INTRODUZIONE ALLA STORIA DELLA FEDERAZIONE OPERAIA SOCIALISTA DI SALONICCO


ottobre 2001, di Georges Haupt, pubblicato nel 1972 sulla rivista Movimento operaio e socialista

 

I

Apparentemente la storia della Federazione Operaia Socialista (FOS) di Salonicco non è un soggetto inedito. Parecchi studi relativi alla storia del movimento socialista in Grecia e in Macedonia - e in primo luogo l'opera di G. Kordatos - dedicano ad essa varie pagine. Esistono anche due studi interamente consacrati alla attività di questa Federazione: l'uno di Joshua Starr apparso neI 1945 in Jewis Social Studies e l'altro di Todor Simovski pubblicato in Glasnik, edito dall'Istituto di Storia di Skopje. Ma si tratta di studi d'approccio intesi a dissodare il terreno senza esaurire però il soggetto, che per la scarsità delle fonti offre una problematica limitata.
Questo breve saggio cercherà di presentare un primo risultato delle ricerche compiute, che permetteranno di allargare considerevolmente la base documentaria di cui dispone lo storico e quindi di distinguere meglio i problemi che l'attività di questa Federazione solleva.
La fonte principale alla quale la maggior parte degli storici ha attinto consiste nelle memorie del fondatore e dirigente della FOS, Avraham Benaroya, apparse nel marzo 1931 nel giornale di Salonicco Tahidromos e largamente riprese nell'opera di Kordatos. Ma gli storici non si sono richiamati ad altre fonti stampate dovute allo stesso Benaroya, che talvolta non sono di difficile consultazione: per esempio i diversi articoli di carattere informativo pubblicati negli anni 1910-12 nelle riviste socialiste del tempo, quali la rivista serba Borba, diretta da D. Tucovic, la rivista bulgara Nacialo, edita da Nicolai Harlakov, i Sozialistische Monatshefte, ecc.
Tra le fonti stampate, si possono citare anche i giornali pubblicati dalla Federazione tra il 1909 e il 1917 come il Jornal del Laborador, che cessò la pubblicazione nella primavera del 1910 per cause finanziarie, la Solidaridad Ovradera che gli successe nel 1911 e l'Avanti che seguì nell'ottobre 1912 dopo l'annessione di Salonicco allo stato greco. Lo storico bulgaro Stefan Velikov ha potuto consultare qualche numero del Jornal del Laborador, che un vecchio dirigente sindacalista, Angel G. Markov, ha religiosamente conservato. Ma le collezioni complete di questi tre giornali sono state conservate nell'archivio di un altro militante. Si tratta della collezione Ben Zvi, il quale prima di diventare presidente dello Stato di Israele era stato, negli anni 1908-1914, a Costantinopoli e in Palestina, uno dei leaders dei socialisti sionisti Poale Zion e a questo titolo nel tempo stesso avversario ed alleato della Federazione.
Evidentemente la lettura di questi periodici, di cui editore era sempre Benaroya, non può essere fatta che da un poliglotta balcanico, poichè il ladino, il turco, il bulgaro e il greco, lingue nelle quali essi furono pubblicati, non sono lingue correnti alla portata di un solo ricercatore. Fortunatamente i socialisti di Salonicco si sono espressi in una quinta lingua, anche nelle colonne dei loro giornali: il francese.
Fra le fonti inesplorate o inedite ne citerò due. In primo luogo le memorie di Dimitar Vlahov, che sono state appena pubblicate a Skopje (Nova Makedonia, 1970) e che sono di grande utilità per gli studiosi movimenti sociali nei Balcani.
In secondo luogo, una fonte inedita che mi ha messo sulle tracce di un soggetto, col quale comincio appena a familiarizzare, cioè la corrispondenza dei rappresentanti della FOS con il segretario del Bureau Socialista Internazionale Camille Huysmans. Si tratta di un insieme di lettere e di relazioni inviate ad intervalli regolari tra il 1908 e il 1914 a Bruxellas sia dal rappresentante della FOS presso il BSI, Saul Nahum, che all'epoca risiedeva a Parigi, sia direttamente da Salonicco dal segretario dell'organizzazione.

