UCCISI A CAUSA DEI LORO NOMI
COINCIDENZA
TRA PROCESSO ED ELEZIONI
marzo 2001, di Julia Bogoeva, da "Monitor", del 2
marzo 2001, tradotto dalla versione francese, apparsa in "Courrie
des Balkans", da Dino Aventaggiato
La storia è corta e brutale: i paramilitari serbi comandati da Milan Lukic hanno rapito 19 persone, in maggioranza Musulmani-Bosniaci nel treno numero 671 Belgrado-Bar, il 27 febbraio 1993. Queste persone sono state fucilate vicino allo diga di Visegrad, in Bosnia. Essi sono stati legati in gruppi di tre o quattro con un filo di ferro. I feriti sono stati sgozzati. L'atto di accusa contro Lukic sarebbe dovuta essere depositata già da due anni, ma sino ad ora non è stato fatto. Non esiste nessuna versione ufficiale dell'avvenimento e non si sa quando sarà presentata. Nebojsa Ranisavljevic, il solo accusato per il crimine di Strpci, è stato arrestato nell'ottobre 1996, alla vigilia dell'elezioni in Montenegro. Il processo è iniziato nel maggio 1998, di nuovo alla vigilia delle elezioni parlamentari straordinarie. Il processo contro Ranisavljevic è ripreso l'anno scorso, giusto prima le elezioni locali a Podgorica e Herceg-Novi. Ed è stato rinviato a più tardi. Ora si avvicinano le nuove elezioni parlamentari straordinarie in Montenegro. Bahto Husovic, fratello di Rifat Husovic ha commentato per Monitor questa serie di "coincidenze" temporali tra il processo e le elezioni: " Tutti sanno che questo processo non riprenderà che prima delle elezioni. Io non spero più di riavere mio fratello, tento di credere nella giustizia, alla punizione di quelli che hanno commesso questo crimine brutale. E' molto difficile non conoscere il destino del proprio fratello, ma credetemi, e ugualmente difficile vedere come questo processo è gestito ".
Oggi, otto anni dopo il crimine, non c'è niente di nuovo su ciò, niente che il semplice constatazione della liquidazione di 19 persone. Nessuna prova materiale è stata ricercata. Ranisavljevic ha riconosciuto d'aver partecipato al crimine, ma questa dichiarazione non è stata resa pubblica. Nessuna ricostruzione dell'avvenimento è stata fatta, cosa poco abituale per la giustizia. Le centinaia d'indirizzi elettronici contenenti il nome del piccolo villaggio di Strpci (territorio bosniaco) che appaiono durante le ricerche sul web non danno che poche informazioni e imprecise sul crimine. Ci sono spesso ipotesi gratuite, seguite da una cronologia delle ricerche e delle critiche sulla passività della giustizia. Il resoconto della prima visita in Repubblica Srpska di Vukoman Golubovic, Presidente del Tribunale di Bijelo Polje, e giudice capo dell'affare Ranisavljevic, e delle sue "ricerche" a Visegrad sul caso di Strpci, sarà probabilmente pubblicato dopo la pubblicazione di questo articolo. D'altra parte, sono molti anni che si annuncia che occorreva andare a Strpci, interrogare 17 testimoni e visitare quattro località.
Resta da immaginare perché i giornalisti non possono aver accesso ai documenti dell'inchiesta, nonostante una richiesta depositata per tempo e delle promesse di Vukoman Golubovic in persona. Il primo segnale su una "prossima soluzione dell'affare" è stata data nell'estate del 1993 dal Ministero dell'informazione della Repubblica Serba. L'estratto del comunicato è questo: " un'inchiesta precedente ha constatato che il rapimento è stato effettuato da un gruppo paramilitare di persone attivo nella regione di Rudo e Visegrad. Si tratta di un gruppo di persone che agivano senza controllo del comandante militare e di polizia. Un'azione energica ha permesso di disperdere il gruppo e arrestare una parte dei suoi membri".
Slobodan Milosevic, vecchio Presidente serbo ha promesso di "rivoltare cielo e terra" per trovare i colpevoli. Momir Bulatovic, Presidente montenegrino all'epoca, aveva indirizzato un messaggio di condoglianze alle famiglie delle vittime " della tragica guerra civile in Bosnia ", e ciò costituiva il primo riconoscimento della morte delle persone rapite. Nel frattempo, nulla è cambiato nella retorica degli organi di Stato e della giustizia su questo crimine. Sefko Alomerovic, presidente del Comitato Helsinki per i diritti umani nel Sandjac ha indirizzato il 15 febbraio una lettera aperta al Presidente montenegrino Milo Djukanovic, passata sotto silenzio sui nostri media. " Io vi prego di prendere in considerazione il fatto che noi siamo oggi all'ottavo anniversario del rapimento dei rifugiati bosniaci accaduto sulla parte montenegrina. Sembra che questa pratica di silenzio porti ad un rinvio in questione dell'avvenimento stesso o, come nel caso del rapimento di Bukovica, di Severin e d'altri luoghi, talmente passati sotto silenzio che nessuno se ne ricorda più, ne rivela una tecnica di trasformazione da crimine pubblico in crimine perfetto", scrive in particolare. La motivazione del crimine commesso a Strpci appare chiaramente se si prendono in considerazione i nomi delle vittime. Le ragioni del ritardo dell'inchiesta sono altrettanto più difficili da accettare. Le vittime non sono soltanto le persone rapite dal treno davanti agli altri passeggeri, ma anche le loro famiglie ed il popolo bosniaco musulmano tutto intero. C'è un grande malessere per una società in cui si possano rapire e sgozzare dei suoi leali cittadini, senza che le autorità reagiscano in maniera adeguata e puniscano i criminali.
