VERSO LA FORMAZIONE DI UNA "COMMISSIONE VERITA' E GIUSTIZIA"?
BOSNIA. PERDONARE SENZA DIMENTICARE


febbraio 2001, di Branko Peric, da AIM, tradotto dalla versione francese, apparsa in "Courrier des Balkans" da Dino Aventaggiato

 

Nel corso di una riunione dei rappresentanti delle tre commissioni per i crimini di guerra, dove i rappresentanti dei Serbi, dei Croati e dei Bosniaci parlano solo delle loro vittime, il capo di una commissione ha evidenziato che lui e i suoi colleghi degli altri gruppi stavano " per creare tre versioni opposte degli avvenimenti ". " Se si continua in questo modo ", spiegava, " i nostri ragazzi si scontreranno per 50 anni per dimostrare la verità di ognuna di queste versioni".

Questa piccola storia è stata riportata, già da due anni , da Neil J. Kritz, direttore dell'Istituto giuridico dell'Università della pace degli USA, e da Jacob Finci, presidente della comunità ebraica di Bosnia, nel corso della presentazione di un progetto della Commissione "Verità e riconciliazione". Secondo loro, la commissione dovrebbe concentrarsi sull'esperienza delle vittime e analizzare il contesto più ampio dei crimini e delle violenze commesse, soprattutto nei campi dove la giustizia non può e non potrà mai entrare.

"C'è un modo per aiutare i cittadini della Bosnia ad analizzare insieme le cause socio-culturali dell'esplosione della loro società, sviluppata in maniera eccezionalmente crudele ed inumana, allo scopo d'evitare gli stessi errori nel futuro", scrivono gli autori del progetto. Molto semplicemente, i cittadini della Bosnia devono affrontare un passato doloroso e liberarsi dei traumi collettivi. Se ci sarà volontà politica, la Bosnia Erzegovina potrà essere dotata entro quest'anno di una Commissione " Verità e riconciliazione ". Tale almeno è la speranza del gruppo creato all'inizio dell'anno scorso, e che riunisce delle personalità come Jacob Finci, Srdjan Dizdarevic, Vehid Sehic e Branko Todorovic.

Il gruppo dei sostenitori della Commissione si è recato all'Aia, alla fine dell'anno scorso, per discutere sull'istituzionalizzazione di questa con i rappresentanti del Tribunale Penale Internazionale (TPI). Il TPI sostiene l'idea di questo gruppo di dotare questa commissione d'uno statuto costituzionale, ma resta ancora da redigere il progetto di legge che dovrà essere proposto al Parlamento di Bosnia. Srdjan Dizdarevic, direttore del Comitato Helsinki per i diritti dell'uomo in Bosnia, si attende che questo progetto di legge sia discusso nell'aprile 2001. Gli specialisti non ne parlano però spesso e si sentono, di tanto in tanto, rare voci d'intellettuali nel corso di tavole rotonde organizzate dalle organizzazioni non-governative. Perché l'idea della riconciliazione è passata sotto silenzio?.

" Per noi politici, che attiriamo gli elettori con una retorica d'omogenizzazione nazionale, la riconciliazione è un tema pericoloso ed essi non l'accetteranno facilmente", valuta Slobodan Nagradic, sociologo e giornalista e che, a suo parere, occorre sostenere questa iniziativa coscienti dei suoi limiti, in virtù di tutta una serie di problemi che possono porsi. Primo fra tutti è quello dell'autorità dei membri della Commissione. " Nella nostra società, il ruolo dell'autorità è svalutato per varie ragioni e la gente dubita delle autorità scientifiche. Il clima generale fa sì che si accettino i messaggi e le raccomandazioni politiche piuttosto che scientifiche", riconosce lui.