II

Quale interesse ha studiare la storia di questa organizzazione? Evidentemente essa può essere concepita semplicemente come una monografia di carattere locale, come una pagina trascurata ed importante della storia dei movimenti sociali in Turchia, in Grecia e in Macedonia. Ma le fonti obbligano a rispondere a questa domanda in una prospettiva del tutto diversa, ossia considerando quella storia come un capitolo dimenticato della storia del socialismo nei Balcani, avente una dimensione e un significato internazionali per le sue implicazioni e per gli ostacoli nei quali si imbattè l'attività della Federazione. In altri termini, la storia della FOS può contribuire a superare la visione "eurocentrica" degli studi sulla storia del socialismo.
La spiegazione sta nel luogo e nel tempo. Il luogo: Salonicco, città situata ai confini dell'Europa e dell'Asia, che fu nello stesso tempo una realtà etnica, sociologica ed economica tutta particolare. Due viaggiatori inglesi, Mackenzie e Irby, scoprivano con meraviglia alla fine del XIX secolo questo "curioso esempio di Salonicco, come città" dove coabitano una molteplicità di razze, costituita da una forte maggioranza di Ebrei sefaraditi, da una importante comunità greca, da Bulgari, da Macedoni, da uno strato sociale di piccoli proprietari mussulmani, da una comunità di Ebrei islamici, i Dolmehs. Economicamente Salonicco controlla un territorio molto sviluppato con un retroterra agrario feudale e arretrato. Dopo l'inizio del XIX secolo divenne il centro urbano più importante dell'impero, dopo la capitale e prima di Sarajevo.
Alla fine dei secolo, la città conobbe un rapido sviluppo, un processo di industrializzazione che ne fece un centro economico dell'Impero ottomano. Secondo statistiche incomplete, la popolazione nel 1910 comprendeva 60.000 Ebrei sefaraditi, 20.000 Mussulmani, 20.000 Dolmehs, 40.000 Greci, 5000 Slavi e 3000 Europei. Ma questa popolazione era composta a sua volta da diversi gruppi e classi sociali. Lo sviluppo dell'industria condusse alla disintegrazione delle strutture comunitarie, alla scomparsa delle stratificazioni sociali ed etniche. Certamente, le diversità etniche comunitarie rappresentano altrettante caratteristiche specifiche culturali che nascondono anche diversità e particolarità sociali. La struttura sociale varia da una comunità all'altra, cosa che spiega le diversità e le difficoltà che il menzionato processo di disintegrazione trova nelle diverse comunità. Così la comunità ebraica sefaradita mostra il tipo di una polarizzazione sociale "esemplare". All'inizio del XX secolo, il grande commercio come l'industria sono nelle mani Ebrei sefaraditi di Salonicco. Ma i due terzi degli operai sono anch'essi sefaraditi. Nell'agosto 1908, il proletariato di Salonicco è composto da 10.000 operai occupati nelle diverse industrie, di altrettanti impiegati nelle manifatture di tabacco e da 3 a 5000 addetti ai trasporti, specialmente scaricatori del porto. La categoria più dinamica di questo proletariato è quella degli operai del tabacco, concentrati in grandi unità di produzione; secondo i rapporti della FOS, presentati al congresso di Copenhagen del 1910, essi furono i primi ad acquistare coscienza di classe a realizzare scioperi di una certa ampiezza. La storia sociale di Salonicco, soggetto appassionante ma difficile, deve essere ancora fatta.
Dopo il luogo, va considerato il tempo. Le origini e i primi anni della attività della Federazione Operaia Socialista di Salonicco si collocano in un periodo cruciale dell'Impero ottomano: quello della preparazione, dello svolgimento e dello snaturamento della rivoluzione dei Giovani Turchi. Salonicco, culla di tale rivoluzione, la città politicamente più attiva dell'Impero ottomano, fu la sede di tendenze radicali, sia di tipo rivoluzionario nazionale, come l'ORIM, sia di tipo socialista e socialisteggiante. Molto prima del 1908, Salonicco era un focolaio socialista nell'Impero ottomano, di un socialismo limitato alle minoranze. Le idee socialiste, che cominciarono a penetrare in Turchia sul finire del XIX secolo, conquistarono adepti, fino al 1910, quasi unicamente fra le nazionalità non turche. Dal 1896, l'Internazionale ammise ai propri congressi i delegati dei due partiti armeni: il "Daschnaksoution" e "l'Hentchak", che avevano ramificazioni in Turchia. D'altra parte, numerosi immigrati macedoni della Turchia furono guadagnati al socialismo tramite i socialisti bulgari.
