LA SERBIA DI VOJISLAV FERNANDEL
UN CAUSTICO COMMENTO SULLA SERBIA DEL DOPOMILOSEVIC


novembre 2000 di Petar Lukovic, da "Feral Tribune" del 14 ottobre 2000, tradotto dalla versione francese, apparsa in "Le Courrier des Balkans", da Cinzia Garolla
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Armato di una grande dose di fatica, d'insonnia e di depressione, nelle quali ho trovato un insieme di abbrutimento e di confusione, come un prigioniero liberato dopo 13 anni di prigione, mi è difficile spiegare il sentimento collettivo dominante, e ancora meno il mio personale effimero sentimento, davanti alla Serbia senza Milosevic. In sei giorni, con un ritmo incredibile di cambiamenti inauditi, tutto quello che era bianco è diventato nero, tutti hanno preso posizione contro Milosevic. Milioni di persone hanno cambiato divisa in 24 ore, cancellando il passato in un'amnesia ipnotica, come se non fosse mai esistito.
Mi ricordo che i miei amici croati mi avevano raccontato, dieci mesi fa, i cambiamenti di squadra, i lavaggi del cervello e i salti sul carro del vincitore che sono avvenuti dopo le elezioni in Croazia. Riconosco di aver pensato che esagerassero un po', che ai croati piacesse drammatizzare e che fosse impossibile che le migliaia di accoliti di Tudjman avessero dimenticato il Padre della nazione la sera stessa del cambiamento. Ora che ho visto gli amici, i fedeli e i giornalisti di Milosevic rinunciare al sostegno che gli davano, dicendo come tutti: "Abbiamo vinto, amico mio", e che mi è impossibile trovare, in Serbia, una sola persona che riconosca di aver votato per Milosevic, presento le mie scuse ai croati: la velocità con la quale i serbi hanno fatto il loro salto mortale e rinunciato alla vecchia garanzia della pace e della sicurezza ha superato tutte le velocità del mondo, per non parlare del talento per la conversione!
Il citato Slobodan Milosevic, visibilmente pallido e abbattuto, le braccia conserte, è apparso venerdì sera davanti alle telecamere. Si è felicitato con il signor Kostunica per la sua vittoria e ha detto di provare sollievo perché non aveva più questa grande responsabilità nei confronti del paese e che avrebbe fatto il possibile per riposarsi e passare del tempo con suo nipote Marko. Milosevic è poi scomparso, non solo dallo schermo, ma fisicamente; le affermazioni secondo cui è a Mosca sono tanto plausibili quanto quelle sul suo soggiorno nella casa-fortezza sul Lago Nero, nei dintorni di Bor, o quelle che sostengono che è chiuso da qualche parte a Belgrado. E' certo che Marko, il figlio di Milosevic, è salito su un aereo per Mosca, con l'aiuto del Servizio di Sicurezza di Stato, in compagnia di suo figlio, di sua moglie, di cinque valigie e di un falso passaporto a nome di Marko Jovanovic. Si è sentito dire che i cinesi non gli hanno permesso di atterrare a Pechino, che Slobo e Mira sognano Pechino come del loro futuro rifugio.