Anche se l'opinione pubblica comprende il concetto di riconciliazione che si intende presentare, non percepisce però il ruolo della Commissione. I risultati di un piccolo sondaggio effettuato da questo sociologo rivela che nessuno degli interpellati sa ciò che questa Commissione dovrà fare. Nessuno dei responsabili politici della Repubblica Srpska chiamati a dare un loro commento sapeva che cos'era questa Commissione " Verità e riconciliazione ". La maggior parte avevano solo "sentito parlare" dell'attività di commissioni di questo tipo da qualche parte nel mondo. Nel frattempo, la gente reagisce positivamente alla domanda sulla possibilità di perdonare ed il bisogno di riconciliazione. Le risposte più frequenti erano: " Non c'è futuro senza riconciliazione ", " Non si è obbligati ad amarsi, ma non ci si deve più odiare", " Il perdono è umano" tutti sostengono il principio di un giudizio per i crimini commessi, perché " i criminali hanno un nome ed un cognome".

Un interlocutore che ha perduto il suo figlio nella guerra dice: " Non cerco né punizione né vendetta. Voglio molto semplicemente conoscere ciò che è successo". Un vecchio combattente, ferito due volte, spiega: " Non ho mai voluto la guerra, ma non ho avuto scelta. Ho visto che tutto è stato terribile e bestiale. Ho sparato anch'io e posso aver ucciso qualcuno. Occorre dimenticare e pensare all'avvenire!". Slobodan Nagradic afferma che il tempo per la riconciliazione è arrivato in Bosnia Erzegovina: Forme spontanee di riconciliazione sono assai frequenti. E' assurdo, ma i trafficanti hanno contribuito più dei politici". I sociologi avvertono di non attendersi che tutti quelli che hanno passato nell'inferno della guerra riflettano come se niente fosse successo. La guerra ha lasciato tracce profonde tra la gente. " Per questo la Commissione "Verità e riconciliazione" dovrà essere il vettore del dialogo che occorre innescare dopo tutte le guerre e le violazioni dei diritti dell'uomo. Dopo tali avvenimenti, è impossibile dire che nulla è successo di terribile o che quello che è stato è stato e che tutto il mondo è colpevole", dichiara il professore Vojin Dimitrijevic, membro del Comitato dell'ONU per i diritti umani.

Anche se esiste questo bisogno di dialogo, c'è poco spazio per svilupparlo. Secondo Srdjian Dizdarevic, la promozione dell'idea della Commissione "Verità e riconciliazione" è stata portata attraverso una coalizione di organizzazioni non-governative. Ma poiché il settore civile non è molto sviluppato e non ha una forte influenza nella società, ciò non sarà sufficiente . Non occorre dunque stupirsi che l'opinione pubblica percepisca male questa idea. Slobodan Nagradic rimprovera ai media il loro debole impegno: " Se voi sfogliate i giornali, vedrete che il tema della riconciliazione non è per nulla menzionato. Non troverete alcun articolo dedicato a ciò. "

Come riuscire a mobilitare l'opinione pubblica? Secondo Slobodan Nagradic, " occorre giungere ad avviare una strategia coordinata da responsabili politici, organi di Stato, soprattutto del governo, dei tribunali, degli avvocati, delle associazioni di giuristi, criminologi, di tutti i media, delle associazioni d'artisti e altri ancora".

I nostri interlocutori non hanno delle posizioni chiare sul modo d'istituzionalizzare la Commissione "Verità e riconciliazione" a livello di Stato. Slobodan Nagradic dubita delle pretese a stabilire la verità e spiega il pericolo di queste analisi, ricordando che i Serbi, tra l'altro, non sono ancora oggi certi d'aver vinto o perso la battaglia del Kosovo. Uno d'essi, che gode di una buona reputazione scientifica e politica, interpreta l'idea di una commissione "Verità e riconciliazione" come "la creazione di un'organizzazione di spionaggio al servizio del TPI".

Il silenzio ufficiale a proposito della Commissione "Verità e riconciliazione" potrebbe indicare che la questione sarà discussa al Parlamento prima d'essere presentata al pubblico. Questo è un modo ben conosciuto di cercare delle soluzioni senza risolvere nulla.