Anche se si conosce la storia del gruppo diretto da Vasil Glavinov, poche cose si sanno sull'attività dei gruppi anarchici, o sull'influsso che esercitò il direttore delle scuole dell'Alleanza israelita universale a Salonicco, Josef Nehama (Risai), propagandista assiduo di un socialismo umanitario di ispirazione jauressiana. Tutta questa preistoria che si situa alla vigilia della rivoluzione del 1908, periodo in cui liberali, massoni, borghesi nazionalisti e rivoluzionari giovani turchi si mescolano ad elementi socialisti in una avversione comune al regime di terrore di Abdul Hamid, è ancora poco conosciuta e male studiata. Tuttavia, la sua conoscenza potrebbe fornire utili elementi per la comprensione dei raggruppamenti avvenuti a Salonicco dopo lo scoppio della rivoluzione, ed anche per la comprensione sia delle difficoltà e delle resistenze contro le quali si urterà la propaganda socialista, sia soprattutto del mancato raggiungimento dell'obbiettivo più importante, cioè il raggruppamento di operai appartenenti a diversi gruppi etnici in una stessa federazione socialista.
Nonostante vari tentativi di propaganda e di organizzazione, soltanto dopo la rivoluzione del luglio 1908 cominciò, secondo l'espressione di Glavinov, "il vero periodo del movimento socialista nella Turchia europea". Le sezioni turche dei due partiti socialisti armeni divennero partiti politici ben strutturati e attivamente integrati nella nuova vita politica. Per quanto riguarda i socialisti macedoni, questi trasferirono la loro attività all'interno del paese e nel 1909 aveviano organizzazioni a Salonicco, Sofia, Costantinopoli, Adrianapoli, cui serviva di coordinamento l'organo social-democratico Rabotniceski Iskra. A Costantinopoli, nel maggio 1909, un gruppo di operai greci fondò un'organizzazione, pubblicando nel 1910 un piccolo giornale intitolato Ergatis.
Il movimento più importante si sviluppò nel centro marittimo e industriale di Salonicco. Creata inizialmente da un gruppo di intellettuali "per risollevare la condizione morale ed intellettuale degli operai", la FOS si trasformò rapidamente in un gruppo politico col compito di difendere "coi mezzi legali ed economici gli interessi della classe operaia", e per assicurare l'inquadramento degli operai di tutte le nazionalità di Salonicco, si organizzò sulla base di principi federativi. In realtà ne fecero parte soprattutto militanti provenienti dalla grande comunità ebraica della città.
Le varie associazioni e i diversi gruppi socialisti formatisi in Turchia cercarono, fin dalla loro apparizione, di prendere contatto con l'Internazionale e di farsi ammettere nelle sue file. Nel 1907 il BSI ammise l'affiliazione di una sottosezione dell'Armenia turca, decidendo di non creare una sezione ottomana se non a condizione che questa avesse "compreso tutte le nazionalità abitanti in Turchia". Due anni più tardi, nel novembre 1909, fu discussa al BSI la domanda di affiliazione della Federazione Operaia Socialista di Salonicco, la quale, su proposta di Vaillant, fu ammessa allo stesso titolo della sottosezione armena come "sottosezione della sezione ottomana da crearsi".
Questa decisione provocò una violenta protesta da parte dei gruppi socialdemocratici macedoni di Turchia, fortemente influenzati dai socialisti "stretti" bulgari.

