al congresso del proprio partito proprio in considerazione delle preoccupazioni internazionali di cui sopra. Si è comportato analogamente anche Rugova, che aveva invitato in Kosova Berisha, ancora oggi suo riferimento politico in Albania, ma in un secondo tempo aveva disconosciuto l'invito in seguito a pressioni internazionali. Tra le forze minori, la UNIKOMB è presente anche in Albania, mentre il PRSH (Partito Rivoluzionario Albanese) vi mantiene rapporti con alcuni dei partiti comunisti. In tale contesto, l'AAK di Haradinaj non sembra essere ancora riuscito a instaurare rapporti saldi in Albania e Macedonia, ma, sul piano internazionale, ha dimostrato di essere vicino al NAAC, l'influente organizzazione degli albanesi emigrati negli Stati Uniti, che lo ha invitato due volte in visita ufficiale negli USA.
Conclusioni
Le forze politiche eredi dell'UCK sono in tutto e per tutto figlie dell'organizzazione da cui sono nate. Sul loro nucleo più consistente, cioè il PDK, pesa il passato di un esercito di liberazione nato come avanguardia d'élite guidata da profughi politici, diventata nel giro di brevissimo tempo sul terreno un movimento di massa, ma solo in conseguenza delle condizioni di guerra a tutto campo create da Belgrado e della diffusa insofferenza degli albanesi per le politiche passive e attendiste di Rugova, e non per una propria linea politica che abbia saputo ottenere consensi. La svolta politica di Rambouillet, con la scelta delle grandi potenze di scegliere la trojka Thaqi-Rugova-Qosja (in realtà una coppia Thaqi-Rugova) quale unico interlocutore, e la successiva situazione d'emergenza creata dai bombardamenti e dalla deportazione in massa della popolazione del Kosova, hanno posto un'enorme ipoteca sul futuro della politica in Kosova ancora prima della liberazione dall'oppressione serba. Il PDK ha fatto proprie, senza alterarle nella sostanza, sia le radici più élitarie dell'UCK, sia lo spirito verticistico e succube degli interessi esterni che aveva trionfato a Rambouillet e a Parigi. Mancando di un radicamento sociale che, per quanto distorto e improntato all'autoritarismo, era invece patrimonio della LDK, il PDK ha dovuto pagare lo scotto di una secca sconfitta alla prima verifica elettorale. A sinistra di Thaqi vi sono forze come la LKCK e la UNIKOMB che, a differenza del nucleo dell'UCK composto da esponenti della LPK, già in passato avevano programmi imperniati su una mobilitazione politica delle masse quale precondizione fondamentale per una lotta di liberazione, fatto che le differenziava nettamente dai vertici politici dell'UCK. Questi due partiti hanno scelto, dopo un'opposizione iniziale, di entrare a fare parte delle strutture controllate dall'UNMIK, una mossa in contraddizione con la propria linea politica, anche se la LKCK ne è infine uscita nel mese di maggio in segno di protesta contro il disinteresse dell'ONU per la sorte dei prigionieri politici albanesi del Kosova detenuti in Serbia. In vista delle elezioni tali due partiti hanno inoltre deciso di fare riferimento alla figura di un leader "carismatico", con la scelta davvero poco felice di Ramush Haradinaj. Tra le forze minori, il PRSH e l'AKSH appaiono più vicini alla tradizione élitaria e verticistica della LPK e dell'UCK prima del '98 e sono su posizioni apertamente staliniste, richiamandosi a un inaccettabile passato enverista che difficilmente sarà in grado di portare tali due forze oltre le posizioni marginali che oggi occupano.
Il Kosova si trova oggi nelle condizioni più sfavorevoli per lo sviluppo di forze democratiche. Vi è innanzitutto un protettorato totale, che oltre alle strutture amministrative, gestisce tutti gli aspetti militari, di polizia e anche "umanitari", ponendo così una pesante cappa oppressiva sull'intera vita sociale. Tale protettorato è inoltre la soluzione provvisoria cui sono giunti gli interessi imperialistici delle maggiori potenze mondiali, che vincolano lo status finale del Kosova ai loro spesso divergenti progetti di stabilizzazione della regione balcanica in generale. L'indipendenza del Kosova e la creazione di strutture proprie e pienamente autonome e democratiche da parte dei kosovari incontrano inoltre l'ostilità generale di tutti i governi circostanti, fatta eccezione per la debole Albania, a sua volta un protettorato di fatto. Ma non è solo la sfera internazionale, a costituire un grosso ostacolo. Il paese esce infatti da una guerra distruttiva e traumatica, da decenni di distorsione burocratica o repressione poliziesca di ogni attività economica e produttiva autonoma. Il dopoguerra vede i kosovari logicamente più interessati a una ricostruzione pacifica che a una mobilitazione politica e l'assenza pressoché totale di attività produttive toglie terreno alla possibilità che si aggreghino forze in grado di promuovere rivendicazioni sociali e democratiche. Le battaglie politiche continueranno quindi probabilmente a incentrarsi ancora per molto tempo sulla volontà di indipendenza e sui rapporti con le grandi potenze internazionali, con tutti i relativi limiti.
FONTI:
- "OSCE Media Monitoring Daily Report", dall'aprile al novembre 2000
- AIM Pristina e AIM Tirana, dal giugno 1999 al novembre 2000
- Materiali tradotti dalla stampa estera in "Notizie Est", dal giugno al settembre 2000
- International Crisis Group, What Happened to the KLA?, ICG Balkan Report no. 88, 3 marzo 2000
- Konomi, Arian, Chi comanda in Kosovo, in "Limes", n. 2/2000
- Judah, Tom, Kosovo - War and Revenge, New-Haven/London, 2000
- Lipsius, Stephan, Vorbild UCK: Albaner in Ser-bien grunden UCPMB, in "Sudosteuropa" n. 3/4-2000 (trad. parziale in italiano in "Notizie Est" #360, 18 ottobre 2000)
- Political Party Guide - Municipal Elections, Ko-sovo, 2000, a cura di OSCE Democratisation De-partment, Pristina, ottobre 2000
(http://www.osce.org/kosovo)