MACEDONIA: UNA SILENZIOSA AGONIA QUOTIDIANA


ottobre 2000, di Branka Nanevska, da AIM Skopje del 6 ottobre 2000, traduzione di Andrea Ferrario

 

La vita per qualcuno è prosa, per altri pesia, dice un detto popolare. Per un quinto dei cittadini della Macedonia la vita è direttamente una tortura, o meglio, una silenziosa agonia quotidiana. Ben 420.000 persone nel nostro paese si ritengono povere perché non hanno la possibilità di spendere ogni giorno almeno 160 denari, ovvero 2,5 dollari, il limite stabilito dalle norme mondiali.

L'aumento della povertà e l'emergere della miseria in questo paese, oggi uno dei più poveri dei Balcani, sono diventati un fenomeno riconosciuto ufficialmente a partire dal 1994. Da allora lo sviluppo di questo fenomeno patogeno della società viene seguito costantemente e vengono adottate in maniera organizzata misure per la sua riduzione, ovvero, laddove è possibile, per la sua eliminazione. Purtroppo, invece di osservare una tale tendenza, gli esperti di statistica rilevano che la povertà in Macedonia non fa che aumentare di anno in anno. Così, dal 4% nel 1991, è arrivata al 20% nel 1996 e da tale anno a oggi il ritmo della sua crescita aumenta annualmente di circa l'1-2%. Il numero dei poveri è aumentato, solo negli ultimi due anni, di ben il 10%. Il quadro della generale povertà viene completato anche dai dati che parlano di più di 22.000 aziende, con 127.000 dipendenti, che hanno i conti bancari bloccati, mentre 96.000 lavoratori ricevono lo stipendio con due mesi o più di ritardo. Lo stipendio medio è di circa 300 DM e non sufficiente per sbarcare il lunario. Circa 80.000 nuclei famigliari ricevono aiuti sociali compresi tra i 1.700 e i 4.000 denari, corrispondenti rispettivamente a circa 50-150 DM. Con una tale somma difficilmente è possibile soddisfare i fabbisogni fondamentali e quindi si vive sull'orlo della miseria.

In tutti i documenti ufficiali per la diminuzione della povertà, e in particolare nella Strategia statale elaborata su tale argomento in collaborazione con il FMI e la Banca Mondiale e approvata di recente, sono stati definiti alcuni gruppi di persone che necessitano di aiuti per sopravvivere. Si tratta delle categorie tradizionalmente povere, cioè delle persone analfabete o prive di terra provenienti dagli ambienti rurali, nonché dei poveri cronici - tra i quali ricadono le persone anziane impossibilitate a una vita indipendente, i pensionati e, infine, il gruppo che più di tutti è fonte di preoccupazioni, cioè quello dei cosiddetti "nuovi poveri". Si tratta di lavoratori che a causa del processo di transizione sono rimasti letteralmente da un giorno all'altro senza lavoro, in seguito al fallimento della loro azienda o come esuberi tecnologici. Secondo gli ultimi dati dell'Ufficio per l'Occupazione in questa categoria attualmente rientrano 35.168 persone, che ricevono dallo stato un'indennità mensile di 100 DM. In questa categoria non rientrano invece coloro che hanno perso questo status perché sono stati in tale posizione per 18 mesi, vedendosi così negare anche tale risorsa. Questi ultimi sono passati nella categoria dei casi sociali dei quali si occupano la Croce Cossa macedone e varie organizzazioni umanitarie internazionali. Se aggiungiamo a tutto questo il numero complessivo dei disoccupati nel paese, che attualmente è di 358.502, e il dato stimato secondo cui circa 152.000 persone lavorano al nero per riuscire in qualche modo a garantie a sé e alla propria famiglia una vita degna di un essere umano, il mosaico della povertà in Macedonia diventa infine completo. Dal punto di vista regionale risulta dominante la povertà rurale, ma si fa sempre più accentuata la tendenza all'aumento della miseria urbana. Gli esperti di economia sono particolarmente preoccupati dal fatto che circa il 50% dei poveri hanno un'età compresa tra i 20 e i 30 anni e vivono demoralizzati ai margini della società nel timore per il proprio futuro. Molti giovani desidererebbero trasferirsi all'estero e, a seconda delle possibilità e della propria ingegnosità, cerca in ogni modi di riuscirvi.