III

Si giunge così ad un secondo punto importante, quello delle divergenze profonde che opposero la FOS all'organizzazione socialista già costituita e ideologicamente ben strutturata, diretta da Glavinov. Senza per ora entrare nella questione delle divergenze, penso di dover sottolineare subito un aspetto trascurato e poco conosciuto: l'origine di queste divergenze ideologiche risiede nello stesso processo di formazione della FOS, la cui preistoria si colloca all'indomani della rivoluzione giovane-turca. Nel luglio del 1908, Salonicco diviene la sede d'un grande fermento politico, di una intensa esplosione popolare, ed è allora che si ha il risveglio degli strati operai e che il fermento si traduce in scioperi, nella costituzione di società di mutuo soccorso, di embrioni di sindacati organizzati per categorie professionali e per nazionalità. Dopo il colpo di stato di Hamid, dopo la mancata controrivoluzione del marzo 1909 una coscienza nuova comincia a manifestarsi nel nascente movimento operaio. Un piccolo gruppo di militanti operai svolge una notevole attività, dapprima per fondare dei sindacati misti ossia organizzazioni professionali raggruppanti operai di tutte le nazionalità, poi per superare la fase sindacale e passare all'organizzazione politica creando un circolo unificato di operai. La propaganda per l'unificazione di tutte le forze operaie, senza distinzione di nazionalità, in una sola organizzazione socialista è condotta da Samuel Saudi, segretario dei sindacati degli operai della regìa dei tabacchi, dai tipografi guidati da Avraham Benaroya e dai lavoranti sarti che hanno il loro portavoce in Avraham Hassan. Si giunge così a costituire un piccolo gruppo assai attivo, il cui primo obiettivo è di sottrarre le organizzazioni operaie all'influenza delle amicizie borghesi. Il successo della manifestazione del 1° Maggio servirà da impulso e permetterà di superare il quadro degli operai ebrei. Si conclude così la preistoria e si profila il processo di creazione della Federazione Operaia Socialista di Salonicco.
In questa attività, la funzione centrale è svolta da Avraam Benaroya, un giovane militante, insegnante nelle scuole elementari, passato per la scuola del socialismo bulgaro, che si è stabilito a Salonicco nell'estate del 1908.
La biografia di colui che fu il fondatore della Federazione ed uno dei suoi dirigenti, presenta un certo interesse nella prospettiva della genesi delle divergenze cui si è accennato. Egli era nato nel 1887 in una piccola località presso Vidin. Dopo aver terminato il liceo nel 1907, fu insegnante di lingua bulgara nella scuola ebraica di Plovdiv. Benaroya aderì al socialismo quando era liceale e militò sopratutto nel sindacato. Prima membro del partito "stretto" raggiunse nel 1908, dopo la scissione, la formazione di Nikolai Harlakov detta "Proletarii" che gli "stretti" definivano "anarco-liberale", e ne divenne segretario per la città di Plovdiv.
Agli inizi della rivoluzione dei Giovani turchi, Benaroya lasciò Plovdiv e, transitando per Adrianopoli, arrivò a Salonicco. Come ho saputo da lui stesso, prese questa decisione di sua personale iniziativa, con lo scopo di utilizzare le nuove possibilità aperte alla propaganda socialista dalla rivoluzione giovane-turca in una città abitata a grande maggioranza da Ebrei sefaraditi, alla cui stirpe egli apparteneva. Occorre osservare che Benaroya aveva già pubblicato a Plovdiv un opuscolo intitolato La questione ebraica e la socialdemocrazia. Salonicco, in piena effervescenza politica e sociale, in preda a possenti movimenti di sciopero, offrì un terreno favorevole all'attività di Benaroya accentuandone le tendenze sindacaliste. La sua propaganda si sviluppò infatti nell'ambiente sefaradita degli operai e degli intellettuali e culminò nel settembre 1908 nella formazione di un circolo socialista di sefaraditi, che nell'aprile 1909 prese il nome di Associazione operaia e socialista. Ma, parallelamente, Benaroya prendeva contatto a Salonicco con alcuni socialisti bulgari, fra cui Angel Tomov, segretario di un gruppo socialista bulgaro formatosi nello stesso periodo. Benaroya restò legato a Harlakov che si recò a Salonicco, dove progettò di pubblicare la rivista Nacialo. Le dispute che infierivano nella sinistra socialista bulgara furono così trapiantate dal 1908 a Salonicco; infatti Glavinov, che era molto legato agli "stretti" inizialmente manifestò le sue riserve e poi la sua ostilità a Benaroya, i cui seguaci abbandonarono dalla fine di novembre il gruppo socialdemocratico bulgaro di Salonicco, che pubblicava il giornale Edinstvo.