La Serbia fino a Pechino

L'elemento ironico in questa storia del criminale e di sua moglie è che la famiglia di Milosevic, e forse lui in persona, godranno delle gioie dei rifugiati; è proprio questo progetto di Grande Serbia, con i suoi graffiti sorprendenti - Serbia fino a Tokio o fino a Pechino - e tutta una rete di crimini che ha travolto milioni di rifugiati, che porta a una soluzione comica: il figlio di Milosevic, sua moglie, i loro figli e cinque valigie, hanno provato in parte il destino dei rifugiati, anche se loro non avranno nessun problema a trovare un alloggio e continueranno a vivere come se non fosse successo niente.
Il furore, l'isteria e il bisogno naturale di revanscismo hanno seguìto il figlio di Milosevic che si è comportato per anni come il signore della città di Pozarevac, e hanno portato alla demolizione della sua discoteca Madona con danni di 350.000 marchi e di tutti i negozi a Pozarevac. La forma più spettacolare di vendetta è stata manifestata da una folla furiosa nel centro di Belgrado, nella sua profumeria Skandal, al pianterreno di un grande magazzino. Tutto è stato distrutto, tagliato a pezzi, portato via, si è pisciato sui muri, i banchi sono stati divelti al grido di: "Adesso vai a lamentarti da papà!".
La storia di suo padre e della sua responsabilità nei crimini prosegue con le dichiarazioni dei dirigenti dell'Opposizione democratica serba (DOS), che non hanno intenzione di consegnare Milosevic al Tribunale dell'Aja, e per i quali la questione Milosevic non è prioritaria per il potere della nuova Jugoslavia democratica secondo Kostunica; questa visibile ed evidente elusione nel parlare di Milosevic come di un criminale e non solo come di un falsicatore di elezioni o di un dittatore che ci ha tenuto in gabbia per anni, mostra che Kostunica e i suoi amici eviteranno a qualsiasi prezzo e il più a lungo possibile di occuparsi della cosa più importante: iniziare ad affrontare e concludere per sempre questo capitolo di crimini, capire finalmente che cosa è stato commesso, e da chi, sui fronti di Croazia, Bosnia Erzegovina e Kosovo: chi ha ucciso e chi non ha fatto altro che tenere il fucile (come il compagno Presidente in Kosovo, alla fine del 1998), chi ha dato gli ordini, chi si è rallegrato della pulizia dei non serbi, chi ha accompagnato il dottor Radovan (Karadzic) e chi ha ammirato Sarajevo in fiamme?
L'euforia del mondo - in parte a causa dei rimorsi d'aver bombardato, in parte a causa della cooperazione con Milosevic - si è trasformata in farsa cinica. Hubert Védrine, ministro francese degli Esteri, arriva a Belgrado. E' la stessa persona che è stata condannata a 20 anni di carcere da un tribunale comunale di Belgrado, tre settimane fa, tra gli applausi e le grida di gioia del pubblico presente. Nessuno si ricorda questo. Dove sono i giudici che hanno pronunciato la sentenza, dov'è il pubblico, dove sono gli avvocati che difendevano Clinton dicendo che ha avuto un'infanzia difficile e che questa è la causa dei suoi traumi? Quando si sente dire, d'altra parte, che Clinton e Kostunica hanno parlato al telefono, vi chiedo: è una battuta?

La liberazione dei tappeti

Questo atteggiamento da camaleonte che consiste nel cambiare la propria posizione politica in sette minuti, lascia delle tracce. Bisognava vedere come la radiotelevisione liberata accoglieva Vojislav Kostunica, l'erede di Milosevic. Bisognava vedere l'entusiasmo del presentatore Aleksandar Mandic, che per poco non è riuscito a mettersi in ginocchio in ammirazione del presidente, che d'altronde non avrebbe avuto niente da dire contro questo atteggiamento. Bisogna vedere quello che succede ora alla DOSvisione-televisione dove tutte le mattine, pomeriggi e sere, i capi del DOS promettono il paradiso incitando all'anarchia che si trasforma in una valanga di furti, d'intrusione nelle istituzioni, di fondazioni di comitati di crisi e di riappropriazione di proprietà stile liberatori del Parlamento federale, che hanno rubato i dipinti, le statue, i tappeti e altri oggetti preziosi, e tutto ciò in nome della democrazia. Mentre le équipes di medici entrano negli ospedali e proclamano la ripresa del potere, mentre i comitati di sciopero costituitisi nelle aziende buttano fuori i direttori, mentre persone che si presentano come membri del Comitato di crisi della salute entrano nei ministeri, mentre la la RTS (Radiotelevisione serba) è diretta dal comitato di crisi del sindacato Nezavisnost, mentre la redazione di Politika è formata dalle stesse persone di prima, e niente funziona più in questo paese, e tutti comandano e nessuno comanda la polizia (dichiarazione di uno dei leader del DOS), e non c'è ordine, io mi aspetto che un comitato di crisi per Feral venga qui in qualsiasi momento e decida che il vostro corrispondente nel futuro sarà Dragos Kalajic, il famoso oppositore al regime appoggiato dai circoli della destra razzista croata. La rivoluzione, anche se giustificata, soprattutto in un momento in cui il sistema è scoppiato ed è permesso a tutti d'essere anarchici e di non pensare che al proprio profitto personale, questa rivoluzione provoca, nei circoli pessimisti, una sorta di timore: Kostunica non ha niente da ridire sul fatto di essere ammirato come Milosevic. Ciò si spiega con la volontà del popolo, con l'aiuto di Politika liberata, e anche di Radio Belgrado, con le stesse voci morbose che annunciano che la libertà è arrivata e che niente la fermerà.