Non fioriscono rose nemmeno per chi in questo paese ha un lavoro. Secondo dati statistici, il 74% di essi riceve uno stipendio fino a 10.000 denari (322 DM). Complessivamente, lo 0,2% degli occupati riceve un reddito mensile regolare di 35.000 denari (1.129 DM) o più. Per riuscire a soddisfare il paniere dei generi alimentari di prima necessità sono necessari circa 11.500 denari, ovvero 370 DM. E l'uomo non vive solo per mangiare! Gli esperti di statistica hanno calcolato che in Macedonia il lavoratore medio ha bisogno addirittura di 31 stipendi per potersi comperare, per esempio, l'automobile più normale ed economica, cioè la "Jugo tempo". Vale a dire che per comperarla deve lavorare due anni e mezzo senza spendere nulla - un'assurdità. Secondo gli stessi calcoli, per arredare una sala da pranzo ci vogliono tre stipendi, per un divano-letto 1,2, per un frigorifero 2, per una lavatrice 1,8 e per un televisore a colori da 56 centimetri 1,7 stipendi.

I disoccupati e coloro che ricevono un sussidio sociale possono solo sognarsi quanto sopra riportato. I poveri intervistati in una recente inchiesta dell'Istituto macedone per le indagini sociologiche e politiche hanno descritto in maniera cupa e drammatica la loro esperienza dell'impossibilità di soddisfare i fabbisogni vitali minimi. La fame è il volto più duro della povertà, sia per coloro che vivono in zone rurali, sia per chi vive in città. "Siamo fortunati quando riusciamo a fare un pranzo al giorno, in modo tale da lasciare ai bambini la possibilità di fare due pasti", hanno raccontato dei genitori. E hanno aggiunto che ogni giorno pregano dio che nessuno si ammali. La malattia per loro è una "condanna a morte", perché non hanno soldi per pagare le cure. La gente che finora faceva parte della cosiddetta classe media definisce la povertà in termini molto più ampi. Per loro si tratta di perdita dello status sociale, dell'impossibilità di comprare abiti per i figli, di fornire loro un'istruzione, di andare al teatro o al cinema, di assistere ad altri eventi culturali come faceva un tempo, di festeggiare i compleanni e le feste con gli amici. Il taglio dell'energia elettrica a causa delle bollette non pagate viene ritenuto da essi uno dei fatti più umilianti che sono costretti a subire per colpa non propria. Addirittura il 56,7% degli intervistati nell'indagine fatta quest'anno dal Centro per le indagini e le analisi del quotidiano "Utrinski Vesnik" ritiene di vivere oggi peggio rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Ritiene invece di avere migliorato la propria posizione il 17,3% degli intervistati, mentre il 24% afferma di non notare alcuna differenza, questo su un totale di 1.040 cittadini intervistati in tutte le regioni della Macedonia. L'1,2% afferma di non essere in grado di formulare alcuna valutazione. Le più insoddisfatte sono le persone di età compresa tra i 50 e i 59 anni e gli intellettuali, questi ultimi indipendentemente dall'età.

Dati interessanti sono stati forniti recentemente anche da un'inchiesta realizzata da donatori esteri per stabilire dove aumentare e dove invece diminuire gli aiuti umanitari in Macedonia. Sono state intervistate circa 400 famiglie di disoccupati tra quelle che vivono nella maniera più drammatica e che ricevono da un periodo compreso tra 2 e 5 anni sussidi sociali in denaro che vanno da 1.300 a 4.500 denari (31 denari = 1 DM), un pacco di alimenti mensile (farina, zucchero, olio, sale, riso, fagioli, secondo gli standard della FAO) e pacchetti di generi per l'igiene personale ogni 1-2 mesi, che comprendono detergenti, shampoo, sapone, dentifricio, spazzolini da denti, carta igienica e assorbenti.

L'83% degli intervistati ha affermato di sopportare con grande fatica la propria povertà, perché spende per il cibo più del 40% degli aiuti in denaro ricevuti, l'8% per le medicine, il 7% per le bollette dell'elettricità e dell'acqua, il 6% per l'acquisto di materiali scolastici per i figli, il 4% per le spese di trasporto e per i funerali o i battesimi, il 3% per l'abbigliamento, ma solo quando rimangono soldi ed è assolutamente necessario. Il 35% degli intervistati ha riconosciuto di essere costretto a lavorare al nero, perché gli aiuti ricevuti non sono sufficienti. Il 2% ha affermato di essere stato costretto a vendere tutto quanto avesse un certo valore, il 9,9% di vivere in appartamenti in affitto, il 41% di disporre di un tetto precario e il 48% di vivere in comune con i genitori.

Coloro che ricevono sussidi sociali cercano di trovare un po' di sollievo nella propria vita all'insegna del motto popolare "arrangiati da solo". Il 15% di loro ottiene aiuti da qualche altra organizzazione umanitaria, e il 18% dai genitori o da amici. Inoltre, il 23% trova lavori saltuari, mentre il 3,6% ricorre alla caccia o alla pesca o tenta la fortuna alla lotteria. Per questi ultimi, la speranza del Bingo è qualcosa che riscalda un po' l'animo e consente di fare dei sogni nelle rare notti in cui riescono a dormire in pace e profondamente.

 


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