La relazione che i dirigenti della FOS presentarono al congresso di Copenhagen della Seconda Internazionale, nell'agosto 1910, ci dà un'idea più chiara del processo di formazione, del programma, della struttura e dell'orientamento dell'organizzazione. Questa fu fondata nel luglio 1909, dopo la fusione dell'Associazione operaia e socialista con i due gruppi di socialisti bulgari, fra cui quello che era diretto da Vasil Glavinov, e con l'adesione del gruppo di A. Tomov legato a N. Harlakov e alla rivista Nacialo. Ma dal settembre 1909, il gruppo dei socialisti bulgari diretto da Glavinov si ritirò dalla Federazione, motivando la decisione con "la politica anti-operaia e avventuristica dei piccoli borghesi del Comitato locale del gruppo ebraico, che, di concerto con alcuni socialisti bulgari carrieristi, e tramite le loro vecchie sezioni, avevano nettamente mostrato di spingere l'organizzazione verso la borghesia". La scissione fu certamente gravida di conseguenze, ma ciò non giustifica affatto il giudizio di St. Velikov che, rilevando nel suo studio l'apporto decisivo dei lavoratori bulgari nella formazione dei primi movimenti operai in Turchia, così commenta quelle conseguenze: "Noi ignoriamo come la FOS si sia sviluppata in seguito. Occorre tuttavia sottolineare che era un'organizzazione puramente riformista e che ha cessato probabilmente di esistere nel giro di un anno o due".
Il carattere di "organizzazione puramente riformista" della FOS costituisce indubbiamente un bel soggetto di studio e di discussione. E' certo, infatti, che la FOS non soltanto non cessa di esistere nel 1910 o nel 1911, ma continua a svilupparsi sia con l'ampliamento della sua attività sia col precisarsi delle tendenze nel suo seno. Nonostante le repressioni e nonostante i dissensi, le adesioni aumentano. Pur restando la prevalenza sefaradita, la Federazione vede le sue file ingrossarsi con l'entrata di un circolo di socialisti mussulmani, di un piccolo gruppo di militanti greci e soprattutto di un gruppo di macedoni con una recluta di qualità, Dimitar Vlahov, deputato di Salonicco al Parlamento ottomano. Dall'estate del 1911, la Federazione riesce a superare contemporaneamente i limiti geografici della città di Salonicco e il quadro del proletariato ebraico: le organizzazioni aderenti crescono di numero in tutta la Macedonia e il reclutamento tra le varie nazionalità si allarga in tal modo che la Federazione si avvia a diventare realmente un'organizzazione multi-nazionale. Essa è ormai capace di resistere alle persecuzioni cui è sottoposta dal governo giovane-turco. Una serie di processi si svolge contro i sindacati controllati dalla FOS, e, dopo l'assoluzione degli accusati nel processo contro l'importante sindacato dei lavoratori del tabacco, che ha avuto larga eco nell'opinione pubblica, il governo si volge direttamente contro la FOS. Nel novembre 1910 il governo chiude il Circolo della FOS e i suoi uffici.
Dimitar Vlahov e il gruppo socialista armeno del Parlamento ottomano lanciano una campagna di protesta, che fa indietreggiare il governo. L'attività legale della FOS viene autorizzata e Benaroya, che era stato arrestato ed allontanato da Salonicco, è rimesso in libertà. Se l'organizzazione di Salonicco ha potuto resistere alla repressione, quella di Costantinopoli, la capitale, invece, è stata smantellata, i militanti mussulmani sono stati esiliati e quelli greci espulsi in Grecia.
Paradossalmente, la FOS esce rafforzata da queste peripezie, e, uscendo dai limiti cronologici del nostro tema, possiamo dire che la FOS dopo il 1912 svolge un ruolo importante nella creazione del partito socialista in Grecia e dopo il 1918 in quella del partito comunista greco.

IV

Ma ritorniamo al problema centrale, già affrontato dagli storici, problema che si presta a confronti di opinioni e necessita di chiarimenti: intendo dire la natura delle divergenze fra la direzione della FOS e Glavinov, come pure delle divergenze fra le diverse correnti all'interno della FOS. Apparentemente si tratta di divergenze ideologiche fra il socialismo ortodosso, d'ispirazione "operaista", e un socialismo di colore riformista che portava l'impronta delle concezioni umanitarie di Jaurès. In realtà, e questa è una mia ipotesi, queste divergenze erano prima di tutto di ordine teorico e politico: sul piano teorico la questione nazionale e la sua soluzione nel quadro dell'Impero ottomano; sul piano politico, l'atteggiamento verso la rivoluzione dei Giovani Turchi.
