CROAZIA: ZAGABRIA E LA "CANTONIZZAZIONE" DELLA BOSNIA
INCONTRI SEGRETI TRA ZAGABRIA E SARAJEVO


marzo 2001, di Dragutin Hedl, da Osijek (collaboratore regolare di IWPR), da Rapporto sui Balcani n° 226 del 14 marzo 2001 dal The Institute for War & Peace Reporting (IWPR), tradotto dal francese, apparso in "Courrir des Balkans", da Dino Aventaggiato

 

I dirigenti di Zagabria e Sarajevo hanno avuto un incontro segreto, la settimana scorsa, nel corso del quale il progetto di "cantonizzazione" della Bosnia Erzegovina sarebbe stato all'ordine del giorno. I politici croati si sono ben guardati dal rendere pubblico questo incontro sino alla fuga di notizie che gli ha costretti a confermare l'evidenza.

Presenti all'incontro erano il primo ministro croato, Ivica Racan, accompagnato dal suo ministro agli affari esteri, Tonino Pacula, e di Drazan Budisa, leader del Partito social-liberale e potente alleato della coalizione di governo a Zagabria. Da parte bosniaca, Bodizar Matic, presidente del consiglio dei ministri, Zlatko Lagumdtzija e Karlo Filipovic, rispettivamente ministro degli affari esteri e presidente della federazione, rappresentanti il governo di Sarajevo. L'incontro si è tenuto nel momento in cui le relazioni tra Zagabria ed i dirigenti nazionalisti croati di Bosnia erano al livello più basso, conseguenti della dichiarazione d'autonomia, il 3 marzo scorso, delle regioni croate della Federazione per le politiche croato-bosniache.

La diplomazia croata ha minimizzato l'impatto dell'incontro, che si è tenuto a Slavonski Brod, dichiarando che non si trattava altro che di un ""incontro di lavoro ufficioso tra i due governi", tant'è che il primo ministro stimava per la sua parte " che non occorreva attendere le iniziative della comunità internazionale, ma piuttosto incoraggiare gli attori politici bosniaci che operano per la costruzione di uno Stato stabile ( in Bosnia Erzegovina )".

Gli analisti indipendenti sono dell'avviso che la presenza a Slavonski Brod di Drazan Budisa lascia intendere che delle discussioni vi sarebbero state a proposito del progetto del dirigente del Partito social-liberale sul futuro della Bosnia: Budisa ritiene in effetti che il quadro attuale della Bosnia Erzegovina (Federazione croato-musulmana e Repubblica Srpska) dovrà essere abolito a favore di uno stato federale composto da 12 a 14 cantoni, i quali non sarebbero autorizzati, al contrario dell'entità attuali, a stabilire relazioni diplomatiche con Stati esteri.

Questa proposta arriva nel momento in cui la Repubblica Srpska e la Repubblica federale di Yugoslavia hanno firmato un accordo speciale, il 5 marzo scorso, allo scopo di intensificare i legami economici e culturali tra i due "Stati". L'accordo, aspramente criticato da Zagabria che intravede la continuazione del concetto di "Grande Serbia", "rende la situazione politica bosniaca ancora più complessa", dice sconsolato il Presidente croato Stipe Mesic.

Se la reazione dei croato-bosniaci e dei Musulmani alla proposta croata è di titubanza, certo è che i Serbi di Bosnia la respingeranno. Di fatto, dopo la pubblicizzazione dell'incontro di Slavonski Brod, le autorità di Banja Luka hanno invitato Zagabria a non interferire negli affari interni della Bosnia.

Quale che sia, la proposta di Budisa non promette niente di buono all'orizzonte. Ivo Kosmic, vecchio presidente dell'Assemblea nazionale croata, ne aveva già presentato nel 1994 una simile. All'epoca, mentre la guerra infuriava ancora in Bosnia, la comunità internazionale l'aveva ignorata per giungere un anno più tardi agli Accordi di Dayton, costituenti la Bosnia Erzegovia nella forma di Stato bicefalo che si conosce oggi.

La "cantonizzazione" proposta timidamente oggi dalle autorità di Zagabria costituisce di fatto la risposta del governo all'affermazione autonomista dei nazionalisti croati radicali di Bosnia Erzegovina. Il Primo ministro Racan conta in effetti su una coalizione che sostiene, nel suo insieme, questa proposta, eccezion fatta per i due piccoli partiti della maggioranza governativa, l'Assemblea democratica istriana ed il Partito liberale, che vi si oppongono. Il dirigente del Partito liberale, Zlatko Kramaric, rileva che "è singolare vedere un politico di un paese sovrano suggerire ad uno Stato vicino come risolvere gli altrui problemi".

Il margine di manovra per Racan è in questo caso sottile, per riuscire deve impedire all'Unione democratica croata (HDZ) una sua crescente influenza sull'elettorato croato di Bosnia. L'HDZ, sebbene sconfitto durante le ultime elezioni del gennaio 2000, gode ancora di un peso considerevole nei giochi croato-bosniaci. Ante Jevalic, il numero uno del partito in Bosnia, è tra l'altro il padre della dichiarazione autonomista di Mostar. Successivamente a questo avvenimento, l'Alto-rappresentante per la Bosnia Erzegovina, Wolfang Petritsch, l'ha dimissionato dai suoi incarichi di dirigente dell'HDZ e di rappresentante croato alla Presidenza tripartita della Bosnia.

La dichiarazione autonomista costituisce tra l'altro un "regalo pre-elettorale" all'HDZ per le prossime elezioni municipali croate del 20 maggio. Nel campo dell'HDZ si spera che la radicalizzazione del clima politico porterà benefico al partito nella prossima tornata elettorale. L'HDZ accusa la coalizione governativa di Racan d'aver fallito nella difesa degli interessi nazionali dei Croati che vivono all'esterno delle frontiere, e che certi membri d'essa si sono pronunciati per una riforma della Legge elettorale croata che impedirebbe ai Croati all'estero il diritto al voto alle prossime elezioni politiche. Poiché gli appelli dell'HDZ hanno un peso rilevante in Bosnia Erzegovina, una simile modificazione della legge non potrà che nuocere al tentativo di far rientrare l'HDZ nei giochi politici.

L'incontro di Slavoski Brod, sarebbe stato l'occasione per Zagabria di confrontarsi con i politici bosniaci sul concetto di "cantonizzazione" del paese. Il ministro croato degli Affari esteri dovrà tra l'altro discuterne con il capo della diplomazia europea, Javier Solana, durante un incontro previsto il 15 marzo prossimo. Lo stesso giorno, il suo omologo bosniaco incontrerà in Svezia una delegazione politica di questo paese ora responsabile della Presidenza dell'Unione Europea.

Balkan Crisis Report
The Institute for War & Peace Reporting
http://www.iwpr.net