Il mimetismo fantastico

C'è una vera pioggia di dimissioni nel paese - tutti hanno dato le proprie dimissioni o sono stati destituiti da un comitato di crisi: Mihalj Kertes (nel suo studio sono state trovate armi, sette chili di eroina e documenti che si preparava a bruciare); Radovan Bozovic, ex Primo ministro serbo e direttore di Genex (che risveglia brutti ricordi in Croazia) il cui studio aveva un bagno in marmo, una vasca Jacuzzi e accappatoi colorati; Milovan Bojic, idiota genetico, Vice Primo ministro serbo, ministro della Sanità e presidente della Federazione atletica jugoslava; Ivica Dacic, presidente dei socialisti di Belgrado, che ha perso il posto di presidente della squadra di basket Partizan ed è stato riampiazzato da Vlade Divac che gioca per i Kings di Sacramento nella NBA. Non so che cosa è più assurdo - un socialista o un giocatore che vive negli Stati Uniti e non è mai presente. I rettori e i presidi di facoltà universitarie vengono destituiti, come i direttori. Tutto è nuovo e nessuno chiede dove erano queste persone negli ultimi tredici anni. E' possibile che Slobodan Milosevic abbia regnato da solo e che tutti fossero contro di lui?
Mi sento come un idiota che non riesce ad articolare il proprio pensiero. Sono felice? Sì, in parte. Sono nello stesso tempo molto depresso. Sono contento? No, ma tutti se ne fregano. Sono ottimista? Non so che cosa è l'ottimismo e sogno di andarmene lontano, di non dover verificare tutto ciò e di vomitare su tutte queste menzogne. Prendiamo Politika: i suoi corrispondenti di Pechino e New York che ci hanno persuaso per anni della buona reputazione di Milosevic, dell'amore verso il solo paese libero sul pianeta - la Jugoslavia di Milosevic - scoprono che tutto questo gli era stato ordinato da Belgrado, sono diventati democratici in 24 ore e Slobodan Milosevic è diventato un dittatore. Gli Stati Uniti non sono poi così cattivi come sembrava, la Cina non è più così buona. Pensate che oggi si crederà a tutto questo, quando non ci si è creduto ieri? Dov'è la fine di questa forma mentis inaudita, di questo mimetismo fantastico che ci batte da destra a sinistra in una rivoluzione-ripresa degli avvenimenti populisti?

Incantesimo rivoluzionario

Ero invitato sabato sera al compleanno di un'amica e mi sono detto che avrei finalmente bevuto qualcosa d'alcolico e mangiato qualcosa di commestibile, cosa che non ha niente a che vedere con la politica. Avevo torto - sono entrato nel ristorante e ho visto gente del DOS che mi guardava di traverso, soprattutto i membri del partito di Kostunica (DSS) e ho capito che la rivoluzione mi avrebbe prostrato. Hanno cominciato accusandomi di essere un disonesto, un corrotto, e nemico del compagno Vojislav. Mi hanno detto che avevo scritto da qualche parte che Vojislav non era corrotto perché le circostanze non gli avevano dato questa possibilità. Ho cercato di spiegare che dicevo che la sua assenza di corruzione risultava dai suoi cattivi risultati elettorali, ma l'incantesimo rivoluzionario del DSS non lasciava posto alle argomentazioni. Visto che non potevano accusarmi di rimpiangere Milosevic, mi hanno accusato di essere un agente della comunità internazionale, e nella confusione generale, invece di farmi trattare da croato che lavora a Belgrado mi sono presentato come un fanatico dell'Istria o di Biokovo. Me ne sono andato dalla festa e ho avuto degli incubi (con Kostunica nel ruolo principale) per realizzare, al risveglio, che poche cose sono veramente cambiate.
Non ci sono più e non ci saranno più dei Milosevic. C'è un meccanismo di difesa, sia triste che divertente, per cui si dice che non è finita con Milosevic e che finchè non si finirà con lui non ci sarà niente da fare. I cambiamenti cosmetici del regime politico serbo non mi toccano più; non leggo più Politika, non compro più Vecernje Novosti e non riesco più a guardare la RTS liberata; non partecipo a questo fantasma di falsa libertà, con le notizie sul passaggio delle cariche politiche, l'illusione che si dimenticherà che Kostunica nasconderà tutto sotto il tappeto, come l'attore Fernandel (avrete sicuramente notato la rassomiglianza fisica), come se non si fossero uccisi albanesi, né sparato su Sarajevo niente del tutto. E il generale Nebojsa Pavkovic resterà il capo di Stato maggiore come se nulla fosse stato, come se non fosse un criminale. Questo odore di oblìo, dopo il genocidio alla Seselj e gli spari nelle strade, perché la polizia non c'è e non tornerà subito, provoca, da qualche parte nel mio ventre, un bisogno patologico di ritirarmi sulla costa croata, in Istria.
Il caos alla serba dovrà cristallizzarsi nei prossimi mesi. Non mi resta che sognare un paese che non è né la Croazia né la Serbia, dove i cervelli non cambiano di posto se non con il trapianto; dove la vita è possibile senza versare sangue, un paese dove ci si annoia e che è attraente dal punto di vista edonistico; dove le donne con i loro seni ridanno un senso al ritorno in Croazia, terra promessa per l'autore, forever!