Per studiare il primo aspetto lo storico si trova di fronte ad una notevole difficoltà. Alcuni dei gruppi protagonisti non possedevano teorici capaci di articolare e concettualizzare la loro visione ed il loro programma nazionale, di formulare la dialettica fra internazionalismo e fenomeno nazionale, fra socialismo e lotta di liberazione nazionale. Il principio federativo della FOS (Glavinov considerava che averlo introdotto era stato "il più grande errore") non aveva soltanto un carattere organizzativo, ma prefigurava una scelta per la trasformazione e il rinnovamento dell'Impero ottomano. Come i suoi stessi dirigenti precisavano parlando delle basi federative della loro organizzazione: "La popolazione ottomana è composta di numerose nazionalità che vivono in un medesimo territorio, aventi ciascuna una lingua, una cultura, una letteratura proprie, costumi e caratteri differenti. Per queste ragioni etniche e filologiche, noi abbiamo ritenuto meglio formare un'organizzazione alla quale tutte le nazionalità possano aderire senza che ciascuna abbandoni la propria lingua e la propria cultura. Meglio ancora, ciascuna potrà sviluppare la propria cultura e la propria individualità in piena indipendenza, pur lavorando per lo stesso ideale: l'ideale socialista".
Certamente, sulla questione nazionale numerose tendenze si manifestavano nei diversi gruppi socialisti dell'Impero Ottomano, soprattutto nella fase iniziale del processo rivoluzionario dei Giovani Turchi. I dirigenti della FOS esprimevano una tendenza integralista e trasformista che partiva dal postulato di una subordinazione della questione nazionale a quella della rivoluzione dei Giovani Turchi. Il problema nazionale doveva essere risolto nel quadro di un rinnovamento sociale dell'Impero ottomano: al posto del dispotismo orientale, uno stato moderno, laico, decentralizzato, avrebbe condotto alla creazione di una nazione ottomana moderna in cui le razze avrebbero trovato il loro posto e la loro libertà su una piattaforma federativa.
Una seconda tendenza, che sosteneva ugualmente il federalismo, ma sotto la forma di una autonomia culturale extraterritoriale delle nazionalità in seno all'impero, era quella dei socialisti-nazionalisti, i Droschaks e anche dei socialisti Hentchaks. Occorre osservare che questa soluzione fu ugualmente sostenuta da alcuni militanti della FOS, opposti ai socialisti sionisti, diretti da Ben Zvi assecondato da Ben Gurion, che reclamavano l'autonomia territoriale in seno all'impero.
Non mi soffermerò qui sul programma nazionale prospettato da Glavinov, che partiva dalla premessa della necessità di smembrare l'impero reazionario ormai condannato a morire e che subordinava la soluzione nazionale a quella della rivoluzione socialista. In che misura il suo programma esprimesse le tendenze separatiste molto profondamente radicate nelle masse contadine macedoni, che subirono ben presto la repressione del governo giovane-turco, resta una questione aperta.
La sua visione teorica delle prospettive stesse della Turchia e quella della lotta nazionale delle minoranze definivano l'atteggiamento verso la rivoluzione dei Giovani Turchi nelle diverse fasi di essa. L'attaccamento di certi dirigenti della FOS ai Giovani Turchi - coi quali avevano stabilito legami fin dalla clandestinità e ai quali avevano poi portato un considerevole sostegno, aiutandoli ad incanalare le energie sviluppatesi in seno al movimento operaio a Salonicco e a Costantinopoli - potrebbe costituire uno dei grandi capitoli dell'accusa che Glavinov formulò contro la Federazione.
La chiarificazione teorica della questione nazionale nelle file dei partiti socialisti balcanici esercitò un'influenza considerevole sul nascente movimento socialista nello Stato ottomano, e quindi a Salonicco. Nel gennaio 1910 si riunì a Belgrado la prima conferenza dei partiti socialisti dei Balcani, che adottò i principi della Federazione democratica delle repubbliche balcaniche come obiettivo programmatico. Alla conferenza parteciparono sia i delegati della FOS che quelli del centro socialdemocratico di Skopje diretto da Glavinov. Ma fu una giovane e dinamica organizzazione, nata nella capitale ottomana e formata da socialisti greci, bulgari, turchi ed ebrei, che trovò un mentore in Parvus, allora dimorante a Costantinopoli, il quale si fece fautore e propagandista ardente del programma adottato dalla prima conferenza di Belgrado. La sua influenza non tardò ad essere avvertita a Salonicco, dove esercitò una funzione moderatrice tra la FOS e il gruppo di Glavinov. Anche Christian Racovski esercitò un'influenza diretta sull'evoluzione della FOS. Nel 1911, egli tenne a Salonicco tre conferenze, in francese e in bulgaro, in cui sviluppò e sostenne il comune punto di vista dei socialisti balcanici sulla questione nazionale: il testo della conferenza sulla Federazione balcanica fu stampato e largamente diffuso a cura della FOS.