Non è possibile capire come una tale società potrebbe trovare la via verso un mondo civilizzato. E' impossibile comprendere come un uomo come Cazim Licina (nato nel 1952) ha potuto essere talmente "colpevole" del suo nome che abbia meritato la morte. Dopo la morte di suo padre, il figlio minore di Cazim si è suicidato, la moglie è impazzita, mentre il resto di questa famiglia e quattro bambini sono emigrati. Non è che una delle tragedie familiari che sono conseguenza diretta del crimine di Strpci. Ci sono ancora diciotto altre tragedie. Fekim Bakija, nato nel 1950 nei dintorni di Bijelo Polje (Montenegro), dipendente del "GP Planum" di Belgrado è stato una delle vittime. Dopo il suo assassinio, al posto di aiuto finanziario, la sua famiglia ha ricevuto l'avviso di licenziamento di Fekim Bakija. Sua moglie Elifa, handicappata, si lamenta che i suoi tre figli non trovano lavoro. " Ho chiamato la Planum ed essi mi hanno risposto di chiedere aiuto ad Alija Izetbegovic" dice Elifa. Seco Softic (nato nel 1954) era il padre di tre bambini. Lavorava alla "GP Beograd" e rientrava in treno nel suo villaggio di Godijevo, vicino a Bijelo Polje. Portava un sacco di farina. Il sacco è stato ritrovato, ma non il corpo. Rifat Husovic (nato nel 1958) era tassista a Bijelo Polje. Esad Kapetanovic anche lui nato a Bijelo Polje nel 1974. Era partito da Belgrado dove lavorava, per vedere la sua famiglia prima di fare il militare a Sremska Mitrovica (Voivodina). I familiari guardano ancora la chiamata ricevuta dall'esercito. Ismet Babacic, di Podgorica aveva trent'anni quando è stato ucciso. " E molto doloroso quando mi chiedono quanti figli ho " diceva suo padre prima di morire di dispiacere. Jusuf Rastoder nato nel 1944 a Bihor, lascia una moglie handicappata e sei bambini.
Senad Djecevic di Bar (Montenegro) aveva sedici anni. Aveva iniziato a lavorare come pescatore. Suo padre era già morto, sua madre viveva della pensione di guerra di suo marito. Tomo Buzovnato era nato nel 1940 a Kastel Novo vicino a Split. Era pensionato militare. Partito da Belgrado dove abitava per fare visita a suo figlio che faceva il suo servizio militare a Podgorica. Le persone che lo hanno ucciso portavano delle uniformi militare simili a quella di suo figlio. Halil Zupcevic, nato nel 1944, erano un rifugiato di Trebinje (Bosnia-Erzegovina). Non era riuscito a passare la frontiera ungherese con al sua famiglia. Rientrava a Rozaje (Montenegro), dai suoi amici, aspettando una nuova occasione. Dzafer Topuzovic, nato nel 1938, lavorava nelle costruzioni, calmo e modesto. Un uomo molto ordinario che non s'imponeva mai, dicono di lui i suoi amici. Prima di morire sul diga di Visegrad, viveva con la moglie Ifeta. Essi non hanno avuto figli. Safet Prelevic, nato nel 1968 a Brodarevo (frontiera serbo-montenegrina), lavorava ugualmente in un'impresa di costruzioni a Belgrado. Gli mancavano due ore di strada per giungere a casa e vedere il suo bambino di nove mesi, che oggi ha nove anni. Muhamed Hanic è nato nel 1966 nel villaggio di Ravce, vicino a Brodarevo. Il crimine di Strpci ha interrotto i suoi studi tecnici a Belgrado. Nijazim Kalevic aveva meno di trent'anni quando è stato ucciso. Lavorava nelle poste serbe a Priboj (Serbia). Fevzija Zekovic, nato nel 1939 a Prijepolje (Serbia), padre di tre bambini, aveva una boutique a Kraljevo (Serbia). Memovic Fikret, nato nel 1953 nel villaggio di Zalug nei dintorni di Prijepolje, ha lasciato due bambini. Era ferroviere, ma nessuno dei suoi colleghi ha tentato d'impedire il suo rapimento. Rasim Coric di Prijepolje, nato nel 1941, pour voyait solo all'esistenza della sua famiglia di cinque persone. Adem Alomerovic, nato nel 1936 nel villaggio di Zaokut vicino a Brodarevo, lavorava alla fabbrica "Raketa" di Prijepolje. Era invalido e soffriva di problemi cardiaci. Rientrava da Belgrado dove era stato ospedalizzato. Avrebbe preso probabilmente la pensione se fosse sopravvissuto alla fermata di Strpci. Zvjezdan Zulicic, 23 anni, studente della Facoltà di educazione sportiva di Novi Sad, nato a Sarajevo, figura ugualmente tra le vittime. " Devo andare a Despotovac, in Serbia, a cercare i vestiti del mio Zvjdezdan che portano i suoi assassini?", chiede sua madre Milka al Tribunale di Bijelo Polje Nebojsa Rasinavljevic, che faceva molto probabilmente parte del gruppo criminale di Strpci, è in prigione dopo quattro anni e mezzo senza che nessun giudizio sia stato emesso e senza che prove di colpevolezza siano state apportate. Se si giudica a partire dalla situazione attuale, potrebbe passare la sua vita in prigione, anche se è innocente, a causa di tutta una serie di " circostanze obiettive".