V

Ed ecco l'ultimo problema che costituisce altro motivo per cui il movimento di Salonicco deve occupare un posto importante nella storia del socialismo internazionale: il rapporto fra i Giovani Turchi e il nascente movimento socialista.
La rivoluzione giovane-turca attirò particolarmente l'attenzione dell'opinione socialista europea dell'epoca, sia per il suo carattere europeo, sia per le sue possibili implicazioni sulla situazione internazionale: essa occupò per lungo tempo le prime pagine dei giornali socialisti ed alimentò numerose controversie.
Accolta con entusiasmo, la vittoria dei Giovani Turchi fu, nel 1908, sostenuta in maniera energica dalla stampa socialista internazionale. Un compito importante svolse allora il leader socialista Christian Racovski, che, espulso dalla Romania, si era nuovamente stabilito a Parigi; per la sua reputazione di militante e di conoscitore dei problemi orientali, i giornali socialisti francesi, russi e tedeschi fecero infatti appello alla sua collaborazione. Racovski considerava questa rivoluzione come un importante fattore di progresso in generale e particolarmente per la soluzione delle questioni nazionali nell'Impero ottomano. "Io ho lottato e lotterò - scrisse nel 1909 - per il rafforzamento del nuovo regime in Turchia". L'Internazionale condivideva questa opinione. Già l'11 ottobre 1908, il BSI aveva votato una risoluzione presentata da De Brouckère che salutava la caduta del regime di Abdul Hamid.
Questo sostegno senza riserva si modificò rapidamente con lo scatenarsi in Turchia dell'offensiva contro i socialisti, che mise in allarme l'Internazionale. "I Giovani Turchi hanno spesso superato l'antico regime di Abdul Hamid con i loro atti di violenza criminale", si legge in un rapporto sulla situazione in Turchia, indirizzato al Congresso di Copenhagen da parte dei partiti serbo e bulgaro ("stretto").
E' certo che gli elementi socialisti della Turchia (eccetto i macedoni diretti da Glavinov) si affiancarono con entusiasmo e senza riserve nel 1908 al comitato rivoluzionario dei Giovani Turchi che liberò i prigionieri politici, abolì la censura e permise alle organizzazioni delle minoranze nazionali, che si definivano socialiste, di presentare candidati alle elezioni del 1908. Ma ben presto le persecuzioni ripresero e si accentuarono, contribuendo sensibilmente al riavvicinamento dei
diversi gruppi socialisti di Turchia, fino ai allora separati o anche ostili per ragioni ideologiche o nazionali. Nel gennaio 1911, riuniti in una conferenza a Salonicco, essi sollecitarono di nuovo "l'appoggio dell'Internazionale nella lotta del proletariato ottomano contro la reazione".
Il segretariato dell'Internazionale rispose all'appello, e numerosi documenti furono pubblicati da Le PeupIe e trasmessi ai giornali socialisti del mondo intero tramite il delegato della Federazione di Salonicco al BSI, Saul Nahum, che abitava a Parigi. Ma il BSI non si limitò a fare un lavoro d'informazione, fu anche una guida. Huysmans consultò diversi "amici dei Giovani Turchi" e, dietro loro suggerimento, consigliò a Nahum e alla Federazione di Salonicco di cercare un
modus vivendi con i Giovani Turchi attraverso la mediazione di "Jaurès, che è persona grata, De Pressensé, che è presidente della Lega dei Diritti dell'Uomo, M. Baxton, M. P. Chairman of the Balcan committee a Londra", e la "Massoneria francese". Huysmans mise anche Saul Nahum in contatto con il dirigente di un gruppo parigino del partito socialista ottomano formato da turchi mussulmani, il dr. Nevzad Refik, già interno negli asili della Città di Parigi. "Finchè non avremo con noi dei mussulmani, non potremo parlare di unità in Turchia. E' perciò di utilità incontestabile sostenere i militanti mussulmani " così scrisse Nahum a Huysmans, dopo una conversazione con Refik nell'ottobre 1911. Sino alla fine del 1911, infatti, le organizzazioni socialiste in Turchia, nonostante qualche progresso passeggero, davano ancora ben poca importanza al loro inserimento nell'ambiente mussulmano, prigioniere di uno stretto operaismo e influenzate dai riflessi di sfiducia
propri delle minoranze nazionali.
In quel periodo si compie l'aggressione italiana contro la Tripolitania. L'Internazionale reagisce e, pur dichiarando di non aver mai nascosto i "funesti effetti" della "politica anti-operaia" del governo giovane-turco, il 3 novembre 1911 suggerisce alle " organizzazioni operaie delle città d'Europa", che stanno per essere attraversate da "un pellegrinaggio di parlamentari turchi", di promuovere in questa occasione "una manifestazione o una dimostrazione". Lo stesso mese, in un manifesto pubblico indirizzato agli operai del mondo intero, essa propone dimostrazioni internazionali contro l'aggressione italiana, definita "un atto di brigantaggio". Da quella data, "l'interesse principale" dell'Iniernazionale consiste nel "prevenire e far cessare tutti i conflitti armati nella misura delle forze di cui dispone il proletariato". La lotta contro la guerra è divenuta un compito essenziale.
La guerra balcanica è stata rovinosa per la FOS, ma è stata anche una prova che questa ha saputo superare con successo e che le permette di stabilire il suo orientamento politico. La FOS tiene una posizione chiaramente anti-imperialista e internazionalista e la lotta delle tendenze, che durava da anni, ha termine con la vittoria dell'ala sinistra diretta da Josef Hazan.

Le conseguenze della guerra balcanica hanno creato circostanze eccezionali e sollevato problemi nuovi. Salonicco, annessa allo Stato ellenico, continua a vivere in stato d'assedio anche dopo la fine delle ostilità. "Noi socialisti di Salonicco abbiamo dovuto subire, più dei compagni di qualunque parte dei Balcani, le conseguenze disastrose delle tre ultime guerre. Noi ci troviamo ancora sotto un regime del tutto eccezionale che condiziona tutta l'azione del nostro partito" - scrive Josef Hazan a Plekhanov nel marzo 1914. Questa annessione alla Grecia, che essi definiscono occupazione e rifiutano di riconoscere, pone i socialisti di fronte a una situazione nuova, nella quale risalta particolamente una possente spinta sionista. Josef Hazan, già in una precedente lettera a Plekhanov del giugno 1913 aveva così riassunto la situazione: " l'occupazione di Salonicco da parte dei Greci ha fatto sorgere nella popolazione ebraica della nostra città un movimento che cresce continuamente. Dopo l'entrata delle truppe greche e bulgare, vessazioni di ogni sorta sono state commesse e gli ebrei in particolare sono stati oggetto di persecuzioni antisemite da parte dei Greci indigeni. Nonostante la durata effimera di questo piccolo moto antisemita, un nazionalismo accentuato divenuto ora sionismo si sviluppa nella nostra popolazione israelita. Questo movimento sionista si allarga continuarnente e minaccia di dividere la classe operaia ebraica, molto numerosa nella nostra città, in due campi nemici".
Sperando di trovare presso il socialismo internazionale le indicazioni per la soluzione del problema, i socialisti di Salonicco tentano di aprire un'inchiesta su socialismo e questione ebraica tra le "personalità di rilievo", cui chiedono di rispondere ai seguenti quesiti: "1° che cosa pensate della questione ebraica; 2° che cosa pensate circa la soluzione della questione ebraica; 3° quale deve essere la condotta degli ebrei socialisti verso il sionismo?".
La lettera di Hazan solleva un insieme di interrogativi, ai quali non è possibile rispondere allo stato attuale delle ricerche. Resta anche da approfondire l'analisi dell'altro grande problema che stava di fronte ai socialisti di Salonicco: i rapporti con le organizzazioni socialiste del paese, al quale la città è stata unita con un'annessione che essi si rifiutano di riconoscere.
In questo contesto scoppia la prima guerra mondiale. Se nessuno dei problemi posti dai socialisti di Salonicco è stato risolto, per contro la loro situazione specifica e il loro isolamento consentono ad essi di attenersi fermamente alle loro posizioni internazionaliste.